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domenica 30 maggio 2010

Euro: "Giugno, falce in pugno"?


Cosenza (Italy), 30 Maggio 2010

Solo fino a poche settimane fa, il consiglio che si sentiva quasi unanimemente su come investire i propri risparmi era: Azioni, Obbligazioni, Immobili. Oggi tuttavia il vento sembra essere decisamente cambiato, per via delle ampie oscillazioni dei mercati finanziari.

Forse mi sbaglierò, ma direi con una certa sicurezza che il modo migliore per investire è oggi rappresentato dagli arbitraggi su valuta. Anche questo fine settimana, a mercati chiusi, mi sono divertito a verificare i rapporti di cambio tra le principali valute, ed ho scoperto che alla riapertura dei mercati (Fonte: CNBC):
  • Il Franco Svizzero continuerà ad apprezzarsi sull'Euro e rimarra sostanzialmente immutato rispetto al Dollaro statunitense;
  • Il Rapporto Euro/Dollaro avrà un leggero apprezzamento rispetto ai livelli di chiusura di questa settimana (ca. EUR=1,22USD);
  • L'Euro si deprezzerà leggermente rispetto al Franco Svizzero rispetto ai livelli di chiusura di questa settimana (ca. EUR=1.4224CHF);
  • Lo Yen rimarrà sostanzialmente immutato rispetto ad Euro e Dollaro statunitense.
La direzione dei movimenti dei cambi sembrerebbe indicare che l'apprezzamento del Franco Svizzero sarà maggiore in Svizzera che nell'Area Euro, segno probabile (!) che la Banca Centrale Svizzera continui ad intervenire sui mercati e/o che l'uscita di capitali dall'Eurozona sarà maggiore del loro ingresso in essa (c.d. fuga di capitali).
Soprattutto questo aspetto suscita - a mio avviso - notevole curiosità poichè a giudicare da un articolo apparso oggi su FAZ "Die Vermögensfrage, Vermögensverwaltung in der Schweiz ist teuer"), l'amministrazione di patrimoni privati in Svizzera sia una cosa decisamente costosa rispetto all'Europa. Quale dunque la ragione di fondo per spiegare il deciso l'afflusso di capitali in Svizzera?

In ogni caso, una cosa sembra certa: i ribassi dell'Euro e la speculazione contro di esso sembrano destinati a perdurare!

Matteo Olivieri

>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

giovedì 27 maggio 2010

Mercati finanziari: alla ricerca del rendimento perduto!


Cosenza (Italy), 27 Maggio 2010

Sui mercati finanziari mondiali si stanno delinando alcune tendenze particolarmente degne di nota: alla ricerca dei posti più sicuri dove detenere i propri risparmi, c'è il rischio di vendite di massa improvvise alla minima notizia che possa impensierire gli investitori. Ecco una carrellata di esempi, che - a mio avviso - segnalano un nuova fase della crisi: il tutti contro tutti!
  • Gli investitori tedeschi spostano i loro conti correnti e i loro depositi in oro presso banche svizzere (cfr. FAZ, "Anlagen, Deutsches Geld fließt wieder in die Schweiz"). La cosa è tanto più interessante, in quanto i rendimenti degli investimenti in franchi svizzeri sono minori (!) di quelli in Euro. Inoltre, l'articolo segnala opportunamente che, in teoria, un risparmiatore tedesco potrebbe ottenere già oggi in Germania un conto corrente bancario in franchi svizzeri; se nonostante questo si decide di trasferire il proprio denaro all'estero, ciò vuol evidentemente dire che le decisioni degli investitori sono veicolate dalla ricerca di un posto sicuro per i propri risparmi piuttosto che dal mero tasso di interesse;
  • Il mercato monetario europeo rimane, nonostante tutto, incredibilmente calmo (cfr. Handelsblatt "EZB: Der Euro-Geldmarkt bleibt überraschend ruhig"): in particolare, le operazioni di rifinanziamento con la BCE avvengono secondo i volumi e condizioni abituali. Tuttavia, l'impennata dei tassi interbancari (LIBOR) segnala una nervosità per quanto riguarda il mercato dei crediti in Dollari, segno evidentemente, che la domanda di Dollari si sta impennando da qualche giorno a questa parte, verosimilmente spiegabile con una fuga di capitali dall'Europa;
  • Gli Stati Uniti richiedono alla Germania una soluzione della crisi dell'Euro che passi attraverso la maggiore assunzione di debiti, finalizzata alla crescita economica e alla minore disoccupazione, anche - se necessario - pompando moneta nell'economia (cfr. DIE WELT "Finanzstreit, USA drängen Deutschland zum Schuldenmachen"). Ovviamente la Germania oppone resistenze, verosimilmente per i seguenti motivi:
      • Maggiore debito crea maggiore inflazione;
      • Maggiore debito crea maggiori importazioni;
      • Maggiore debito va contro la tradizionale cultura della "moneta forte" portata avanti dalla Deutsche Bundesbank.
  •  La Cina nega la notizia circolata in giornata (fonte Financial Times, vedi Handelblatt "Investoren wollen Klarheit: Warum der Euro weiter fällt") di voler cancellare i propri investimenti in Euro (cfr. "China Denies Review of Euro-Zone Bond Holdings"), notizia che aveva creato il panico nel mercato per nuovi timori di ondate di vendite, ma conferma che adotta una strategia di diversificazione di lungo periodo dei titoli in portafoglio. La smentita della notizia ha causato una massiccia ripresa delle quotazioni dell'Euro contro il Dollaro nel corso della giornata;


Tutti questi indizi sono - a mio avviso - potenziali segnali di una (imminente,?!) deflazione europea, cui ci si vorrebbe opporre attraverso la creazione di maggiori risparmi ed esportazioni. Ma se le economie europee dovessero davvero riuscirci, non farebbero altro che spostare su altri i loro problemi (in termini di perdite su crediti e svalutazioni).
 
Matteo Olivieri

>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

mercoledì 26 maggio 2010

Euro: inquietante? No, surreale!


Cosenza (Italy), 26 Maggio 2010

Una giornata a dir poco inquietante per l'Euro, che perde terreno praticamente contro tutte le principali valute internazionali. Contro il Dollaro, le contrattazioni si aprono addirittura con una caduta a picco, segno evidente che gli investitori attendevano la riapertura dei mercati già col dito puntato su "Vendere".
Neppure le timide riprese nel corso della giornata sono riuscite ad invertire l'andamento complessivamente negativo della seduta.

Tre sono le notizie che a mio avviso devono far riflettere maggiormente:

  1. Gli invesitori tedeschi spostano il loro denaro e le loro riserve in oro in Svizzera, considerata evidentemente un porto più sicuro dove tenere i propri risparmi (cfr. FAZ, 26 Maggio "Anlagen, Deutsches Geld fließt wieder in die Schweiz"; Investimenti, Il denaro tedesco si sposta di nuovo in Svizzera, ndr). L'articolo sottolinea opportunamente (!) che in teoria un depositante tedesco potrebbe chiedere la tenuta del proprio conto corrente in franchi Svizzeri; se evidentemente preferisce spostare il proprio denaro in Svzzera, evidentemente si deve dedurre che non è solo per un problema di valuta, ma di sicurezza complessiva del proprio denaro (tanto più che l'interesse su investimenti in valuta svizzera rendono meno di quelli in Euro);

  2. La BCE ha ricominciato a offrire alle banche - in collaborazione con la FED statunitense - fondi illimitati in Dollari, a tasso fisso dell'1.23%. Poichè la stessa operazione la settimana scorsa non ha ricevuto offerte da parte delle banche, c'è da scommettere che un'eventuale accensione di crediti in dollari vuol indicare la necessità delle banche di reintegrare il proprio patrimonio netto (cfr. CNBC 26 Maggio "ECB calls for bids in 7-day dollar tender", la BCE raccoglie offerte per operazioni in dollari a 7 giorni, ndr)

  3. Il tasso di cambio a termine dell'Euro continua in media ad indicare un apprezzamento della valuta, cosa apparentemente "irrazionale" se si considera la caduta a picco dell'Euro di questi giorni (in questo momento: 1.217), ma perfettamente spiegabile se la si interpreta come "fuga di capitali" di breve periodo. Queste le quotazioni del future sull'Euro in questo momento:
      • Jun 2010    1.2181

      • Sep 2010   1.2202

      • Dec 2010   1.2234

      • Mar 2011   1.225 

E' chiaro che questa situazione non è sostenibile a lungo. Il denaro non resta in Europa, ma prende altre strade, soprattutto sulle brevi scadenze. Ciò potrebbe rivelarsi la causa di notevoli problemi di rifinanziamento alle banche europee.
Per consentire maggiori acquisti di Euro a livello internazionale, forse la soluzione potrebbe essere aumentare i tassi di interesse in Europa? Si tratterebbe certamente di una decisione senza precedenti sotto molti aspetti...

