Disclaimer

Licenza Creative Commons
LEAF by Matteo Olivieri is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.
Based on a work at matteoolivieri.blogspot.com.
Permissions beyond the scope of this license may be available at http://matteoolivieri.blogspot.com.

Time zones

NEW YORK LONDON ROME TOKIO SYNDEY

Flags

free counters

martedì 30 novembre 2010

Il contagio


Cosenza (Italy), 30 Novembre 2010

La notizia del pacchetto di aiuti all'Irlanda (e Grecia) è stata già digerita dai mercati. Mentre la diplomazia europea ancora si esprime con dichiarazioni volte a difendere la decisione presa, comincia a diffondersi la paura di un contagio ad altre economie europee. L'Euro crolla, azioni in Borsa e i Titoli di Stato vengono venduti in massa, i rendimenti sui Titoli di Stato continuano ad aumentare (fonte FAZ 29/11"Die Irland-Rettung verunsichert die Anleger").

Aktienmarkt: Die Irland-Rettung verunsichert die Anleger

Personalmente non credo che tale pericolo sia concreto ed imminente, tuttavia guardo con molto pessimismo alla qualità delle decisioni che finora sono state prese.
L'unico tentativo finora fatto è quello di prestare denaro a debito alle economie in difficoltà, ad un tasso di favore rispetto a quello che economie in difficoltà otterrebbero sul mercato, ma solo leggermente superiore a quello che economie (al momento) in salute riescono ad ottenere con tanti sforzi.
Ecco perchè i rendimenti dei Titoli di Stato a 10 anni continuano a divergere. Per esempio, nel caso della Spagna, il rendimento era ieri 5,318%, poco sotto il 5,8% che Grecia e Irlanda dovranno pagare per rimborsare il prestito ricevuto dall'Unione Europea/Fondo Monetario Internazionale.
Anche il Prof. Barry Eichengreen è dello stesso avviso, per come riportato nell'intervista di ieri 29 novembre su FAZ "„Deutschland könnte D-Mark wieder einführen“": l'unico aiuto è finora consistito nell'aggiungere debito su debito...così non può andare avanti a lungo (il Prof. Eichengreen sostiene poi la necessità di una riconversione del debito, cosaamioavviso nonnecessaria, ndr): "Das Prinzip der Rettungsaktionen ist bislang: Man packt auf die alten Schulden einfach neue Schulden drauf. So kann das nicht funktionieren. Teil jeder Rettungsaktion muss eine Restrukturierung der Schulden sein, eine Umschuldung".
Questo meccanismo rivela a mio avviso delle criticità, poichè annulla qualsiasi differenza tra merito e demerito, rendendo di fatto antieconomico la ricerca di fondi sul mercato per i paesi (al momento) sani.

Ecco una selezione di Titoli di Stato a 10 anni, secondo le quotazioni di ieri (fonte FAZ):
Staatsanleihen: Deutlich steigende Renditen in Spanien
Interessante poi notare che la Grecia stia continuando ad indebitarsi a tassi dell'11,572%, segno evidente (ce ne sono mai stati dubbi? ndr) che i 110 Miliardi di Euro concessi non sono sufficienti per risolvere i problemi.  Anche l'"ombrello europeo", comeè stato definito il pacchetto di aiuti - diventa una goccia nel mare, se la situazione dovesse degenerare.
A guardare bene infatti, il bisogno finanziario dei principali paesi europei per i prossimi anni sta aumentando, toccando una cifra in media compresa tra il 20 ed il 30% del Prodotto Interno Lordo, a seconda dei paesi.
Staatsanleihen: Deutlich steigende Renditen in Spanien

Staatsanleihen: Deutlich steigende Renditen in Spanien

In queste condizioni, viene ovviamente da chiedersi quanto ancora a lungo potrà andare avanti questa situazione. E' ovvio che nel momento in cui si ripagheranno i debiti, le condizioni di vita delle persone peggioreranno, a meno che non si voglia sperare in una miracolosa, quanto al momento illusionaria speranza di prodigiosa crescita economica futura.

AGGIORNAMENTI

30 Novembre 2010: Dello stesso avviso The Economist, che nell'articolo di ieri "Not reassured", lascia intravedere uno scenario inquitante: se i tassi di interesse richiesti dal pacchetto di aiuti europeo sono inferiori a quelli correnti sul mercato, i paesi interessati non troveranno forse un incentivo a sovra-indebitarsi?
[Io aggiungo: per un uso proficuo di tali somme, esse dovrebbero essere investite in attività domestiche che garantiscano un ritorno almeno superiore al 5,8%...quali sono?]
Così scrive The Economist: "Why the negative reaction? The problem with the bailout is that it doesn't really solve much. Perhaps the higher capital ratio being imposed on Irish banks might persuade foreign depositors to keep their money in Irish banks, but as I argue in my latest column, there is no real incentive for nervous depositors to take the risk of hanging on. The bailout package will tide the country over in the short term. But an interest rate of 5.8% is still more than the country can afford. Since the economy is not going to grow at 5.8% a year, the debt/GDP ratio will keep rising. At the end of the bailout term, Ireland will still have very high debts. (...). The issue is just the same for Greece and Portugal which have both shown, by consistent current account deficits, that they have a competitiveness problem. A temporary loan doesn't solve this problem. That leaves default, or devaluation or both; solutions which naturally make creditors nervous. the yields on peripheral country bonds rise sharply at longer maturities. The CDS market is pricing in a 77% chance of Greek default over the next 10 years".

Matteo Olivieri
>> Le informazioni qui contenutenon (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

lunedì 29 novembre 2010

Basta con questa arroganza degli Euroburocrati!


[Ringrazio il blog "Rischio Calcolato" per la pubblicazione di questo post sul sito web http://rischio-calcolato.blogspot.com/2010/11/basta-con-questa-arroganza-degli.html]


Cosenza (Italy), 29 Novembre 2010
L'Euro è sull'orlo del precipizio ma dobbiamo ancora sentirci ripetere la solita "minestra riscaldata" del..."siamo in ottime mani". Questa storia sa sempre più di vecchia propaganda, condita di elementi di "muscolosità" nazionalistica in salsa moderna.
Prendete le ultime uscite del Cancelliere tedesco Angela Merkel: prima aveva proposto una tassa mondiale sulle transazioni finanziarie, proposta sonoramente bocciata a livello internazionale poichè avrebbe ingessato i mercati mondiali proprio nel momento di maggior bisogno, poi con la nuova proposta di far compartecipare gli investitori in obbligazioni ai costi del meccanismo salva-stati (bailout). Come dire: gli obbligazionisti non solo prestano soldi allo Stato, ma se l'economia di uno Stato è a rischio, a questi verrà richiesto di condividere l'onere del salvataggio. Come prevedibile, anche questa proposta è stata sonoramente bocciata nel corso dell'incontro Ecofin di ieri a Bruxelles, in cui si è deciso di aiutare l'Irlanda con un pacchetto di aiuti da 85 miliardi di Euro così composto (fonte Bloomberg, articolo citato di seguito): "Ireland said it will pay average interest of 5.8 percent on the loans, which break down into 45 billion euros from European governments, 22.5 billion euros from the IMF and 17.5 billion euros from Ireland’s cash reserves and national pension fund".
Questo il commento impietoso a livello internazionale, riportato da Bloomberg 29 Novembre "Ireland Wins $113 Billion Aid; Germany Drops Threat on Bonds": "The German push ran into criticism from policy makers elsewhere, who called it mistimed, and from European Central Bank President Jean-Claude Trichet, who warned it would unsettle bondholders. Germany yesterday backed away from the pitch for an automatic penalty, agreeing to give the International Monetary Fund a role in determining losses on a case-by-case basis. The new proposal, fast-tracked from a debate set for December, would introduce “collective action clauses” for debt sold as of 2013, enabling fiscally hard-hit governments to renegotiate bond contracts. EU governments aim to enshrine it in the bloc’s treaties by mid-2013 and pair it with a new emergency liquidity fund to replace the one expiring then. Trichet yesterday called the compromise a “useful clarification” and the ECB’s Governing Council said in a statement that the Irish program will “contribute to restoring confidence and safeguarding financial stability in the euro area".
Insomma, se la qualità delle proposte è questa, io credo proprio che non (!) siamo affatto in buone mani. Mostrare i muscoli e pretendere che gli altri paesi europei adottino misure illogiche (!) stabilite a tavolino da pochi, mi pare un comportamento che non è in linea con lo spirito dell'Unione Europea.
Nel frattempo, Francia e Germania continuano a lanciare segnali tesi a rassicurare....chi? I mercati? Uhm, non credo (almeno a giudicare dl tono della dichiarazione riportata qui di seguito)...forse i cittadini europei: (vedi Bloomberg 29/11 "France, Germany Determined to Save Euro: Spokesman": "France and Germany are determined to save the euro currency and will not allow it to be taken hostage by the markets, French government spokesman Francois Baroin said on Monday. (...). It is necessary for everyone, investors, to understand Europe's message: we will save the euro. It is an instrument which will not be taken hostage," Baroin said").
Segnalo ancora due articoli molto diversi eppure tremendamente simili:
  1. Reuters 29/11 "For euro zone, breaking up is just too hard to do": anche se l'Euro non è una storia di amore vero...esso è destinato a durare per sempre. Metafora romantica a parte, nell'articolo si sostiene che le conseguenze in termini di costi sociali, economici e politici sarebbero giganteschi, talmente grandi da risultare impensabili;
  2. FAZ 29/11 "Apokalyptiker verkünden das Ende des Euro": tono sarcastico. Ogni qual volta che qualcuno ha profetizzato il crollo dell'Euro, tale evenienza non si è mai verificata...perchè dunque prestarvi ancora attenzione? 
Ecco infine l'articolo Reuters di oggi "France, Germany say euro saved, but investors skeptical" in cui si annuncia la triste verità: nonostante gli sforzi politici, i mercati non sono convinti (vedi "Germany and France declared on Monday that Europe had taken decisive action to save the euro by rescuing Ireland and laying the foundations of a permanent debt resolution system, but markets were unconvinced").