Una cosa è certa: se non ci fossero stati gli interventi della Banca Centrale Svizzera dei giorni scorsi, che con gli acquisti massicci di Euro ha cercato di evitare l'apprezzamento del Franco Svizzero, le perdite dell'Euro sarebbero oggi ancora maggiori (dello stesso avviso FAZ 14 Maggio "Devisenmarkt, Der Franken steht solider da als der Euro"). Ma per quanto tempo ancora potranno durare tali interventi?

Matteo Olivieri

>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

martedì 25 maggio 2010

E' la Spagna il nuovo ventre molle d'Europa?





Cosenza (Italy), 25 Maggio 2010

Può la notizia della nazionalizzazione di una piccola banca locale, la Cassa di Risparmio Caja Sur (nell'Andalusia, la regione più povera della Spagna, ndr), far tremare i mercati finanziari europei e mondiali?
Questo è quanto sembra emergere dalla rassegna stampa internazionale, anche se la notizia pare avere dell'incredibile.
Per una rassegna completa rinvio ai seguenti articoli:
Eppure, di salvataggi di banche e/o di nazionalizzazioni forzate dovute ad un rapido deterioramento dei crediti in portafoglio ce ne sono state molte nell'ultimo anno, basti pensare a quanto accaduto in Belgio, Gran Bretagna e nella stessa Germania. Per questo motivo non si riesce veramente a capire come tale notizia possa risultare in qualche modo fondata, tanto più che la Banca di Spagna è intervenuta prontamente in soccorso.

Di certo è che la volatilità del mercato, misurata dal CBOE Market Volatility Index (Fonte: CNBC), ha raggiunto in questi giorni i valori più alti da un anno a questa parte, segno che la situazione economica è tutt'altro che sotto controllo.


A destare preoccupazione sono - a mio avviso - piuttosto gli inaccettabili "campanilismi" che ancora rallentano l'azione dell'Unione Europea. proprio di oggi è il botta-e-risposta polemico tra il Presidente della Commissione Europea Barroso e il Governo di Berlino sulle proposte tedesche di rafforzamento del Patto di Stabilità e Crescita. La Germania preme per sanzioni più aspre nei confronti dei paesi in deficit; il Presidente Barroso - dal canto suo - invita la Germania a riflettere sui vantaggi di cui ha goduto finora dall'entrata in vigore dell'Euro.

  • 25 Maggio FAZ "Im Gespräch: José Manuel Barroso, „Manchmal haben Krisen auch ihr Gutes“", in cui il Presidente Barroso sostiene che la maggioranza dei Tedeschi, a dispetto di quanto sostengono molti politici, è fondamentalmente favorevole all'Euro. Le critiche che vengono mosse all'Euro derivano dal non spiegare correttamente ai cittadini quel che avviene davvero: "Wir müssen den Leuten viel deutlicher sagen, was der Euro ihnen gebracht hat. Nehmen Sie den deutschen Handelsüberschuss von 134 Milliarden Euro. Weiß die deutsche Öffentlichkeit eigentlich, dass fast 86 Prozent von diesen 134 Milliarden, nämlich 115 Milliarden, aus dem Handel in der EU stammen? Sagen die deutschen Politiker der Öffentlichkeit, dass die deutschen Exporte in andere EU-Länder ständig gestiegen sind? Zwischen 1995 und 2008 betrug der Anstieg 7,4 Prozent im Jahr. Bei den deutschen Ausfuhren nach Japan waren das nur 2,2 Prozent. Deutschland war bisher ein großer Gewinner des Euros. Ich finde, dass mehr Politiker in Deutschland das deutlich sagen sollten" [Dobbiamo dire alle persone molto chiaramente che cosa l'Euro ha portato loro. Prendiamo il surplus commerciale tedesco di 134 Miliardi di Euro. Sa l'opinione pubblica tedesca che circa l'86% di questi 134 Miliardi, ovvero 115 miliardi, derivano da commercio con l'UE? i politici tedeschi dicono all'opinione pubblica, che le esportazioni tedesche in altri paesi europei sono stabilmente aumentate? Tra il 1995 e il 2008 l'aumento è ammontato al 7,4% annuo. Nel caso di esportazioni tedesche verso il Giappone ammontava solo al 2,2,%. La Germania è stata finora uno dei maggiori favoriti dell'Euro. Io penso che più politici in Germania dovrebbero dire queste cose chiaramente, ndr].

  • 25 Maggio Handelsblatt "Berlin kontert: „Barroso hat den Euro in schweres Fahrwasser gebracht“" (Barroso ha portato l'Euro in acque difficilmente navigabili, ndr): "Die harsche Kritik von EU-Kommissionspräsident José Manuel Barroso an den Plänen der Bundesregierung zur Verschärfung des Euro-Stabilitätspakts sorgen für großen Unmut in Berlin. Finanzpolitiker von Union und FDP wiesen die Vorbehalte des Portugiesen deutlich zurück und erklärten die deutschen Vorschläge für den „richtigen Weg“ aus der Währungskrise. SPD und Grüne stärkten Barroso den Rücken" [La dura critica dal Presidente della Commissione europea José Manuel Barroso ai piani del governo federale per il rafforzamento del Patto di Stabilità dell'Euro crea grande malcontento a Berlino. La politica finanziaria del CDU e FDP ha mostrato le riserve dei portoghesi calate notevolmente, e ha mostrato che le proposte tedesche sono il "modo giusto" per uscire dalla crisi valutaria. SPD e Verdi apppoggiano Barroso, ndr].
E' chiaro che se l'Europa non risolverà tali anacronistici "campanilismi" e non si trasformerà in una vera Unione, i problemi della speculazione verranno solamente spostati in avanti.

Matteo Olivieri
>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

lunedì 24 maggio 2010

Speculazione contro l'Euro, come domare la bestia?



Cosenza (Italy), 24 Maggio 2010

Come volevasi dimostrare, la riapertura dei mercati di oggi ha dimostrato come i pericoli per le economie europee provengano per la maggior parte da molto lontano, Giappone e Australia in primis (cfr. Handelsblatt 24 Maggio, "Asiatische Aktienmärkte: Tokio schwächelt – Schanghai legt kräftig zu").

Il rafforzamento dello Yen sui mercati valutari europei è il risultato congiunto di maggiori possibilità di profitti nell'estremo oriente e dell'azione di alcune Banche Centrali (Banca del Giappone in primis) di evitare l'eccessivo apprezzamento delle loro valute. Pertanto, mentre gli investitori europei investono a breve termine in quei mercati, per poi far ritornare gli stessi capitali su più lunghe scadenze, in estremo oriente si acquistano Euro e si vendono Yen (Dollari Australiani).

Un articolo molto interessante su Bloomberg di oggi, 24 Maggio, sembra confermare questo aspetto ("Selling Euros for Kiwis Delivers Yield From Merkel (Update2)"). Nell'articolo si legge: "Borrowing in euros to finance an investment in the Australian dollar, New Zealand dollar, Brazilian real and Norwegian krone returned 10 percent in the past 6 months, according to data compiled by Bloomberg." (Prendere a prestito in euro per finanziare un investimento in dollari australiani, dollari neozelandesi, real brasiliani e corona norvegese ha dato un ritorno del 10 per cento negli ultimi sei mesi, secondo i dati compilati da Bloomberg. Lo stesso traffico con il dollaro al posto della moneta da 16 nazioni tradotta in una perdita del 7,5 per cento e un calo del 7,4 per cento con lo yen, ndr). Lo stesso articolo segnale che:
  • Yen ed Euro sono usate come valute per finanziare i c.d. "carry trades", cioè indebitarsi nei paesi con minori tassi di interesse e reinvestirli in quelli con maggiori tassi di interesse;
  • Vendere Yen e acquistare Dollari Australiani o Dollari neozelandesi ha assicurato profitti medi maggiori rispetto a vendite equivalenti di Dollari statunitensi ed Euro.
Se la ricostruzione dei fatti si dimostrerà vera, è chiaro che una tassa sulle operazioni finanziarie, per come richiesto dalla Germania, non risolverebbe il problema...neppure se questo provvedimento fosse esteso a livello europeo o, addirittura, mondiale. Tale provvedimento renderebbe al limite solo più costoso effettuare simili operazioni di "carry trade", ma non ne eliminerebbe alla radice la possibilità.
In effetti, anche la stampa tedesca comincia a convincersi che la "guerra privata" della Germania contro gli speculatori e gli "eccessi dei mercati" sia mal indirizzata (cfr. DIE WELT 19 Maggio, "Kommentar, Angela Merkel versteht die Märkte nicht", La Merkel non capisce i mercati, ndr).

Per tale motivo, credo sia possibile indicare (almeno) 4 modi che influiscono da vicino sulla speculazione contro l'Euro:
  • Un aumento dei tassi di interesse in Australia NUOCE all'Euro poichè intensifica il carry trade;
  • Un apprezzamento dello Yen NUOCE all'Euro poichè intensifica il carry trade;
  • L'inflazione giapponese minore (o anche deflazione,!) di quella europea NUOCE all'Euro poichè tende ad apprezzare lo Yen;
  • Un apprezzamento dell'Euro GIOVA all'Euro, ma ciò vuol dire anche una maggiore inflazione giapponese (cioè, minori esportazioni e maggiori importazioni giapponesi)!
Ovviamente, all'orizzonte si profila un vero e proprio dilemma: l'apprezzamento dell'Euro sembra collegato ad una maggiore inflazione giapponese, cosa non solo non desiderata dalle autorità nipponiche, quanto anche di fatto combattuta: infatti, nel tentativo di impedire la caduta dei prezzi interni, queste stanno favorendo in tutti i modi la crescita delle esportazioni...dunque l'esatto opposto di quanto sarebbe necessario [ovviamente, una maggiore quota di importazione e di inflazione, equivale a richiedere ai giapponesi un impoverimento rispetto alla loro sitazione attuale!].
Come uscire da questa situazione?...E' chiaro che una ripresa forte e duratura dell'economia americana, ed un Dollaro forte, toglierebbe tutti dai guai (cfr. Bloomberg 24 Maggio "Dollar to Become ‘Growth Currency’ During Next Decade (Update1)" [vedi anche il mio paper "The Bug in the European Monetary Architecture: Can a Collapse Still Be Avoided?"]!

Matteo Olivieri

>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

sabato 22 maggio 2010

Arbitraggi sui mercati valutari: prospettive per la nuova settimana


Cosenza (Italy), 22 Maggio 2010

La settimana che si è appena conclusa ha visto l'Euro stabilizzarsi poco sotto quota 1,26USD, dopo le pesanti perdite nella prima parte della settimana e i recuperi sostanziali nella seconda.
A mercati fermi, ho dato un'occhiata ai cambi cross (fonte: Bloomberg) ed ho notato che:


  • Le valute principali (Dollaro Statunitense, Sterlia Inglese, Franco Svizzero e Dollaro Canadese) sono sostanzialmente in equilibrio rispetto all'Euro;
  • Le altre valute internazionali (Dollaro Australiano e Yen Giapponese) sono disallineate rispetto all'Euro, segno inequivocabile di possibilità di arbitraggi.
Da calcoli da me effettuati, ho poi rilevato che:
  1. In Giappone: conviene acquistare (aumenta la domanda di) Euro via Dollari australiani [profitti stimati: 0.0002%] e Dollari Australiani via Euro [profitti stimati: 0.002%]
  2. In Australia: conviene acquistare (aumenta la domanda di) Euro via Yen [profitti stimati: 0.30%];
  3. In Europa: conviene acquistare (aumenta la domanda di) Yen via Dollari Australiani [profitti stimati: 0.75%].
Si tratta di cifre ragguardevoli: nel caso 3, per esempio, per ogni milione di Euro convertiti in Dollari Australiani e successivamente in Yen, il guadagno è di 7.500 Euro!

Attraverso gli arbitraggi, gli investitori non fanno altro che acquistare una valuta estera dove questa è più conveniente rispetto alla propria valuta nazionale, oppure di venderla dove essa è più cara. Così facendo, aumenta la domanda di valuta conveniente (il tasso di cambio sale), mentre diminuisce dove questa costa di più (il prezzo della valuta conveniente scende). Tale meccanismo non si arresta finché sul mercato regni un prezzo unico!

Se i miei calcoli sono esatti, in settimana assisteremo ad un apprezzamento dello Yen in Europa (cioè un deprezzamento del tasso di cambio EUR/JPY) e un apprezzamento dell'Euro in Giappone e in Australia (cioè un deprezzamento del tasso di cambio JPY/EUR e AUD/EUR).
 
Questa lettura - se corretta - è coerente con quanto segnalavo nel mio precedente post, ovvero che l'apprezzamento dell'Euro in Asia è un modo per combattere il ritorno della deflazione in Giappone, poichè tende a rendere le esportazioni più convenienti, e le importazioni europee meno convenienti.

Lunedi, alla riapertura dei mercati, occorrerà valutare tali considerazioni alla luce delle quotazioni di oggi, per come di seguito riportate:


Matteo Olivieri

>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

venerdì 21 maggio 2010

Speculazione contro l'Euro: la mela avvelenata è svizzera!



Cosenza (Italy), 21 Maggio 2010

Nella serata di ieri stavo dando un'occhiata ai mercati dei cambi, quando ho notato qualcosa di molto interessante: dopo una giornata nervosa di contrattazioni, ma tutto sommato nella media, a fine giornata si è assistito ad un vero e proprio rally nel cambio Euro/Dollaro, contraddistinto prima da un rapido apprezzamento dell'Euro, poi da un suo altrettanto veloce (sebbene parziale) rientro ai livelli iniziali.

La qual cosa mi ha incuriosito molto, ed ho cercato di vederci chiaro. Per questo motivo ho confrontato quello che stava accadendo alle pricipali valute internazionali ed ho scoperto che (vedi grafico sotto):
  1. L'andamento inconsueto del cambio Euro/Dollaro replicava molto bene quello del cambio Euro/Yen giapponese;
  2. Il picco registrato tra le 8 e le 9 di sera replicava perfettamente l'andamento del cambio Euro/Franco Svizzero;
  3. Le altre valute internazionali (Sterlina inglese,  Dollaro statunitense, Dollaro canadese, Dollaro Australiano) erano sostanzialmente immutate.