AGGIORNAMENTI
29 Novembre 2010: Non sono passate neppure 24 ore dall'annuncio del piano di salvataggio irlandese deciso a Bruxelles, che i mercati finanziari hanno già "bollato" come fallimentare l'annuncio fatto. Ecco l'articolo Reuters "EU's Irish Rescue Fails to Stem Contagion; Spain Bonds Drop", in cui tra l'altro si attribuisce il nuovo acutizzarsi della crisi alla proposta tedesca di prevedere obbligatoriamente dal 2013 la compartecipazione degli obbligazionisti al rimborso dei debiti sovrani.
Ecco alcuni passaggi chiave: "The notion that a rescue package for Ireland would create a firewall and stop the fear of contagion is clearly discredited,” said Preston Keat, director of research at Eurasia Group, a political consultancy, in London. “Portugal and Spain are already facing pressures in the markets.” Six months after the Greek rescue exposed flaws in the euro’s makeup and fueled doubts whether 16 countries belong in the same currency union, policy makers again found themselves meeting on Sunday in Brussels racing to calm markets. (...). The moves failed to ease concern the region’s most-indebted nations will need further aid. The euro slid 1.1 percent to $1.3101 against the dollar at 4:31 p.m. in London, reaching its lowest since Sept. 21. The Stoxx Europe 600 Index retreated 1.4 percent to 262.83. The yield on Spanish 10-year bonds rose 25 basis points to 5.46 percent, the highest since 2002. That pushed the premium over German bunds to 271 basis points, a euro-era record. (...). Germany, which built the euro on the principle of budgetary rigor, unleashed the latest phase of the crisis by demanding a “permanent” system as of 2013 that would enable fiscally troubled countries to restructure their debts and cut the value of bond holdings."

Matteo Olivieri
>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

domenica 28 novembre 2010

Previsioni mensili Euro/Dollaro USA: Dicembre 2010

Cosenza (Italy), 29 Novembre 2010

Riporto qui di seguito le mie previsioni del cambio Euro/Dollaro USA per il mese di Dicembre 2010. Esse sono basate sull'analisi dei mercati valutari a pronti e a termine, dei titoli derivati, e sulle informazioni desumibili dai tassi di interesse di mercato a 30 giorni.

Analisi
Il quadro di massima si presenta con l'Euro quotato a termine con un sconto, mentre il differenziale dei tassi di interesse rimane positivo a favore dell'Europa. In particolare, il differenziale di tassi di interesse è maggiore dello sconto a termine. I tassi di interesse interbancari confermano il trend ascendente sia in Europa che negli USA, anche se rimangono decisamente più alti in Europa. In particolare, negli USA il tasso interbancario a 30 giorni Libor risulta superiore (!) allo 0,25%, il margine superiore tra lo 0% - 0,255% fissato dalla FED. questo potrebbe lasciare ipotizzare un prossimo aumento dei tassi di interesse da parte della FED. In questo contesto, l'Euro mostra un premio per il rischio negativo, di dimensioni ragguardevoli.

Previsione
Anche ipotizzando un aumento dei tassi di interesse negli USA, risulta altamente dubbio che questo possa invertire le aspettative sulle quotazioni a termine e portare ad un sistematico apprezzamento del Dollaro USA. Dato il premio per il rischio negativo di cui beneficia l'Euro, questo avrà - nonostante tutte le apprensioni (crisi dei bond europei, problemi di debito pubblico, ecc.) - dei fondati motivi per continuare ad essere preferito dagli investitori. In particolare, la presenza di un premio per il rischio negativo consente all'Euro di essere giudicato una valuta meno rischiosa del Dollaro USA. Per questo motivo, sono dell'avviso che l'Euro continuerà a mantenere una tendenza all'apprezzamento nei confronti del Dollaro USA.
L'apprezzamento dell'Euro  continuerà ad essere accompagnato da acquisti di bond europei e da un generale afflusso di moneta, con conseguente continuato aumento dell'inflazione europea. Nonostante l'apprezzamento, l'Euro continuerà ad essere disallineato rispetto alla propria parità, per cui non escludo temporanei crolli dell'Euro a favore di un apprezzamento del Dollaro USA. Saranno cioè possibili "finestre" temporanee, in cui saranno possibili proficui arbitraggi.

Le analisi da me stesso citate nel mio post precedente "Previsioni settimana valutaria 29 Novembre - 4 Dicembre 2010", secondo cui l'Euro subirà a breve termine un notevole deprezzamento (fino addirittura a quota 1,19USD, fonte FAZ), non (!) possono essere riferite - a mio avviso - al mese di Dicembre.

[Per ragioni tecniche, il grafico esplicatorio su assi cartesiane non è al momento disponibile. Me ne scuso con i miei lettori]

AGGIORNAMENTI:

Lunedi 29 Novembre: La notizia del giorno è che la data di rimborso ultima del prestito da 110 miliardi di Euro, concesso alla Grecia lo scorso Maggio, è stata prolungata al 2021 (fra 11 anni, invece dei precedenti 5 anni al 2015), e l'originario tasso di interesse al 5,5% è stato innalzato al 5,8% (vedi Reuters 29/11 "Greece Gets Loan Repayment Extension to 2021").
Provate a fare una semplice proporzione: 110 Miliardi di Euro per 5 anni (ovvero 60 mesi) al 5,5%, contro 110 Miliardi di Euro per 11 anni (ovvero 132 mesi) al 5,8%. La posticipazione del rimborso finale del debito alla Grecia (in concomitanza con la concessione di un prestito da 85 Miliardi di Euro all'Irlanda) equivale ad una moratoria di circa 7 mesi, tanti quanti ne sono trascorsi dal 3 Maggio ad oggi. In pratica, alla Grecia viene azzerato tutto il debito (capitale e interessi) maturato da Maggio ad ora. Il mercato - che all'epoca dei fatti aveva creduto a stento alla efficacia del piano di salvataggio della Grecia - non fa bene ora ad allarmarsi? 

Utile ad un ulteriore paragone è inoltre l'informazione che traggo da Financial Times Deutschland di oggi "Warum die Euro-Krise nicht gebannt ist": all'asta di oggi, i Titoli di Stato italiani con scadenza 2021 sono stati aggiudicati con un rendimento del 4,43%, in pratica poco più di un solo punto percentuale di differenza rispetto a quanto dovrà rimborsare la Grecia con pari scadenza...che quasi quasi convenga ricorrere al Fondo Europeo anche per l'Italia (per il momento risparmiata dalle preoccupazioni del mercato)? (vedi "Im Nachgang des Irland-Rettungspakets wächst aber die Skepsis. Das zeigte eine Bondemission am Montag: Italien musste Investoren bei der Auktion von 5,5 Mrd. Euro an festverzinslichen Papieren deutlich höhere Renditen bieten als zuvor. Für 3 Mrd. Euro an Papieren mit einer Laufzeit bis März 2021 fielen 4,43 Prozent an. Bei einer vergleichbaren Auktion Ende Oktober waren es noch 3,89 Prozent gewesen. Für Papiere im Wert von 2,5 Mrd. Euro, die bis November 2013 laufen, zahlte Italien 2,86 Prozent, nach zuletzt 2,32 Prozent").

La decisione dovrà essere ratificata in ogni caso dai singoli Parlamenti nazionali. Se qualcuno si oppone, saremo di nuovo punto e daccapo. L'accordo è stato raggiunto all'Ecofin di ieri a Bruxelles, ma solo oggi se ne appura l'esistenza...L'Euro subisce un nuovo crollo, nonostante apparenti recuperi ad inizio della giornata di contrattazioni.

Chart
Martedi 20 Novembre 2010: A poco a poco vengono fuori nuovi elementi sullo "strano" (quanto persistente) deprezzamento dell'Euro. Lunedi la FED ha dato inizio ad una nuova tranche mensile di acquisti di bond, secondo il programma di QE2 deciso ad inizio di Novembre (vedi Reuters 29/11 "Bonds Rise on Fed Buying, European Debt Worries"). Per come da me già scritto in passato, gli acquisti da parte della FED equivalgono ad un aumento del prezzo dei bond USA. Gli investitori sono ben contenti di rivendere le obbligazioni detenute in portafoglio ad un prezzo superiore a quello di mercato. La maggiore domanda di Dollari potrebbe essere la causa del marcato deprezzamento dell'Euro.
Ergo: finiti gli acquisti mensili della FED, l'Euro comincerà a ri-apprezzarsi?

Giovedi 30 Dicembre 2010:
Ho deciso di anticipare ad oggi la verifica della bontà delle previsioni da me fatte a fine mese scorso, ppoichè il 31 Dicembre dalle mie parti è sempre una giornata piena di impegni, per cui rischierei di mancare l'appuntamento.
Come si vede dal grafico qui di sotto, la mia previsione è stata centrata in pieno: l'Euro si è apprezzato nel coro del mese!
Per come accennavo all'inizio del post, non sarebbe stato un mese facile, ma esiste un motivo reale (!) per gli investitori internazionali di preferenza per l'Euro nonostante tutt le notizie negative che riguardino l'Eurozona...e in questo mese ce ne sono state parecchie. Per maggiori dettagli rimango ai grafici di sotto.
L'Euro si è apprezzato di circa lo 0,75% nel periodo 1 Dicembre - 30 Dicembre 2010 (grafico 1), mentre il grafico 2 ci ricorda che nel momento delle mie previsioni, l'Euro era in caduta libera nei confronti del Dollaro, e nessuno credeva possibile una ripresa dell'Euro.



L'Euro prezza 1,3285 nei confronti del Dollaro USA, ore 4:26 CET.

Ancora una volta, grazie ai lettori di LEAF per la fiducia accordatami...e Buon Anno Nuovo!

AGGIORNAMENTI

Martedi 4 Gennaio 2011: Si cominciano a diffondere i dati relativi al livello medio dei prezzi europei nel mese di Dicembre. Per come pronosticavo nel mio post, l'inflazione europea è effettivamente aumentata, ciò principalmente dovuto all'aumento del prezzo dell'energia, di cibo e imposte indirette (vedi WSJ 4/1 "Euro-Zone Inflation Threatens Two-Speed Economy": "The annual rate of inflation in the single currency area rose to 2.2% in December, its highest in two years. For the first time since November 2008, the reading was above the European Central Bank's ceiling of "close to, but below, 2%". National data from around the region indicated that energy prices had been largely responsible for that development, with food and increases in indirect taxes and administered prices also playing a part. Marco Valli, chief euro-zone economist at UniCredit in Milan, said the figures are "another piece of evidence that suggests that interest rates cannot be left at the current emergency level indefinitely." The foreign-exchange market reacted by pushing the euro half a cent higher against the dollar, trading at $1.3410 by 1330 GMT". Nell'articolo si ricorda pure come un aumento dell'inflazione provochi effetti negativi a livello europeo in temrini di crescita disomogena tra le varie nazioni).

Matteo Olivieri
>>  Le informazioni qui contenute (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

sabato 27 novembre 2010

Politica monetaria europea: il buono, il brutto, il cattivo...


Cosenza (Italy), 27 Novembre 2010

Mi sono imbattuto in alcune recenti dichiarazioni dei principali protagonisti della scena politica in tema di economia europea e di ruolo dell'Euro...e ho riscontrato difformità di vedute. Ecco una panoramica:


Interessante constatare che "valuta stabile" (vedi Wolfgang Schäuble) non (!) necessariamente coincide con "Euro forte" (vedi Angela Merkel). In ogni caso, entrambe le espressioni sono incompatibili con un "Dollaro forte" (vedi Jean-Claude Trichet). insomma, chi vincerà alla fine il duello?

Matteo Olivieri
>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

Nel lungo periodo saremo tutti...molto molto più poveri!


Cosenza (Italy), 27 Novembre 2010

In un eccellente articolo pubblicato dal Prof. Martin Feldstein (Harvard) sul suo blog Project-Syndicate il 26 Novembre 2010, intitolato “Quantitative Easing and the Renminbi”, vengono confermate appieno le sensazioni espresse nel mio articolo “Un altro modo di guardare al cambio Dollaro/Yuan!” del 9 Novembre scorso. In particolare, poiché il QE consiste in un aumento dell’offerta di Dollari USA, conseguirà che:
  • Gli USA saranno avvantaggiati dal fatto che in Europa vi sia un ambiente deflazionistico (cioè, risparmi maggiori di investimenti), mentre saranno svantaggiati da un ambiente inflazionistico (cioè, caratterizzato da nuova immissione di nuova moneta nell’economia);
  • Poiché lo Yuan cinese è ancorato al Dollaro USA, un deprezzamento di quest’ultimo – dovuto tra l’altro proprio al QE della FED – è la principale causa dell’inflazione cinese. Per questo motivo, le autorità cinesi si vedranno costrette prima o poi ad apprezzare la propria valuta per spegnere la pressione dell’inflazione e diminuire il costo delle importazioni. Ciò avrebbe il vantaggio ulteriore –secondo Feldstein – di consentire un aumento del reddito reale dei cittadini cinesi, che rientra nel piano quinquennale del Governo Cinese. In questo senso, un’inflazione europea – annullando i benèfici effetti del QE americano, potrebbe avvantaggiare la politica della Cina di mantenimento del tasso di cambio ancorato al Dollaro USA, e continuare a consentire enormi esportazioni di prodotti cinesi (ma, in base a quanto sostiene Feldstein, maggiori esportazioni cinesi non risolvono il problema della bilancia dei pagamenti della Cina).
Se l'analisi del Prof. Feldstein è corretta, lo scenario futuro dovrebbe essere il seguente: Inflazione USA (QE), Deflazione Europa (risanamento conti pubblici), Inflazione Cina (aumento costo della vita). Per annullare gli effetti perversi di questo scenario, la contromossa obbligata cinese sarebbe dunque l'apprezzamento dello Yuan (con conseguente aggravamento della inflazione europea).

Di seguito riporto l’articolo completo del Prof. Feldstein. In grassetto rosso ho evidenziato le parti – a mio avviso – rilevanti per le tesi da me sostenute:

* * *

CAMBRIDGE – The United States Federal Reserve’s policy of “quantitative easing” is reducing the value of the dollar relative to other currencies that have floating exchange rates. But what does the new Fed policy mean for one of the most important exchange rates of all – that of the renminbi relative to the dollar and to other currencies?

The effect of quantitative easing on exchange rates between the dollar and the floating-rate currencies is a predictable result of the Fed’s plan to increase the supply of dollars. The rise in the volume of dollars is causing the value of each dollar to fall relative to these currencies, whose volume has remained constant or risen more slowly.

The Fed’s goal may be to stimulate domestic activity in the US and to reduce the risk of deflation. But, intended or not, the increased supply of dollars also affects the international value of the dollar. American investors who sell bonds to the Fed will want to diversify the dollars that they receive from it. One form of that diversification is to buy foreign bonds and stocks, driving up the value of those currencies.

The Fed’s policy of increasing the supply of dollars also increases investors’ concern about the future rate of inflation in the US. That provides a further reason for American investors to shift part of their portfolios from dollars to other currencies that are not likely to experience rising inflation.

In particular, since the European Central Bank has clearly rejected quantitative easing, investors will want to buy euro bonds issued by Germany and other European countries that are not in danger of default. Likewise, outside the eurozone, Sweden’s clear inflation target makes its currency attractive. South Korea, Brazil, and other emerging-market countries are also attractive diversification investments, causing their currencies to appreciate.

But the market forces that cause those currencies to appreciate do not work on the renminbi, because China has only very limited capital-account convertibility. Investors in the US and other countries cannot buy either renminbi or renminbi-denominated bonds in the way that they can buy other currencies. The Chinese government, acting through the People’s Bank of China, determines the renminbi’s exchange rate.

So the relevant question is how the Chinese government will choose to respond to the Fed’s quantitative easing and the impact of the Fed’s policy on other currencies. Between 2008 and June of this year, the Chinese held the renminbi at a fixed rate of 6.8 to the dollar. In June of this year, the Chinese authorities decided to allow the renminbi to appreciate at a moderate pace, as it had done between 2006 and 2008.

Indeed, in the five months since that announcement, the Chinese government has allowed the renminbi to appreciate by 3.1% – not much less than the average rate of appreciation that it allowed between 2006 and 2008. It is significant that this policy was adopted before Fed Chairman Ben Bernanke’s speech in August, in which he announced his tentative plans for quantitative easing.

While the renminbi has appreciated slightly relative to the dollar since June, the greater fall of the dollar relative to many other currencies means that the renminbi has generally also fallen relative to those currencies. The overall trade-weighted value of the renminbi has thus declined significantly, particularly relative to the currencies of the emerging-market countries with which Chinese producers compete.

Chinese Prime Minister Wen Jiabao has stressed that China does not want more rapid appreciation of the renminbi, because of the potential adverse impact on Chinese exporters. Rising Chinese exports between 2006 and 2008, despite renminbi appreciation, suggests that this worry is misplaced or at least exaggerated. But it is clear that the fall of the renminbi against other currencies that has resulted from the Fed’s policy of quantitative easing now gives the Chinese scope for more rapid appreciation of the renminbi relative to the dollar.

Greater scope for renminbi appreciation comes at a good time for China. A stronger renminbi would help to reduce rising inflationary pressure in China by reducing the cost of imports, which would also increase Chinese households’ real incomes – a key goal of China’s new five-year plan. Even those Chinese households that do not buy imported goods would benefit, because the lower cost of imported raw materials would reduce the cost of goods produced in China.