Come spiegare questi fenomeni?
E' chiaro che il picco improvviso è stato causato da acquisti massicci, sicuramente da parte di qualche Banca Centrale intervenuta sui mercati a difesa della propria valuta. Considerato che i movimenti hanno riguardato il Franco svizzero e lo Yen giapponese, sarebbe facile dedurre che siano proprio quelle Bance Centrali i soggetti interessati. Il fatto poi che ciò sia avvenuto tra le 8 e le 9 di sera, quando i mercati europei sono chiusi, può voler dire che l'acquisto è stato effettuato sul mercato statunitense (a New York tra le 3 e le 4 del pomeriggio).
Perchè intervenire? Le spiegazioni potrebbero essere due, entrambe plausibili (anche se opposte):
  1. L'intervento si inquadra nell'ambito del programma di salvataggio dell'Euro messo a punto a Bruxelles, il quale vede coinvolte le principali Banche Centrali mondiali;
  2. L'intervento è un tentativo di alcune Banche Centrali di evitare l'eccessivo apprezzamento delle proprie valute nazionali:
 L'alternativa numero 1 mi convince di meno, sia perchè i problemi dell'Europa sono collegati alla diminuzione dei rendimenti sulle obbligazioni di Stato a lunga scadenza (quindi, crescita nel valore nominale) e non ai tassi di cambio, sia perchè questa mossa sembra più l'azione isolata di Banche Centrali di paesi alle prese con rschi di deflazione, che non il risultato di un'azione concordata.

Queste considerazioni sembrano trovare riscontro in alcuni articoli apparsi su stampa internazionale:
  • Reuters, 20 Maggio, "FOREX-Euro climbs vs US dollar, sentiment still negative" (Mercato dei derivati su valuta- L'Euro si apprezza sul Dollaro, ma il sentimento di mercato è ancora negativo, ndr). Nell'articolo si legge: "The move seemed to have been led by the euro-franc and dollar-franc crosses," said Marc Chandler, global head of currency strategy, at Brown Brothers Harriman, in New York." (Il movimento sembrerebbe essere stato causato dai cambi-cross Euro-Franco svizzero e Dollao-Franco Svizzero, ndr);
  • Comdirect 20 Maggio, "Devisen: Euro springt an - 'Schweiz interveniert offenbar'"(Valute: L'Euro sobbalza - la Svizzera interviene chiaramente, ndr). Nell'articolo si legge: "'Offenbar hat es erneut Stützungskäufe der Schweizer Nationalbank gegeben', sagt Stephan Rieke, Devisenexperte bei der BHF-Bank. Die Käufe seien offenbar wie am Vortag 'massiv' gewesen. Die Schweiz versucht durch die Käufe den Schweizer Franken zu schwächen, um eine Deflation, also den anhaltenden Rückgang des Preisniveaus, zu verhindern. Zudem leidet die Exportwirtschaft der Schweiz unter dem schwachen Euro" (Chiaramente ci sono stati nuovi acquisti da parte della Banca Nazionale Svizzera a sostegno della valuta (...). Gli acquisti sono stati "massicci" come nel giorno precedente. La svizzera cerca di indebolire il Franco Svizzero attraverso acquisti di Euro, al fine di evitare ua deflazione, cioè una diminuzione duratura del livello dei prezzi. Inoltre le esportazioni svizzere soffrono a causa della debolezza dell'Euro, ndr).
  • CNBC, 21 Maggio, "BOJ Outlines New Loan Scheme, Warns on Europe Woes" (La Banca Centrale Giapponese delinea un nuovo schema di prestiti, avvertimento sui guai dell'Europa, ndr). Nell'articolo si legge: "He added, however, that it was undesirable for the yen to rise too much. "A close watch is needed so that yen rises do not become excessive," he said before meeting the prime minister. Yen gains threaten to undermine economic recovery by eating into exporters' profits and prolonging deflation by pushing down the costs of imports. But with the direct impact of Europe's woes on Japan limited so far, the central bank is expected to avoid easing monetary policy further for now. Taking the view that flooding markets with cash alone would not help overcome deflation, the BOJ said last month that it would consider a new framework to redirect money to industries with potential new demand" (Ken, Ministro delle Finanze giapponese, ha sostenuto che è indesiderabile che lo Yen cresca troppo. Infatti, guadagni sullo Yen potrebbero minacciare la ripresa economica se i profitti degli esportatori venissero erosi da un costo delle importazioni divenuto improvvisamente meno caro, ndr).
Cosa potrebbe voler dire tutto ciò? A mio avviso, nel tentativo di proteggere le proprie esportazioni, le Banche Centrali di alcuni importanti paesi del mondo stanno acquistando massiccciamente valute altrui. Esse sanno che un'ondata di importazioni a basso costo potrebbe distruggere completamente le proprie industrie nazionali. Per prevenire questo rischio, preferiscono scaricare su altri i costi del risanamento interno, ma - così facendo - finiscono per peggiorare la situazione. A me tale situazione ricorda da vicino - coeteris paribus - le c.d. "svalutazioni competitive" degli anni '30!
Oramai è evidente che questa crisi finanziaria appare sempre più come il prodotto finale di squilibri globali mai risolti; primo fra tutti, il ritenere che la crescita economica passi necessariamente (!) attraverso quote maggiori di esportazioni!

Matteo Olivieri

>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

giovedì 20 maggio 2010

Eurozona, dall'«azzardo morale» all'"isteria moralizzante"!


 
Cosenza (Italy), 20 Maggio 2010

Riprendo ad aggiornare il blog dopo un breve periodo di vacanza, volutamente caratterizzato dalla lontananza da internet e dai giornali.
Al mio ritorno devo dire tuttavia che ben poco è cambiato: la situazione dei mercati è fondamentalmente la stessa di una settimana fa (euro debole; discussioni sul piano di salvataggio delle economie europee, tagli di spesa pubblica e riduzione degli invetimenti nei bilanci, ecc.), ma mi sembra che i toni si siano inequivocabilmente alzati.

Questi sono i primi articoli che ho letto, e che ho giudicato estremamente allarmanti:
  • 19 Maggio CNBC "Germany's Merkel Says Euro Is in Danger" (La tedesca Merkel dice che l'Euro è in pericolo, ndr), dove - tra le altre cose - si legge: "Germany shocked financial markets on Tuesday by taking an apparently unilateral initiative involving an immediate ban on naked short-selling of euro government bonds and on related transactions in credit default swaps (CDS)" (La Germania ha sconvolto i mercati finanziari martedì prendendo un'iniziativa apparentemente unilaterale che comporta il divieto immediato di vendite allo scoperto di titoli di Stato in euro e operazioni collaterali in credit default swaps (CDS), ndr);
  • 19 Maggio, Bloomberg "Merkel’s ‘Moralistic Hysteria’ Ban Unsettles Debt, Currencies" (Il divieto da "isteria moralistica" della Merkel destabilizza il debito e le valute, ndr): "This uncoordinated effort is counterproductive to the long-term survival of the euro," Garman said. "While it may temporarily alleviate what they see as the animal imagery of locus and wolfpack, or however else they describe speculators, it adds to a climate that’s becoming more uncertain by the day" (Questo sforzo non coordinato è controproducente per la sopravvivenza a lungo termine dell'Euro, ha detto Garman. "Anche se ciò può temporaneamente appagare ciò che essi vedono come locuste o branco di lupi, o in qualsiasi altro modo essi descrivono gli speculatori, crea anche un clima che sta diventando sempre più incerto di giorno in giorno, ndr);
  • 19 Maggio, CNBC "Cramer: Europe to Collapse in 48 Hours – or Never" (Cramer: Europa destinata a collassare in 48 ore, o mai più, ndr);
  • 20 Maggio, DIE WELT "Eurokrise, Schäuble sieht Finanzmärkte außer Kontrolle" (Crisi dell'Euro, Schäuble vede i mercati finanziari fuori-controllo, ndr). Nell'articolo si cita la proposta tedesca di richiedere una tassa sulle transazioni finanziarie estesa a livello europeo, nonchè si dice che non c'è alcuna alternativa alla maggiore regolamentazione dei mercati finanziari ("Finanzminister Schäuble sieht keine Alternative zu einer stärkeren Regulierung der Finanzmärkte").
Interessante notare che solo una settimana fa la colpa era data agli "speculatori", poichè - si diceva - ora che si ha la certezza che i governi sono decisi ad intervenire massicciamente sui mercati per salvare le economie in difficoltà, gli investitori cercheranno di fare il pieno di soldi (cfr. CNBC, 11 Maggio "EU Rescue Package Creates Moral Hazard: Blanchflower"), mentre ora tutto il mondo civile (!) se la prende con il comportamento arrogante della Germania, che sembra andare avanti per la propria strada, senza condivisione di una strategia comune europea (cfr. Handelsblatt 19 Maggio "Leerverkäufe-Verbot: Deutscher Alleingang verärgert EU-Partner" (Divieto tedesco di vendite allo scoperto: La corsa solitaria fa arrabbiare i partner europei, ndr).