In short, the Fed’s policy of quantitative easing is likely to accelerate the rise of the renminbi – an outcome that is in China’s interest no less than it is in America’s. But don’t expect US officials to proclaim that goal openly, or Chinese officials to express their gratitude.

Martin Feldstein, Professor of Economics at Harvard, was Chairman of President Ronald Reagan's Council of Economic Advisers, and is former President of the National Bureau for Economic Research.

Copyright: Project Syndicate, 2010.

www.project-syndicate.org


Matteo Olivieri
>>Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

Previsioni settimana valutaria 29 Novembre - 4 Dicembre 2010

Cosenza (Italy), 27 Novembre 2010

Dopo una settimana da superstar per il Dollaro USA, ora toccherà all'Euro...
Si, almeno a giudicare dalle previsioni da me fatte, sulla base dei dati desumibili a mercati finanziari fermi.
In particolare:
  • Apprezzamento generalizzato dell'Euro nei confronti del Dollaro USA su tutte le piazze internazionali, con maggiori possibilità di arbitraggi sui mercati asiatici e del Pacifico;
  • Apprezzamento del Dollaro USA nei confronti della Sterlina inglese;
  • Apprezzamento della Sterlina inglese nei confronti dell'Euro;
  • Apprezzamento dello Yen giapponese nei confronti dell'Euro; sostanziale parità rispetto al Dollaro USA;
  • Apprezzamento del Franco svizzero nei confronti dell'Euro e dello Yen giapponese; sostanziale parità rispetto al Dollaro USA.
per quanto riguarda il cambio Euro/Dollaro, è interessante paragonare le mie previsioni di un apprezzamento dell'Euro nei confronti del Dollaro, con quelle di parere opposto di:
Inoltre, in un interessante articolo del 26 Novembre sulle prospettive del cambio Euro/Dollaro, il quotidiano tedesco FAZ, intitolato "Schwere Zeiten", ipotizza per il prossimo futuro un deprezzamento dell'Euro nei confronti del Dollaro USA addiritttura fino a quota 1,19 USD.

Euro: Schwere Zeiten

Ovviamente, per le prospettive dimedio periodo occorre valutare non solo l'analisi tecnica (per come fa il FAZ) anche il mercato dei titoli derivati...cosa di cui mi occuperò in un mio prossimo post.

Infine, anche l'articolo CNBC del 26 Novembre "FX OUTLOOK-Euro to fall on contagion fear; US jobs data eyed", sostiene che le prospettive di prossimo termine per l'Euro nei confronti del Dollaro USA sono al ribasso. In particolare: "The euro should extend losses against the dollar in the near term after its worst week in over three months on fears Portugal and Spain will be next to need bailouts after Ireland. Technical charts and option trading also suggest increasing bearishness on the euro. The euro slid to a two-month low at $1.32 on Friday and was down 3.5 percent this week, on pace for its biggest weekly percentage drop since mid-August".

Domenica 28 Novembre 2010 (8:19 pm, +1GMT):
Wow...non so se i primi segnali dai mercati asiatici (già aperti) fanno testo, ma chi ieri ha venduto Dollari USA per acquistare Euro, oggi ha già guadagnato qualcosa. La settimana promette bene.....

Chart

Lunedi 29 Novembre 2010 (7:25 pm, +1 GMT):
A fine giornata di contrattazioni, la percentuale di esattezza delle mie previsioni è dell'87,5% (pari a 7 previsioni centrate su 8)...un risultato stratosferico! Unica eccezione, il tasso di cambio Euro/Dollaro USA. Poichè i calcoli da me effettuati presuppongono una correlazione tra valute, è evidente (!) che qualcosa di anomalo è avvenuto oggi sui mercati. In altre parole, poichè tutte le mie altre previsioni (tranne una) si sono avverate, vuol dire che anche l'ultima delle mie previsioni si sarebbe dovuta avverare. Poichè ciò non è avvenuto, risulta interessante approfondire la possibile causa di tale distorsione.
Di seguito l'infografica completa:
1: EUR/USD; 2. GBP/USD; 3. EUR/GBP; 4. EUR/JPY; 5. USD/JPY; 6. EUR/CHF; 7. CHF/JPY; 8. USD/CHF.

 

Mercoledi 1 Dicembre 2010: C'è chi dice che il sostenuto apprezzamento dell'Euro di oggi sia da attribuire alle parole del Presidente della BCE Trichet, il quale non ha escluso che la BCE possa acquistare in futuro ulteriori obbligazioni governative di paesi europei per aiutare il sistema del credito e far diminuire i tassi di interesse (vedi FTD 1/12 "Anleger hoffen auf Notenpresse der EZB": "Analysten führten die leichte Entspannung auf einen Auftritt von EZB-Präsident Jean-Claude Trichet vor dem Europaparlament zurück. In einer Ausschussitzung am Dienstag hatte der EZB-Chef auf Anfrage von Abgeordneten nicht ausgeschlossen, dass die Zentralbank künftig mehr Staatsanleihen hoch verschuldeter Euro-Länder aufkaufen könnte").

...Non so, forse è vero, ma avevo già messo in guardia da possibili apprezzamenti dell'Euro in questa settimana.
Tuttavia, si può notare come questo movimento dell'Euro si verifica quando i mercati finanziari USA sono chiusi. Alla riapertura invece, l'Euro tende a deprezzarsi, segno (forse) che la FED è ancora attiva nel programma di acquisti mensili di QE2.
Staremo a vedere nei prossimi giorni se l'apprezzamento dell'Euro è un fatto temporaneo oppure prolungato. Di seguito, il grafico intraday del cambio Euro/Dollaro USA. Come si può facilmente vedere, il movimento al deprezzamento dell'Euro si verifica in concomitanza con la riapertura dei mercati USA.

 Chart
Giovedi 2 Dicembre 2010: Prosegue la lunga marcia dell'Euro versoi livelli di fine settimana scorsa. Sono ancora ottimista chela mia previsione di "apprezzamento" potrà essere confermata entro la fine della settimana. Ora l'Euro è a 1,3207 (11:36 am, +1 GMT) contro il Dollaro, in risalita poderosa dall'1,2995 del 30 Novembre.
Chart

Le  mie previsioni risultano avverate anche oggi all'87,50% (pari a 7 su 8). Unica anomalia èancora il cambio Euro/Dollaro, sia pure in parziale recupero. Di seguito il dettaglio (3:41 pm, +1GMT):

EUR/USD: NO
GBP/USD: OK
EUR/GBP: OK
EUR/JPY: OK
USD/JPY: OK
EUR/CHF: OK
CHF/JPY: OK
USD/CHF: OK

Interessante notare che l'Euro ha recuperato ad oggi praticamente tutto il deprezzamento dei giorni scorsi (5:07 pm, +1GMT)...un ultimo sforzo e anche questa previsione verrà avverata. Io continuo ad essere fiducioso.

Chart
Venerdi 3 Dicembre 2010: Eccellente il comportamento del cambio Euro/Dollaro USA, che in mattinata ha superato i livelli di fine settimana scorsa, portando così a confermare anche la mia previsione di un suo apprezzamento. A mio avviso non poteva che essere così, visto che tutte le mie altre previsioni (che sono correlate le une alle altre) si erano verificate tutte.
Di seguito l'infografica completa relativa alla settimana: fatto 100 il valore al momento in cui ho fatto la previsione il 27 Novembre scorso, al momento siamo sopra quota 100 (1Eur = 1,3252 USD, 12:06 am, +1GMT).

Chart
Interessante notare che alcuni commentatori hanno provato a spiegare l'apprezzamento dell'Euro come aspettativa di una decisione della BCE di autorizzare nuovi acquisti di bond europei, nel corso della seduta del Consiglio Direttivo di ierigiovedi 2 Dicembre (vedi Comdirect "Devisen: Euro profitiert von Spekulationen auf Anleihekäufe der EZB"). Tuttavia, la BCE non (!) ha preso alcuna decisione straordinaria o di emergenza: nonostante ciò, il tasso di cambio non (!) ha riassorbito le attese e non si è deprezzato a livelli precedenti la decidione della BCE (vedi Reuters "ECB bond buying steadies euro markets for now": "Bond market traders said the ECB bought several relatively small chunks of Portuguese and Irish bonds on Thursday, bringing down the risk premium on all peripheral countries' bonds over safe-haven German 10-year Bunds. But there was no sign of the "shock and awe" scale of purchases that some analysts said it would take to halt mounting pressure on euro zone sovereigns that is squeezing Portugal and Spain after forcing Greece and Ireland to seek bailouts".
...Evidentemente, non può essere questa la causa del ri-apprezzamento dell'Euro.

ore 6:05 pm, +1 GMT --> 1 EUR = 1,3374 USD
Quello che solo pochi giorni fa poteva sembrare ancora una follia, invece si è realizzato....l'Euro recupera brillantemente in meno di 48 ore tutte leperdite accumulate a metà settimana e si apprezza dell'1% rispetto a sabato scorso, giorno a cui risalgono le  mie previsioni. Non molto, ma considerato che questa settimana si è sudato freddo, ritengo sia un risultato eccellente. Dal suo punto più basso, l'Euro si è apprezzato in 2 giorni del 3%.
Nessun tocco di magia, nessuna illusione da maghi: è il mercato, baby!