In ogni caso, di nuovo rispetto alla settimana scorsa c'è invece che le quotazioni del future sull'Euro cominciano a segnare un deprezzamento sul Dollaro:

[Dati 20.05.2010 09:38 am (+1, GMT)], fonte CNBC: 
  • Cambio EUR/USD: 1,2411 
  • Futures sull'Euro:
      •  Jun 2010: 1.2392
      • Sep 2010: 1.2402
      • Dec 2010: 1.2394
      • Mar 2011: 1.2405

Questo vuol dire che i mercati ad oggi cominciano ad attendersi un deprezzamento dell'Euro rispetto al Dollaro. Tuttavia, poiché la percentuale di deprezzamento dell’Euro è minore (!) della differenza tra tassi di interesse su scadenze simili, continua ad essere preferibile investire in titoli europei.

Alla luce di questi dati, le mie previsioni sono:

  • Aumento dell'importazione di capitali verso l'Europa, ovvero aumento del debito europeo;
  • Ulteriore aumento del rendimento (c.d. yield) sulla parte "lunga" della curva europea dei rendimenti, cioè diminuzione dei prezzi dei bond sulle scadenze lunghe;
  • Nello scenario peggiore di breve periodo, possibilità di una curva dei rendimenti a "U". 
A me sembra ormai chiaro che i capitali siano in uscita dall'Europa sulle brevi scadenze per poi ritornarvi invece sulle lunghe, segno inequivocabile che alla base di questa crisi ci sono squilibri reali (!) nell'economia europea rispetto al resto del Mondo (che la causa sia forse proprio la regolamentazione dei mercati, ?!).
L'idea che mi sono fatto è che l'apprezzamento dell'Euro non sia riconducibile nè alla forza dell'economia europea, nè alla credibilità dei Governi o della BCE, ma alla sistematica carenza di moneta nell'Eurozona, che viene piuttosto investita a breve scadenza su altri mercati.
Se è davvero così, nè il più consistente dei pacchetti di aiuti finanziari nè il divieto di operazioni in derivati allo scoperto basterebbero ad eliminare le distorsioni sui mercati...la speculazione è destinata a continuare?
 
Matteo Olivieri

 
>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

 

mercoledì 12 maggio 2010

Speculazione contro l'Euro: l'ombrello non serve, occorre un parafulmini!


Cosenza (Italy), 12 Maggio 2010

Nell'articolo dell'11 Maggio su IlSole24Ore dal titolo "Draghi: lotta a speculazione necessaria, anche se difficile" viene citata in apertura una frase del Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi a proposito dell'attuale crisi del debito europea: «Sono battaglie che bisogna combattere, non si vincono subito».

La frase lascia intendere che, nonostante la difficoltà del momento, la battalia contro la speculazione sarà alla fine vinta. Ovviamente, ognuno si augura che sia così!

Vorrei proporre tuttavia due statistiche che mi sono capitate di recente sotto gli occhi. La prima riguarda l'esposizione del settore bancario dei principali paesi nei confronti dei c.d. PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna) (fonte: CNBC); la seconda riguarda le previsioni 2010 elaborate dalla Commissione Europea.



Per come si evince da questi dati, il totale dell'esposizione dei principali 20 creditori dei paesi PIIGS è di 706,321945 trilioni di Euro (cioè, 706 mila miliardi di Euro), a fronte di un pacchetto di salvataggio complessivo di 750 bilioni di Euro (cioè, 750 miliardi di Euro). Questo vuol dire, che se i paesi PIIGS diventassero improvvisamente insolventi, la rete di salvataggio decisa dai ministri delle finanze europee di concerto con le autorità monetarie internazionali (FMI e principali banche centrali internazionali) sarebbe solo una goccia nel mare del bisogno: in effetti, l'indebitamento bancario nei confronti dei PIIGS è una cifra di 1000 volte superiore!

Si tratta di una cifra talmente elevata che nessun accordo internazionale saprebbe mettere in piedi. Qesto suggerisce ancora una volta (!), che non è attraverso l'ulteriore indebitamento che si può uscire da questa crisi, ma trovando nuove strade. Già, ma quali?
A giudicare dalle previsioni economiche della Commissione Europea (stato: 5 Maggio 2010), non si potrà nemmeno contare su ritmi di crescita sostenuti. Al contrario, l'Europa nel 2010 avrà problemi di crescita irregolare e di ripresa dell'inflazione, segno inequivocabile che i meccanismi di trasmissione della politica monetaria europea procedono a singhiozzo.
Certo, una maggiore inflazione in teoria agevolerebbe i debitori poichè riduce il peso "reale" del debito da ripagare, ed inoltre tende a produrre un deprezzamento dell'Euro (cosa che potrebbe agevolare le esportazioni), ma è anche vero che la crescita "frammentata" metterebbe in pericolo la crescita omogenea dell'Area Euro e la politica del "tasso di interesse unico", con conseguenti pericoli di un'Europa a due velocità proprio quando la coesione delle politiche monetarie e di bilancio sembra essere imprescindibile!

Matteo Olivieri

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martedì 11 maggio 2010

Euro, già di ritorno alla dura quotidianità?


Cosenza (Italy), 11 Maggio 2010

Fino alla serata di ieri politica e media continuavano ad esaltare il successo del piano di salvataggio europeo da 750 miliardi di Euro, anche se segni di "riassorbimento" erano già evidenti (cfr. il mio post precedente).
Oggi quei segnali si sono ripresentati, e di fatto - a circa 24 ore dal varo del mega-piano - gli effetti benèfici sembrano del tutto svaniti e l'Euro ritorna alle quotazioni di venerdi scorso.
Rimane invece sul campo la maggiore sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni europee, accusate di aver infranto le regole del Trattato di Maastricht e del Patto di Stabilità Europea.
Soprattutto i media tedeschi sono i più critici. Ritengo che i titoli parlino chiaro da soli:
Inoltre:
Nel frattempo, la probabilità di default dei paesi PIIGS (fonte CMA) ricomincia ad aumentare, tanto che i benèfici effetti di ieri sembrano già annullati:


A giudicare dalla tabella di sotto (fonte FAZ), l'obiettivo di stabilizzare l'economia europea potrebbe rislutare molto più difficile del previsto. Infatti, la quota di ripartizione tra paesi europei del nuovo pacchetto di aiuti dovrebbe essere - molto probabilmente - la seguente (da notare: l'Italia si accollerebbe circa 81 miliardi di Euro di debito!):


La domanda legittima a questo punto è come faranno i paesi europei a indebitarsi così tanto?
 