Chart
A conclusione della settimana, 5 delle 8 previsioni da me fatte risultano confermate (pari al 62,5%). A fronte dell'apprezzamento dell'Euro sul Dollaro USA, si registra un improvviso deprezzamento del Dollaro USA nei confronti di Sterlina inglese, Franco svizzero e Yen giapponese, tale da annullare i guadagni registrati nei giorni scorsi.

Ecco il riassunto in forma tabellare:
+   EUR/USD    OK
+   USD/GBP    NO
+   GBP/EUR    OK
+   JPY/EUR    OK
=   JPY/USD    NO
+   CHF/EUR   OK
+   CHF/JPY    OK
=   CHF/USD   NO

Matteo Olivieri
>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

venerdì 26 novembre 2010

Euro: la perdita dell'innocenza tedesca...


Cosenza (Italy), 26 Novembre 2010

Nell'articolo "Irlands Lage ist nicht so schlimm, wie getan wird" apparso oggi su DIE WELT, il Presidente del prestigioso istituto tedesco di economia IfO, Hans Werner Sinn, sostiene tra le altre cose che a seguito dell'ingresso nell'Unione Monetaria Europea, la situazione dell'economia tedesca sia tutt'altro che migliorata, per come invece molti suoi altri colleghi tedeschi e internazionali sostengono.
I suoi argomenti, che trovano in me apprezzamento, sono:
  • Troppo capitale è uscito dalla Germania con destinazione le altre economie europee, in questi anni;
  • Questa fuoriuscita di capitali rappresenta circa i 2/3 dei risparmi tedeschi, e sono stati investiti all'estero. Solo un terzo è rimasto in Germania, contribuendo a nuovi investimenti domestici in fabbriche, macchinari, scuole o strade;
  • I risparmi tedeschi investititi negli altri paesi europei hanno causato impoverimento di risorse in Germania e un utilizzo di queste risorse in consumi, invece che in investimenti, negli altri paesi europei;
  • L'ampliamento dell'Unione Europea a Stati "deboli" ha accelerato questo meccanismo di trasferimento di risorse, il quale ha prodotto l'illusione di maggiore ricchezza, per via di enormi somme di denaro affluite in questi paesi nel corso degli anni;
  • I paesi europei hanno approfittato di queste forme di finanziamento a più buon mercato, mentre esse sono da considerare a rigor di logica "perdite di capitale" per la Germania, cui hanno fatto fronte le maggiori esportazioni di beni di cui ha potuto beneficiare quest'ultima;
  • Le perdite di capitale hanno portato la Germania in una sorta di stagflazione e di progressiva crisi.
E' la prima volta dal 2005 ad oggi che leggo un'analisi tanto chiara e tanto in linea con il mio pensiero. L'articolo tuttavia non approfondisce la questione del come mai si sia potuta verificare questa persistente fuoriuscita di capitali tedeschi verso i restanti paesi europei, tanto più che l'Europa ha un unico tasso di interesse, stabilito dalla BCE, pensato proprio per rendere uniformi le condizioni di mercato in tutta l'Area Euro.
Nel mio paper del 2005 "The Bug in the European Monetary Architecture: Can a Collapse Still Be Avoided?" affronto questo argomento e fornisco una risposta "scomoda": la causa è da individuare nel disallineamento nei tassi di cambio delle ex-valute nazionali. Che un disallineamento nei tassi di interesse implichi poi distorsioni nelle previsioni di crescita e di tassi di inflazione di un'economia, è un qualche cosa che si può trovare in qualsiasi libro di testo di economia.
Attendersi che qualcuno ammetta l'esistenza di questo "peccato originale" dell'Euro, è - a mio avviso - al momento ancora da escludere. Tuttavia, piano piano si stanno facendo passi in questa direzione (e l'articolo di oggi ne è la prova).

NB: per scelta editoriale, gli articoli che appaiono sul sito web del DIE WELT non possono essere "copiati-e-incollati". Avrei voluto citare i passaggi chiave di questa importante intervista, ma trascriverli mi prenderebbe troppo tempo. Considero questa politica editoriale controproducente e contraria al principio di libera circolazione della stampa, ancorchè la fonte venga regolarmente citata.

Matteo Olivieri
>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

giovedì 25 novembre 2010

No, non siamo tutti austriaci!


Cosenza (Italy), 25 Novembre 2010

In un recente articolo apparso su CNBC del 23 Novembre "Here's Why the Fed Plan Is Failing: We’re All Austrians Now", vengono prese le distanze dalle manipolazioni sui mercati prodotte dalla FED tramite i programmi di quantitative easing, e usando la circostanza come modo per tessere le lodi della "scuola austriaca di economia". Secondo l'autore dell'articolo, la mossa della FED è intrinsecamente sbagliata, e già gli economisti austriaci come Von Mises avevano dimostrato l'influsso negativo che una politica di bassi tassi di interesse ha sul ciclo economico. In particolare, i bassi tassi di interesse, mandano agli operatori di mercato informazioni inesatte riguardo ai settori dell'economia in cui è più conveniente investire il proprio denaro e, pertanto, la conseguenza ultima è che tutte le decisioni economiche sono distorte. In altre parole, una politica del "denaro facile" è altamente dannosa, poichè rende impossibile il "calcolo economico", e quindi finisce per distruggere alla radice la stessa economia di mercato.
Non ho intenzione di ribattere punto per punto all'esposizione fatta dall'autore per illustrare la teoria austriaca del ciclo economico (lo stesso autore ammette che la sua è una riduzione giornalistica e molti studiosi della scuola austriaca di economia potrebbero obiettare alle sue semplificazioni)...ma un punto è d'obbligo: l'autore sostiene che la teoria austriaca del ciclo economico è tornata recentemente di moda data la sua migliore spiegazione del ciclo economico in cui attualmente ci troviamo. Tuttavia, proprio per il fatto che la teoria austriaca sostiene che un intervento sui mercati della Banca Centrale, tramite l'immissione di ulteriore moneta, finisce per rendere impossibile il calcolo economico, io rispondo che il calcolo economico continua ad essere possibile anche in questa situazione, e l'avverarsi delle previsioni sui tassi di cambio, o la possibilità di prevedere l'andamento del mercato dei futures ne dovrebbero essere la più degna testimonianza....
Infatti, se si ammettesse che il calcolo economico non fosse possibile oppure venisse sistematicamente distorto da un contesto di mercati non perfettamente liberi, allora neppure le previsioni delle variabili economiche sarebbero più possibili. Ma ciò è in evidente contraddizione con quanto le recenti dinamiche sui mercati finanziari stanno dimostrando.

Matteo Olivieri
>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

mercoledì 24 novembre 2010

Dopo il QE2, un Credit Crunch 2?