La risposta più ovvia sarebbe: attraverso i mercati finanziari...Giusto! Tuttavia, l'elevata offerta di titoli di Stato metterebbe in concorrenza fra di loro le singole economie europee, e ciò non farebbe altro che abbassare ulteriormente i rendimenti dei titoli di Stato sui mercati, magari tanto da ipotizzare una curva dei rendimenti piatta per tutta l'Europa...
Siamo forse all'anticamera di una deflazione?
 
Matteo Olivieri

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lunedì 10 maggio 2010

Cambio Euro/Dollaro: un giorno di ordinaria follia


Cosenza (Italy), 10 Maggio 2010

Si temeva il peggio alla riapertura dei mercati di oggi, ma almeno finora il pericolo è scongiurato. Il pacchetto d'aiuti deciso in nottata a Bruxelles per l'ammontare di 750 miliardi di Euro (cfr. "750 Milliarden Euro, Woher kommt das ganze Geld für das Auffangnetz?", Da dove viene tutto il denaro per la rete di sicurezza? ndr) ha fatto effetto!

In qualche modo ritorna euforia tra gli operatori e anche sui giornali non mancano i titoli positivi (cfr. CNBC, 10 Maggio "ECB Succeeding in Scaring off Speculators: Strategist", BCE ha successo nel mettere paura agli speculatori: sostiene uno strategist). Nonostante tutto, le voci fuori dal coro non mancano, e ci si chiede quanto potrà durare il recupero dell'Euro (cfr. CNBC, 10 Maggio "Stocks Surge on EU's Bailout, But How Long Will Rally Last?". Io stesso avevo preso una posizione ben precisa, che tuttavia - almeno finora - ha tardato a manifestarsi. Dunque, solo fantasie? Non direi...si è trattata di una giornata piena di eventi di rilievo per l'economia mondiale. Eccone la cronaca:

Ore 08:55 am (+1GMT): i mercati sono già in fermento prima della riapertura europea



Ore 08:59 am (+1GMT): Tutto pronto per l'avvio delle contrattazioni, ma l'Euro segna già un ribasso...


Ore 09:00 am (+1GMT): All'avvio, l'Euro perde le prime posizioni...



Ore 09:05 am (+1GMT): ricominciano le ondate di vendite; il calo diventa marcato!


Ore 10:00 am (+1GMT): il calo si blocca e comincia un trend rialzista senza precedenti. Le Banche Centrali di tutto il mondo hanno cominciato ad acquistare in massa i titoli di Stato greci, portoghesi, spagnoli e italiani (!) (cfr. FAZ, 10 Maggio "Geldpolitik, Notenbanken beginnen mit dem Kauf von Anleihen", Politica monetaria, Le Banche Centrali cominciano ad acquistare titoli di Stato, ndr).



Ore 6:12 pm (+1GMT): dall'apertura delle borse americane, il mercato comincia a ritornare sui suoi livelli di inizio giornata: gli operatori statunitensi sono la causa del ridimensionamento delle ambizioni europee?
 
A fine giornata europea delle contrattazioni, l'Euro è rimasto fondamentalmente immutato rispetto alle quotazioni di venerdi col Dollaro. Tuttavia, mentre la probabilità di default, misurata dai CDS, è notevolmente diminuita, il differenziale nei bond decennali non è diminuito (anzi, è aumentato nei paesi PIGS)...davvero interessante!
 
 
Questo vuol forse dire che il pacchetto d'aiuti da 750 miliardi di Euro è riuscito a provvedere di liquidità il mercato ma non è riuscito a modificare le distorsioni delle economie europee maggiormente a rischio? Potrebbe essere una spiegazione...non ci resta che vedere cosa accadrà nei prossimi giorni!
 
Matteo Olivieri

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domenica 9 maggio 2010

La Grecia non c'entra: vendere Euro, nonostante tutto...



Cosenza (Italy), 9 Maggio 2010

Nel tentativo di assicurare la stabilità ai mercati e all'Euro, prima della riapertura dei mercati di domani, i ministri economico-finanziari dell'Area Euro si sono riuniti nuovamente di domenica per elaborare una strategia comune.
Le dichiarazioni di questi giorni non lasciano adito a dubbi: i ministri europei sono fermamente decisi a salvare l'Euro a qualsiasi costo (cfr. Reuter, 9 Maggio "EU Seeks Mechanism to Contain Greek Debt Crisis").
In attesa che vengano diffuse notizie ufficiali, ho provato a dare un'occhiata ai tassi di cambio "cross" (ore 3:40, +1GMT), ed ho scoperto che:
  • E' molto più conveniente acquistare Dollari australiani usando come valuta "ponte" i Dollari statunitensi, che detenere Euro: in questo caso ho stimato un guadagno teorico di 1480,67 Euro per ogni milione investito;
  • E' molto più conveniente acquistare Sterline inglesi usando come valuta "ponte" i Dollari statunitensi, che detenere Euro: in questo caso il guadagno è ancora maggiore, ovvero 1503,94 Euro per ogni milione investito;
  • [Tendenza simile, ma molto meno accentuata, anche nel caso dello Yen giapponese: in altre parole, lo Yen non sembra essere al momento (!) moneta preferita dagli arbitraggisti e dunque, non è lo Yen il veicolo di trasmissione della crisi].
Si tratta di notevoli possibilità di arbitraggi, cioè di profitti possibili dovuti a disallineameni nei tassi di cambio. Io ritengo che la Grecia non c'entri nulla (o forse solo indirettamente): responsabili principali sono piuttosto le differenze nei tassi di interesse internazionali, e le barriere al commercio internazionale di beni e titoli.
Se i miei calcoli sono giusti, ritengo che nella seduta di domani assisteremo ad un deprezzamento dell'Euro tanto nei confronti del dollaro USA quanto del dollaro australiano!
Così, quale che sia la conclusione cui arriveranno i ministri europei, sono dell'avviso che alla riapertura dei mercati continueranno le tendenze all'indebolimento dell'Euro, fatto questo che è di notevole importanza visto che l'Euro, dopo un "leggero contromovimento", pareva essere in parte ripreso dal tracollo dei giorni scorsi.

Se così fosse, sarebbe un segnale molto importante, poichè vorrebbe dire che il mercato agisce indisturbato nonostante qualsiasi accordo della diplomazia mondiale...

Matteo Olivieri

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sabato 8 maggio 2010

Il "baco" nell'Architettura Monetaria Europea: un collasso può essere ancora evitato?



Cosenza (Italy), 8 Maggio 2010

Ho deciso che dedicherò il post di oggi solo e soltanto a me stesso...spero tuttavia che questo gesto non venga scambiato per presunzione da chi segue il mio blog!
Ho ripreso da qualche tempo fra le mani un mio articolo del 2005 (vedi foto), profeticamente intitolato «Il "baco" nell'Architettura Monetaria Europea: un collasso può essere ancora evitato?».