Euro-Rettungsschirm: Irland-Krise spitzt sich weiter zu


Cosenza (Italy), 24 Novembre 2010

Chi è causa del proprio male, pianga sè stesso...
Chi segue questo mio blog, ha già letto nell'ultimo mese diversi miei interventi sull'argomento "QE e suoi effetti". La mia posizione è sempre stata chiara: se il QE1 poteva aver prodotto parziali benèfici effetti sui mercati finanziari, il QE2 sta dimostrando che i costi di questo programma superano i benefìci.
Non è un caso che la nuova crisi delle obbligazioni sovrane europee, l'alta volatilità nel mercato dei futures e il recente apprezzamento del Dollaro seguano un tempismoperfetto con l'annuncio della FED.
Ora queste mie considerazioni trovano spazio anche sui media internazionali. Eccone un assaggio:
  • Reuters 23/11 "Fed Buying Takes Center Stage in Daily Treasury Trade": nell'articolo si dice che la decisione della FED sta distorcendo il mercato delle obbligazioni USA. In particolare, si spiega che la FED ha comunicato al mercato la lista di titoli che è intenzionata ad acquistare (ogni Titolo di stato è identificato da un codice). Per  questo motivo, gli operatori finanziari delle 18 società di investimento autorizzate a commerciare direttamente con la Federal reserve ("primary dealers") sanno se quei titoli che la FED è interessata ad acquistare sono già nei propri bilanci o no, e di conseguenza sanno in anticipo se conviene venderli o acquistarli. Riporto per intero il pasaggio chiave: "It is too early to say whether the Fed's second quantitative easing program will succeed, but it's already clear that the new program is distorting the Treasury market. Volume and price patterns have shifted in ways that show how much daily activity is centered around the Federal Reserve's quick foray into the market on an almost daily basis. Traders say volume now peaks before noon in New York, and prices have begun to display a regular downtick after 11 a.m., when the Fed completes its near-daily purchases of between roughly $7 billion and $9 billion in Treasurys. The trend reflects bond dealers' efforts to guess which Treasury securities the Fed will choose to purchase each day. Disappointment causes prices to fall as primary dealers—who help carry out quantitative easing by engaging in essentially a reverse auction with the Federal Reserve Bank of New York—try to offload into the market what they did not manage to sell to the Fed. "A lot of dealers are going into the (Fed auctions) trying to get rid of what's on their books going into the end of the year," said Joseph Leary, interest-rate strategist at Citigroup in New York. "However, the downtick (in price) seems to indicate not everyone has the chance." The Fed announced on Nov. 3 a $600 billion program to buy Treasurys in an attempt to stimulate the economy. A week later, officials offered a detailed buying schedule, including a list of Treasury issues the central bank could potentially purchase—a list detailed enough to include the identifying numbers, known as CUSIP numbers, attached to each individual Treasury security. That gave the primary dealers, the 18 banks and investment firms authorized to deal directly with the central bank, an idea of what the Fed wanted to buy. They now regularly offer securities for sale to the Fed, according to the list. Based on the prices and securities the dealers offer, Fed officials decide on what to buy. Having the list of CUSIP numbers the Fed could buy narrows the field for dealers, but it doesn't completely remove the element of chance or competition from the Fed purchases";
  • Bloomberg 24/11 "Ireland Rating Cut Two Steps by S&P as `Barbarians' Gather": Il rating dell'Irlanda è stato abbassato di due gradini (notchs) dall'agenzia S&P's, secondo cui l'Irlanda avrà necessità di reperire sul mercato (?!) altri fondi rispettoa quelli già messi in campo dal Governo Irlandese, dall'Unione Europea, dal Fondo Monetario Internazionale e da altri paesi partner. Nonostante questi sforzi, e il programma di tagli della spesa pubblica per 800 milioni di Euro (1.1 miliardi di USD) volti a rientrare da un rapporto deficit/PIL del 12% al 3% per come previsto dal Patto di Stabilità Europeo, la crisi bancaria potrebbe riportare tale rapporto al 32% del PIL irlandese. L'ulteriore proposta di cui si parla di ricapitalizzare le banche irlandesi e di aumentarne i coefficienti di patrimonializzazione (core tier 1 capital levels) tra il 10.5 e il 12% potrebbe creare un'ulterioreondata di restrizioni del credito (credi crunch);
  • Bloomberg 24/11 "The Euro Is Not in Trouble: Eurogroup President": in mezzo a tutto questo caos, il Presidente dell'Euro-Gruppo Jean-Claude Juncker sostiene che l'Euro non è in pericolo. Credo di concordare con questa affermazione, se con ciò si intende che un apprezzamento del Dollaro e dei Titoli di Stato USA è necessario per uscire da questa crisi; non concordo invece, se questa affermazioni vuol dire che il sistema bancario europeo non è a rischio di collasso.
Matteo Olivieri

>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

martedì 23 novembre 2010

Crisi finanziaria: la priorità è evitare l'abisso...


Cosenza (Italy), 23 Novembre 2010

[Ringrazio il blog "Rischio Calcolato" per la pubblicazione di questo post sul sito web http://rischio-calcolato.blogspot.com/2010/11/crisi-finanziaria-la-priorita-e-evitare.html]

Solo alcuni mesi fa eravamo bombardati dabuone notizie, secondo le quali la ripresa economica era ricominciata e il più era ormai alle nostre spalle. Poi, da quando la FED ha iniziato a pompare moneta nei mercati con il programma di QE2, sono ricominciate le tensioni internazionali. Qualcuno ha sostenuto che si tratti di un "male necessario", altri di "unica cosa da fare", altri ancora hanno tentato di dimostrare che - guardando indietro al passato - la FED ha sempre fatto lacosa giusta.
Non posso che segnalare tre articoli degni di nota, che a mio avviso, danno la misura di quanto si sia sull'orlo del baratro. Non è nè sadismo, nè cinismo: forse tra qualche anno sarà utile raccontare le sensazioni di sgomento che si vivono in questi giorni.
  1. Reuters 23/11 "Irish central banker hangs "For Sale" sign on banks": quello che solo fino pochi anni fa era citato come "modello Irlanda" oraè in vendita. Il piano di risparmio è gravoso e i cittadini sanno di non poterlo sostenere. Il governo è dimissionario, e gli aiuti del Fondo Monetario Internazionale, dell'Unione Europea e della vicina Gran Bretagna non saranno in ogni caso sufficienti. Povertà dilagante per le strade; chi può, emigra. Il sistema bancario irlandese ha già preso a prestito 130 miliardi di Euro a fine Ottobre dalla BCE, più altri 35 miliardi di Euro dalla Banca d'Irlanda sempre nello stesso periodo, mentre il piano di salvataggio internazionale (che verrà reso noto la settimana prossima) dovrebbe essere tra i 40 e i 90 miliardi di Euro (vedi Reuters 21/11 "Factbox: How big will the EU/IMF package for Ireland be?"; 
  2. I Sovereign Credit-Default Swaps (CDS) delle economie europee, cioè i titoli derivati che danno una dimensione del rendimento richiesto dal mercato per garantire i titoli di debito pubblico a 5 anni, sta ricominciando a crescere. Ciò vuol dire che sul mercato europeo ci sono nuove tensioni dovute a carenze di liquidità (per un livello aggiornato dei CDS dei paesi PIIGS vedi qui);
  3. Il mercato immobiliare USA è tutt'altro che stabilizzato. La nuova ondata di pignoramenti e le perdite patrimoniali sui Titoli di Stato USA sta allungando il periodo di ammortamento degli stock di case invendute (Reuters 22/11 "'Shadow' housing inventory seen topping 2 million"): nell'articolo si dice che il prezzo delle case continuerà a diminuire, poichè le banche - pur di ritornare in possesso quanto prima delle somme prestate - stanno nuovamente intasando il mercato di stock di case, ripetendo gli stessi errori della prima fase della crisi. Considerato il numero di case già presenti sul mercato, ci vogliono circa 23 mesi (in rialzo rispetto ai 17 mesi dell'anno scorso) per vendere tutte le case attualmente disponibili. Cito il passaggio chiave: "Based on the number, it would take eight months to work through the shadow inventory, compared with five months a year ago, the firm, CoreLogic, said. Shadow inventory includes properties whose borrowers are at least 90 days delinquent or those in foreclosure or already foreclosed and not yet listed for sale. Together with the 4.2 million homes on the market, it would take 23 months to work through supply at the current pace of sales, up from 17 months a year ago, the firm said. Shadow inventory is seen as one of the chief threats to the fragile housing market that is showing new signs of weakening. If banks swiftly dump the homes on the market, economists fear it may renew a vicious cycle that could depress home prices to levels that would cause more defaults and foreclosures. Adding to the problems are errors in processing tens of thousands of foreclosure cases at Bank of America Corp, the largest U.S. mortgage servicer, and other financial institutions. The massive failure to provide proper documentation in court has resulted in delays to an already lengthy processes of repossessing homes, leading to a backlog in paperwork and repossessions as the companies fix their procedures. The banks are also facing a nationwide probe by state attorneys general".
  4. Alcune testimonianze di esperti del settore immobiliare di fronte alla commissione parlamentare USA "House Financial Services Committee" parlano di comportamenti che aggiungono "rischio sistemico" alla crisi finanziaria già in corso, e potrebbero trasformare il corso degli eventi in qualcosa di non-gestibile. In particolare,solo una minima parte dei mutui che sono diventati morosi dopo il primo mese sono stati pagati nei tre mesi successivi. Per mutui diventati inesigibili al terzo mese, solo un 5% è stato ripagato (vedi Reuters 18/11 "The three monkeys of mortgage bonds": "In the worst case scenario, there is systemic risk, as there could be a complete failure of loan transfers in private-label securitization deals in recent years, resulting in trillions of dollars of rescission claims against major financial institutions. This would trigger a wholesale financial crisis…"). Per completezza riporto il grafico in questione.
putbacks.tiff

Credo ci sia ancora molto tempo da aspettare prima di poter mettere la parola "FINE" a questa crisi...

Matteo Olivieri
>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

domenica 21 novembre 2010

E finalmente Trichet disse: "Dollaro forte interesse degli USA, Europa e comunità internazionale"




 

Cosenza (Italy), 21 Novembre 2010

[Ringrazio il blog "Rischio Calcolato" per la pubblicazione di questo post sul sito web http://rischio-calcolato.blogspot.com/2010/11/e-finalmente-trichet-disse-dollaro.html]

Sui giornali di ieri è stato dato poco spazio ad alcune considerazioni del Presidente della BCE Jean-Claude Trichet espresse in occasione della sesta tavola rotonda delle banche centrali tenutasi a Francoforte (Germania), che - a mio avviso - avrebbero meritato maggiore attenzione. In particolare, il Presidente Trichet si è detto a favore di un Dollaro USA forte, il quale sarebbe interesse non solo degli USA, ma anche dell'Europa e della comunità internazionale.
La sua dichiarazione ufficiale è stata al riguardo: "We strongly share the view that a solid, strong dollar, credible vis-a-vis the other floating currencies, is very important" (vedi Bloomberg 19/11 "Trichet, Flanked by Bernanke, Says Strong Dollar Very Important"). Similarmente, ad un altro recente meeting "Journees de L'Eonomie conference" a Lione (Francia) ha affermato: "I am convinced it's in the interest of U.S. and Europe and international community that we have a strong dollar against other convertible currencies" (vedi WSJ 10/11 "UPDATE:Trichet:Strong US Dollar In Interest Of US, EU, Intl Community".