Già nel 2005, la mia tesi era che l'Unione Monetaria Europea non è un meccanismo sano, e per questo evidenziavo 3 possibili cause di collasso. In sintesi, i miei argomenti erano:
  1. Un elevato e persistente rapporto deficit/PIL, superiore al 3% previsto dal Trattato di Maastricht, causa un aumento delle aspettative di inflazione ed un erosione progressiva del valore capitale dei bond detenuti in portafoglio dalle istituzioni finanziarie, con conseguenze negative sulla produttività delle economie europee;
  2. Un calo di produttività europea, accentuato da cambiamenti nei gusti dei consumatori o nei flussi di commercio estero, causa a sua volta scarsità nella liquidità: di conseguenza, il valore dei bond in portafoglio della BCE si svaluterebbe e le riserve in valuta straniera si assottiglierebbero, specie in presenza di un contemporaneo deprezzamento del Dollaro Statunitense;
  3. Il sistema bancario europeo avrebbe difficoltà a garantire i depositi, e restringerebbe il credito (c.d. credit crunch), con effetti reali (!) negativi a cascata.
In definitiva, una volta innescata la crisi, non se ne uscirebbe attraverso l'ausilio di politia fiscale o monetaria (per come invece si sta tentando,!), ma solo sperando (!) in una congiuntura economica internazionale favorevole, o nell'aiuto di istituzioni internazionali (p.e. FMI).
Per chi desiderasse approfondire, ecco due estratti:
  1. "[...] Of course the question that arises is how long such a scenario of prolonged losses can be sustained. These considerations lead to the conclusion that even a small shock could cause a persistent fiscal deficit in Europe accompanied by an increasing public debt and chronic financing deficits from national governments or from the ECB; this is in fact a potentially explosive situation that cannot be resolved only on the basis of inner fiscal policy, but any solution should necessarily rely on a favourable international business cycle or on financial means from international institutions. In this case, the European Monetary Architecture would commit an original sin itself because it is not able by itself to escape from this perverse situation of prolonged losses. In this sense neither the Maastricht Treaty nor the Stability and Growth Pact help to restore losses of efficiency in the European countries once they start to run chronic deficits".
  2. "[...] Therefore if the ECB becomes too dependent on the USD and accumulates too many USD reserves, a prolonged USD depreciation could also lead to a chronic European deficit, which cannot be covered in the case of continuous depreciation of the USD brought about - as I have already mentioned - maybe by prolonged trade deficits with third economies (i.e. China). This scenario also implies that both the USA and the European Union would face increasing debt positions from trade and financial sectors respectively and also that both of these countries would bind their economies in a stronger way to flows of trade (trying to export as much as they can)".
Nel mio articolo spiegavo come questi problemi si sarebbero potuti evidenziare anche se (!) la BCE fosse stata in grado di mantenere il livello di inflazione al 2%, e pertanto in un quadro di inequivocabile successo (!) della politica monetaria europea. Anzi, un impegno rigoroso a combattere l'inflazione, sarebbe stato proprio tra le cause scatenanti della crisi, poichè induce gli investitori a valutazioni errate del rischio-paese...avevo visto giusto: l'attuale crisi finanziaria europea si sta svolgendo proprio in questi termini!

Interessante poi segnalare che nell'articolo avevo già ammonito che una crisi europea avrebbe avuto le stesse sembianze delle crisi degli anni '70, quando - similarmente - si ebbe una progressiva perdita in conto capitale dei titoli obligazionari iscritti a patrimonio netto.
In effetti stiamo rivivendo coeteris paribus quanto già accaduto negli anni '70, per cui - a quanto pare - non abbiamo appreso proprio nulla dalla storia!

Questi temi, una volta giudicati tabù, sono oramai divenuti di dominio pubblico.
Economisti, Banchieri Centrali, Operatori sui mercati e Professori universitari non possono più negarne l'esistenza, e - noto con soddisfazione - molti hanno dovuto cambiare col tempo la propria posizione in merito.

Di seguito, per completezza, riporto una breve rassegna stampa della sola (!) ultima settimana.
E' una bella soddisfazione vedere come addirittura il vocabolario utilizzato dalla stampa estera ricalchi fedelmente (!) quello da me pionieristicamente utilizzato nel 2005! giusto per dare una misura della portata dei fatti, ricordo che fino a qualche mese fa rivedere il Trattato di Maastricht ed il Patto di Stabilità Europeo, non era nemmeno prevista come opzione possibile.
Infine: nell'occhiello del mio articolo inserivo una frase di Goethe: "Gli ignoranti sollevano questioni, a cui i colti avevano già dato risposta da millenni"....

Uscire da questa crisi è possibile, ma la strada che si è deciso di tentare attraverso austeri programmi di risanamento non è - a mio avviso - la via d'uscita e pertanto, alla lunga, risulterà fallimentare.

[L'articolo originale "The Bug in the European Monetary Architecture: Can a Collapse still be avoided?" è disponibile al seguente URL: http://ssrn.com/abstract=1602944]

Matteo Olivieri

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giovedì 6 maggio 2010

La speculazione contro l'Euro viene da molto lontano!

Cosenza (Italy), 6 Maggio 2010

Oggi per la prima volta sono sinceramente preoccupato per la situazione attuale. Intendiamoci, non è per i rumors di mercato nè per il fiume in piena di dichiarazioni e commenti di analisti. Al contrario, è per una serie di elementi mi stanno girando in testa da tempo e che si sono riuniti, come in un puzzle, a formare una fotografia che oggi mi appare nitida.

Gli elementi che mi preoccupano sono questi:

1) La curva dei rendimenti (c.d. Yield Curve) delle principali economie mondiali sta diventando piatta. Finora tale fenomeno aveva riguardato la Grecia, anche se con caratteristiche tutto sommato differenti: in quel caso infatti, la parte di curva con scadenze di breve periodo (fino a 3 anni, c.d. "coda corta") era schizzata alle stelle, mentre la parte di curva riguardante le scadenze di lungo periodo (10-30 anni, c.d. "coda lunga") era rimasta invariata. Ora si sta verificando qualcosa di diverso (cfr. USA, Germania): la "coda corta" è tutto sommato stabile, mentre la "coda lunga" segna una diminuzione sistematica dei rendimenti da qualche giorno. Considerato che le scadenze a 10 e 30 anni di Germania e Stati Uniti sono generalmente considerate come "àncore" di valore, il fatto che i rendimenti di questi bond perdano terreno, deve destare preoccupazione.

Ciò può (!) significare infatti che gli investitori stanno vendendo le posizioni a breve giudicate troppo rischiose e si stiano rifugiando nelle posizioni lunghe giudicate più sicure: così facendo essi fanno aumentare i rendimenti sulle brevi scadenze e diminuirli sulle scadenze lunghe.

Il rischio maggiore che si corre è ovviamente che se ognuno ritiene più sicuro investire sulle lunghe scandenze, nessuno sarebbe più disposto ad acquistare titoli di Stato di breve scadenza, con ricadute negative sulla liquidità degli Stati sovrani. Questo spiega il perchè delle politiche monetarie accomodanti delle Banche Centrali: si tratta infatti di un modo per assicurare la liquidità di breve periodo ai mercati.

2) Un secondo motivo di preoccupazione è dato dal fatto che per arginare la caduta dei prezzi dei bond sulle brevi-medie scadenze, è cominciata a livello globale una corsa a "stimoli monetari" (c.d. monetary easing) sempre più insistenti, che ricorda - per molti aspetti - le "svalutazioni competitive" dei primi decenni del '900 (cfr. CNBC, 6 Maggio "Japan panel calls for targets on yen, inflation".
Così, nel tentativo di tenerne alto il prezzo, le Banche Centrali acquistano bond e vendono moneta: questo meccanismo è alla lunga pericoloso poichè potrebbe condurre a non avere più sufficienti riserve di valuta estera come copertura della base monetaria (vedi, inflazione)!

3) Un terzo motivo di allarme è quanto sta accadendo in Australia l'economia australiana è l'unica che mostra segni costanti di crescita (surriscaldamento, ?!), tanto che oggi la Reserve Bank of Australia ha innalzato ulteriormente i tassi di interesse, portandoli al 4,50%.
Da alcuni calcoli da me effettuati (ore 4.30pm, +1GMT), ho evidenziato come al momento sia più profittevole investire in titoli australiani che europei. Questo nonostante lo swap positivo (=apprezzamento) con cui è quotato l'Euro a termine rispetto al Dollaro Australiano!
In altre parole, sulla base degli attuali tassi di interesse di mercato, è possibile affermare che ci sono le premesse per un'esportazione di capitali dall'Europa verso l'Australia. Questo denaro è in cerca di rendimenti elevati (c.d. "hot-money"), ma temporanei.