Trattandosi di una dichiarazione molto importante, ho provato ad approfondire la vicenda, ma ho trovato solo veloci comunicati stampa. Quello più esaustivo mi sembra l'articolo Reuters Italia del 19 Novembre, che ho deciso di pubblicare per intero.
"Bce condivide posizione Usa su importanza dollaro forte- Trichet": "FRANCOFORTE, 19 novembre (Reuters) - Il presidente della Banca centrale europea torna sull'importanza che hanno per il vecchio continente le dichiarazioni Usa in materia di forza del cambio, aggiungendo che l'Europa condivide la posizione di Washington sulla necessità di valute più flessibili nei paesi a elevato avanzo commerciale.
In una conferenza stampa organizzata dalla Bce, Jean-Claude Trichet ha modo di rivolgersi direttamente al presidente di Federal Reserve Ben Bernanke che partecipa al convegno.
"Sapete quanto condividiamo la vostra visione sull'importanza fondamentale di un dollaro forte rispetto alle altre principali valute a libera fluttuazione. Siamo d'accordo anche sulla posizione che avete espresso... sui paesi a elevato attivo commerciale con un regime di cambio non abbastanza flessibile" dichiara".

Si tratta di dichiarazioni per me molto importanti, perchè nel più volte richiamato mio articolo del Maggio del 2005 "The Bug in the European Monetary Architecture: Can a Collapse Still Be Avoided?", evidenziavo tra le possibili cause del collasso dell'architettura monetaria europea, potenziali perdite patrimoniali su titoli obbligazionari statunitensi iscritti come riserve in bilancio e, tra le possibili cure, un apprezzamento (non, un deprezzamento, come molti invece all'epoca sostenevano!) del Dollaro USA....
Ovviamente all'epoca non potevo immaginare che un simile accadimento potesse verificarsi sul serio, ma mi sembrava interessante constatare come nessun Euroburocrate avesse mai preso seriamente in considerazione anche solo questa evenienza.
Non pretendo che il Presidente Trichet abbia letto il mio articolo, da qualche mese peraltro liberamente consultabile online, ma sono felice di constatare come il tempo sia davvero un galantuomo. Così, idee che un tempo potevano apparire alquanto "bizzarre", oramai trovano pieno riconoscimento nella comunità scientifica ed economica mondiale. Insomma, una vera rivincita morale!

AGGIORNAMENTI


 

22 Novembre 2010: Avevo chiuso l'articolo di sopra dicendo che il "tempo è galantuomo" e che avevo avuto la mia rivincita morale.....mi sbagliavo: il bello doveva ancora arrivare!
Oggi i giornali tedeschi sono pieni zeppi di articoli pieni di sopresa e smarrimento per la piega che sta prendendo il "caso Irlanda": la prospettiva per l'Europa è che si trasformi da Unione Monetaria a Unione dei Trasferimenti Monetari, con la Germania cui spetterebbe di pagare il conto della "cattiva" amministrazione delle finanze degli altri paesi europei.
Anche questo aspetto era stato "profeticamente" affrontato nel mio più volte richiamato articolo del Maggio del 2005 "The Bug in the European Monetary Architecture: Can a Collapse Still Be Avoided?". In questo, sostenevo che esistono dei disallineamenti nelle parità tra valute europee, disallineamenti che fanno sì che alcuni paesi siano sistematicamente esportatori di deflazione, altri importatori di inflazione.
Poichè - a mio avviso - l'Architettura Monetaria Europea è fonte dell'allargamento del divario tra economie europee, giudicavo poi tale meccanismo insostenibile nel lungo periodo. Aggiungevo infine, che per ovviare alle distorsioni causate da questo meccanismo, l'Unione Monetaria Europea si sarebbe di fatto trasformata in un sistema economico per molti aspetti simile all'Unione Sovietica, con trasferimenti continui per recuperare i "gap" di produttività.
Ovviamente, ciò sarebbe stato possibile fino a che ci fossero state risorse finanziarie sufficienti. La conclusione del mio ragionamento era che l'attuale (! ) Architettura Monetaria Europea può reggersi in piedi solo se viene preservata l'efficienza del sistema dei pagamenti del settore interbancario. Argomentazioni avverinistiche nel 2005, che hanno trovato tuttavia piena conferma nelle vicende di quest'ultimo anno e mezzo di crisi finanziaria.
Riporto per la memoria storica quello che mi sembra essere il più importante articola di stampa sull'argomento:

Handelsblatt 22/11 "Top-Ökonomen warnen vor „Vollkasko“ für Pleitestaaten": "Vor dem Hintergrund der Irland-Krise haben führende Ökonomen in Deutschland vor einem dauerhaften Transfermechanismus in der Europäischen Währungsunion gewarnt. Sie befürchten, dass die deutschen Steuerzahler über Gebühr belastet werden. Eine „Vollkaskoversicherung“ für Pleitestaaten dürfe es nicht geben".
Al riguardo, ecco i comenti - contenuti nell'articolo - di alcuni dei principali economisti tedeschi:
  • Michael Hüther, Direttore del Institut der deutschen Wirtschaft (IW): "Denn Probleme der Wettbewerbsfähigkeit werden durch solche Transfers allenfalls kurzfristig übertüncht, zugleich werden aber die Anreize geschwächt, eine eigene Wachstumsstrategie zu entwickeln und umzusetzen.“ Transfers bewirkten vielmehr, dass die Länder „abhängig vom europäischen Tropf“ werden. „Und die Legitimation der gemeinsamen Währung wird in den starken Staaten wie Deutschland in den Augen der Bürger schwinden";
  • Kai Carstensen, Capo economista "Congiuntura" dell'Ifo-Institut di Monaco di Baviera: "Die vollständige Abwälzung der Investorenrisiken auf die Steuerzahler der solideren Länder ist mit den Grundsätzen der Marktwirtschaft nicht vereinbar - und für Länder wie Deutschland potentiell extrem kostspielig. Zentral sei daher vielmehr, „dass die privaten Gläubiger im Falle einer Zahlungskrise durch einen begrenzten Abschlag auf ihre Forderungen an der Krisenbewältigung beteiligt werden müssen“. Carstensen sieht dringenden Handlungsbedarf für neue EU-Regeln, das sich das Verbot eines Bail-Out (finanziellen Beistands) als unglaubwürdig und politisch nicht durchsetzbar erwiesen habe. „Wofür wir uns daher einsetzen sollten, ist ein Krisenmechanismus, der die Lasten zunächst dem Schuldnerland und seinen Gläubigern zuweist und erst danach die Staatengemeinschaft in Anspruch nimmt.“ Das gegenwärtige Verfahren müsse eine Übergangsregelung bleiben, „denn es gleicht einer Vollkaskoversicherung“;
  • Jörg Krämer, Capo Economista della Commerzbank: "Der Weg in die Transferunion wird die Währungsunion zunächst stabilisieren. Aber langfristig trägt sie insofern den Keim eines Scheiterns in sich, als die Wähler in den Geberländern auf Dauer keine Transferunion wollen, Und die Wähler in Griechenland oder Irland wollen sich ihre Wirtschaftspolitik nicht dauerhaft von Brüssel diktieren lassen";
  • Gustav Horn, Direttore del  Institut für Makroökonomie und Konjunkturforschung (IMK): "Der Grund hierfür ist nicht, dass diese allseits gewünscht wird, sondern das Ergebnis der Weigerung des Überschusslandes Deutschland symmetrische Regeln gegen außenwirtschaftliche Ungleichgewichte zu akzeptieren, nach denen sowohl Defizitländer als auch Überschussländer für die Überwindung der Ungleichgewichte verantwortlich sind. Aufgrund der Weigerung der Bundesregierung wird es aber weiterhin Ungleichgewichte geben, und damit entsteht immer wieder Transferbedarf von Überschussländern zu Defizitländern. Es sei daher „nur eine Frage der Zeit und des Ausmaßes des immer wiederkehrenden Chaos in den entsprechenden Verhandlungen bis dieser Bedarf automatisiert wird".
Altrettanto interessante l'articolo Handelsblatt 22/11 "Im Notfall muss man füreinander einstehen", in cui Thomas Mirow, Presidente della European Bank for Reconstruction and Development, sostiene che nel momento del bisogno occorre aiutarsi e, pertanto, l'ipotesi di trasferimenti permanenti di denaro ai paesi in difficoltà, aiuta nel processo di unificazione europea. Alla domanda, come riuscire a convincere i tedeschi a pagare i debiti altrui, Thomas Mirow risponde: "Esistono dei vantaggi non solo politici ma anche economici derivanti dall'Unione Monetaria Europea" (cfr. "Wir müssen aber die Deutschen nachdrücklich darauf aufmerksam machen, wie groß - neben den politischen - auch die unmittelbaren wirtschaftlichen Vorteile der Währungsunion für uns sind. Es geht ja nicht darum, so etwas ähnliches wie den deutschen Länderfinanzausgleich in Europa aufzubauen. Im Notfall aber muss man in einer Währungsunion füreinander einstehen").

...Oggi gli economisti tedeschi scoprono i danni creati da un modello di Europa a forma di locomotiva!

25 Novembre 2010: Riporto un articolo di oggi apparso su Reuters "No risk of euro zone breakup in Irish crisis: EU", non perchè sia un articolo particolarmente intelligente, ma perchè propone gli epigoni di quella prosopopea europeista "gradassa" cheè la vera causa della crisi europea.  
Klaus Regling, capo dell' European Financial Stability Facility (EFSF), la rete di salvataggio finanziario predisposta dalle principali economie dell'Area Euro, afferma in un intervista al giornale tedesco Bild che l'Euro è a "rischio zero" e che è "inconcepibile" che l'Euro fallisca ("There is zero danger. (...). It is inconceivable that the euro fails").
Intanto, a distanza di soli pochi mesi dallo stress-test condotto sui bilanci delle banche europee, i titoli (non solo)irlandesicontinuano a perdere divalore, mentre il divario tra economie europee cresce sempre di più: di seguito il livello dei credit default swaps (CDS) a 5 anni delleeconomiePIIGS (stato 24 Novembre 2010):

Staatsanleihen: Vorschläge zur Gläubigerhaftung verunsichern die Anleger 

Matteo Olivieri
>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

sabato 20 novembre 2010

Previsioni settimana valutaria 22 - 28 Novembre 2010


Cosenza (Italy), 20 Novembre 2010

Dollaro USA superstar nella settimana entrante? A mio parere si...
Così almeno si deduce dalle prevision da me fatte a mercati fermi. Staremo a vedere se si realizzeranno effettivamente nel corso della settimana.
  1. Apprezzamento del Dollaro USA su Euro (FX), Yen giapponese (FX), Franco svizzero, Sterlina inglese (FX),
  2. Apprezzamento dell'Euro sullo Yen giapponese (FX),
  3. Apprezzamento della Sterlina inglese sull'Euro (FX).
Con (FX) indico le valute con maggiori opportunità di guadagni.

Attenzione:
  • Possibilità di brevi rovesciamenti dei cambi Euro/Franco svizzero ed Euro/Yen giappponese, altrimenti in sostanziale pareggio a fine settimana.
  • Grande volatilità infine sul cambio Euro/Sterlina inglese per via del Dollaro USA: i miei calcoli mi convincono tuttavia che le possibilità di apprezzamento della Sterlina sull'Euro siano maggiori di quelli dell'Euro sulla Sterlina; per questo motivo ritengo che il risultato finale sia un apprezzamento della Sterlina sull'Euro...occorre vigilare!
Interessante infine paragonare le previsioni fatte per lo stesso periodo da media specializzati, le quali sono molti diverse dalle mie (stato: 20/11/2010):
AGGIORNAMENTI

22 Novembre 2010: Inizio di settimana decisamente altalenante, ma in linea con le mie previsioni di crolli repentini e di successive riprese. Al momento, le mie previsioni sono approssimativamente (!) centrate al 57.14% (ovvero 4 su 7), ma la situazione è molto movimentata e pertanto - al momento - poco indicativa.
In ogni caso sono euforico (!) per il comportamento finora avuto dal cambio Euro/Dollaro, che - per come prevedevo - avrebbe riservato molte sorprese. Nelle tabelle qui di seguito riporto le variazioni a 5 giorni, in modo da comparare i dati con le mie previsioni di sabato scorso. Riporto inoltre la tabella dell'intraday dell'Euro/Dollaro, in cui si vedono molto bene le straordinarie opportunità di arbitraggi del Dollaro USA.
Infine, Sterlina inglese al momento deludente, ma con promettenti segnali di recupero.



Intraday Euro/Dollaro (ore 1:26pm):
Chart

23 Novembre 2010 (4:05pm +1GMT): Mi scuso per il tono trionfalistico di questo mio aggiornamento, ma la situazione me lo permette. Il Dollaro USA si sta apprezzando vertiginosamente, coerentemente con le mie previsioni. Nessuna casualità:  già sabato scorso preannunciavo che disallineamenti nei tassi di cambio avrebbero condotto ad un apprezzamento del Dollaro. In questo momento, il Dollaro si è apprezzato nei confronti dell'Euro dell'1,32% da inizio giornata.


Chart 

6:55 pm (+1 GMT), 1 Eur = 1,3384 USD, -1,58%

Chart

10:38 pm (+1 GMT): 1 Eur = 1.3363 USD, -1.74%

Quando non si sa cosa dire, siadducono le motivazioni più strane...sul sito Comdirect una notizia di stampa comunica che secondo alcuni operatori di mercato, il rapido apprezzamento del Dollaro USA di oggi è dovuto all'incidente militare tra Corea del Norde Corea del Sud per l'annosa questione del confine tra i due paesi. La motivazione addotta è che l'incidente avrebbespinto alcuni operatori di mercato ad acquistare Dollari USA, visti un "porto sicuro". Nel frattempo che si trovino le prossime scuse, il Dollaro USA continua a rafforzarsi. Riporto la notizia completa perchè altrimenti qualcuno potrebbe non crederci:

Di, 23.11.10 21:17
Devisen: Euro bleibt unter 1,34 Dollar - Korea verstärkt Abwärtsdruck
NEW YORK (dpa-AFX) - Der Euro ist am Dienstag im US-Handel deutlich unter 1,34 US-Dollar geblieben. Die Gemeinschaftswährung kostete zuletzt 1,3368 Dollar. Die Europäische Zentralbank (EZB) hatte den Referenzkurs zuvor noch auf 1,3496 (Vortag: 1,3647) Dollar festgesetzt. Der Dollar kostete damit 0,7410 (0,7328) Euro. Der militärische Konflikt in Korea habe den Appetit auf den Dollar als 'sicheren Hafen' verstärkt, sagten Marktteilnehmer. Dies habe den Druck auf den Euro verstärkt, der angesichts der Ängste um eine Ausweitung der irischen Schuldenkrise auf weitere Länder ohnehin derzeit einen schweren Stand habe./RX/he/wiz


Chart
Chart

24 Novembre 2010 (11:11pm, 1 Euro = 1.3334 USD): Dollaro USA ancora superstar della giornata. Alcuni recuperi di metà giornata sono stati definitivamente sconfitti dal movimento ribassista dell'Euro in chiusura di mercati. Questo è un elemento a mio avviso su cui occorre riflettere bene. Di seguito l'infografica completa (intraday e 5-giorni).

PS: Domani è il giorno del Thanksgiving negli Stati Uniti, per cui i mercati finanziarie valutari saranno fermi. Sarà interessante  vedere come si comporterà il tasso di cambio Euro/Dollaro a mercato USA chiuso. Eventuali recuperi dell'Euro sarebbero da addebitare - a mio avviso - a ciò, ma non sminuirebbero l'importanza delle previsioni da me fatte. 
Chart
Chart
25 Novembre 2010 (5:46pm, 1 Euro = 1.3368 USD): Nel giorno del thanksgiving, il Dollaro USA continua a rimanere rafforzato nonostante i mercati statunitensi siano chiusi per il giorno festivo. Un fatto molto interessante, che rivela come la valuta statunitense continui ad essere domandata in qualche angolo del mondo, nonostante le difficoltà dell'economia USA.
Di seguito l'infografica dell'intraday di oggi. 

Chart
Riporto inoltre un articolo molto importante di CNBC 24/11 "US Dollar On Track for Further Strength: Charts". Rimando alle previsioni per la prossima settimana per quanto riguarda l'attendibilità del titolo scelto, ma concordo certamente su alcuni passaggi chiave, secondo cui ilDollaro ha ripreso il suo movimento di apprezzamento nei confronti dell'Euro proprio a seguito delladecisione di QE2 da parte della FED. Una notizia di cui i lettori di questo blog sono già a conoscenza, ma pur sempre una notizia importante dopo che da giorni si addebita l'apprezzamento del Dollaro alle cause più strane, ma non a quella che invece vi è temporalmente più connessa: la decisione FED di acquistare più Titoli di Stato USA.
Ecco il passaggio chiave: "Global events like heightened Korean tensions and a spreading European debt contagion may have supported the U.S. dollar in recent days, as investors flee risk assets for the safety of the greenback; but the uptrend has already been in place for a few weeks now, ever since the Federal Reserve announced its second round of quantitative easing on November 3. The reaction is seen as counter intuitive, and, according to technical analysis, shows the reversal from the prolonged downtrend has the potential to develop into a significant trend change".

26 Novembre 2010 (4:09 pm, 1 Euro = 1.3238 USD): Ecco come si presenta la situazione del cambio Euro/Dollaro USA al termine della settimana. Le mie previsioni sono state completamente centrate. I guadagni netti sono stati in totale di circa il 5% netto (una media del 3-4% a giorno): in pratica, ipotizzando almeno un rendimento medio del 3% giornaliero, chi ha venduto 10.000 Euro il fine settimana scorso ed ha acquistato Dollari USA detenendoli per una settimana, ora si ritrova in tasca in totale 11.500 Euro...mica male!


Chart
A conclusione della settimana sono 5 su 6 le previsioni indovinate (pari all'83.33%): solo il cambio Euro/Yen giapponese non risulta in linea con le mie previsioni, mentre il cambio Euro/Franco svizzero (anche se non compreso fra le mie previsioni esplicite!) risulta non essere in sostanziale equilibrio, per come da me ipotizzato.

Matteo Olivieri
>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.