La mia conclusione è la seguente:
  • Gli investitori vendono titoli europei a breve e li acquistano a lungo;
  • Gli investitori acquistano titoli australiani a breve e a lungo;
  • Il tasso di cambio EUR/AUD segna un apprezzamento dell'Euro nei confronti del Dollaro Australiano;
  • Il tasso di cambio a termine dell'Euro segna apprezzamento rispetto al tasso di cambio a pronti EUR/USD.
Queste conclusioni mi (!) convincono, poichè altrimenti non si capisce proprio la ragione per cui l'Euro continui ad apprezzarsi a termine nonostante la raffica di notizie inquietanti! Evidentemente, ci deve essere moneta che defluisce per brevi scadenze dall'Area Euro per poi ritornarvi sulle lunghe scadenze...una sorta di "anemìa" di moneta (sintomo di deflazione, ?!).

Può darsi che il Dollaro Australiano non sia l'unico veicolo di trasmissione della speculazione internazionale. Dai calcoli da me fatti si evince tuttavia che esso al momento lo è senz'altro! Pertanto, qualsiasi ulteriore aumento dei tassi di interesse australiani potrebbe aggravare la situazione dell'Euro.

Matteo Olivieri

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martedì 4 maggio 2010

Rischio di contagio: corsi e ricorsi storici!


Cosenza (Italy), 4 Maggio 2010

Nei manuali di economia si ritrova ancora oggi una famosa frase attribuita a J. Schumpeter, "L'Italia ha sempre avuto i migliori economisti e la peggiore moneta". Tale frase è stata spesso motivo di orgoglio per alcuni, e di sarcasmo per altri. In ogni caso, essa mette in luce una divisione tra ciò che l'economia spesso è, e ciò che essa invece dovrebbe essere...

Ben ricordo i tempi in cui la lira italiana era considerata a livello europeo il miglior esempio di quello che la politica monetaria non (!) dovrebbe fare. Tra le critiche più ricorrenti vi erano senz'altro le frequenti svalutazioni monetarie, l'inflazione galoppante, e perfino quello stretto legame tra Governo e Banca d'Italia, che si concludeva con l'automatica sottoscrizione dei titoli del debito pubblico italiano (per una sintesi, vedi qui).

Per fortuna quei momenti sono passati definitivamente, anche perchè si trattava di soluzioni "tampone", che alla lunga erano causa di maggiore inflazione!

Fa quindi un certo effetto constatare come - con il passare del tempo - le parti si stiano lentamente invertendo: quelli che erano i fermi sostenitori della stabilità dei prezzi e della lotta all'inflazione, e che hanno sempre guardato criticamente alla prassi italiana, ora stanno ripercorrendo gli stessi passi intrapresi decenni fa dall'Italia!

Prendiamo le vicende degli ultimi giorni:
  • In un articolo di ieri 3. Maggio sul Frankfurter Allgemeine Zeitung (cfr. "Im Gespräch: Starökonom Barry Eichengreen «Die Griechen sind eure Lehman Brothers»", A colloquio con il famoso economista Barry Eichengreen: "I Greci sono la vostra Lehman Brothers", ndr), si sostiene che per uscire dalla crisi la BCE dovrebbe (ri-)acquistare sul mercato secondario titoli di Stato di Paesi Europei quali Grecia, Portogallo, Spagna e Italia, per sostenerne le quotazioni.
  • Ancora, in un articolo di oggi 4. Maggio sempre sul FAZ (cfr. "Symbolischer Beitrag, Banken helfen Griechenland", Contributo simbolico, le banche aiutno la Grecia, ndr) si cita un fantomatico "accordo tra gentiluomini" col Governo Tedesco, in base al quale le banche tedesche - vista la criticità della situazione - si impegnerebbero non solo a contribuire con donazioni volontarie (!) ai bisogni finanziari della Grecia, quanto anche continuare ad assicurare nei prossimi 3 anni (!) l'acquisto di titoli greci, secondo gli stessi livelli attuali.
Al riguardo, alcune osservazioni mi sembrano doverose:
  1. Il riacquisto di titoli di Stato da parte della BCE al fine di sostenerne il corso, vorrebbe dire che non esiste più indipendenza della politica monetaria europea. Questa - al contrario - verrebbe ad assecondare le necessità della politica fiscale. Ciò, oltre ad essere una palese violazione del Trattato di Maastricht, sarebbe causa di una maggiore inflazione futura!
  2. Poichè le banche tedesche sono tra le maggiori creditrici del sistema finanziario greco, una contribuzione volontaria al ripianamento del deficit greco equivarrebbe de facto ad una minore percentuale di rimborso del credito. In altre parole, si tratterebbe di un default mascherato, poichè non sarebbe la Grecia quella che non ripaga il proprio debito, piuttosto sarebbero i creditori a rinunciare al loro credito. L'effetto finale comunque è lo stesso: le banche tedesche potrebbero dover iscrivere a bilancio maggiori perdite su crediti, con conseguente ulteriore diminuzione della quantità di prestiti concessi alla clientela;
  3. Impegnarsi ad acquistare lo stesso ammontare di titoli di Stato, indipendentemenente dal loro rating (!), vuol dire aprire delle falle pericolose nei bilanci delle aziende. Infatti, le banche riempirebbero i loro bilanci di titoli potenzialmente tossici: pertanto, se la Grecia dovesse dichiarare insolvenza (o, bancarotta), ci sarebbero ondate di svalutazioni sui titoli in portafoglio, che investirebbero tutta l'economia reale europea.
Questi elementi (!) mi fanno ritenere che i pericoli di contagio siano più vicini di quanto si creda, soprattutto se essi conducono ad un aumento del potere di condizionamento delle singole politiche nazionali nei confronti della BCE: alla fine essa si troverebbe ad agire con le mani legate e in contrasto con i suoi obiettivi statutari (cfr. Bloomberg 4. Maggio "Trichet May Rewrite ECB Rule Book to Tame Greek Risk (Update1)", Trichet può riscrivere il libro delle regole della BCE per tenere a bada il rischio greco, ndr).

Interessante notare poi che nel secondo articolo da me citato sopra (di oggi, 4. Maggio), si sottolinea come non necessariamente tutti e 16 i Paesi dell'Area Euro potrebbero effettivamente contribuire con la loro parte di aiuti alla Grecia, visto che l'accordo da 110 miliardi di Euro dovrà prima venir ratificato da ciascun parlamento nazionale. L'articolo si conclude sostenendo che, se un Paese decidesse di non versare la propria quota, esso potrebbe ancora decidere di concedere delle semplici garanzie sul debito greco.

Matteo Olivieri

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lunedì 3 maggio 2010

Aiuti alla Grecia: l'illusione della pallottola d'argento.


Cosenza (Italy), 3 Maggio 2010

Ho letto da qualche parte che le pallottole d’argento sono l’unico modo per uccidere i lupi mannari...

Considerato che la Grecia è al momento la “bestia nera” dei politici europei (non, degli economisti!), mi chiedo se l’ambizioso pacchetto di aiuti da 110 miliardi di Euro accordati ieri alla Grecia, possa essere davvero la pallottola d’argento che tutti stanno aspettando.

A giudicare dalle dichiarazioni politiche, c’è da giurarci:

• FAZ, 3 Maggio “110 Milliarden für Athen, Schäuble verteidigt Griechenland-Hilfen” (110 miliardi per Atene, [Il ministro delle Finanze Tedesco] Schäuble difende gli aiuti alla Grecia, ndr): nell’articolo si sostiene che la Grecia ha dovuto accettare un programma di risanamento quasi senza precedenti, e che le misure risparmio sono un “programma forte”! Nell’articolo si legge inoltre della necessità di consistenti risparmi sul bilancio Greco per 30 miliardi annui fino al 2013 ed il rientro del deficit nei limiti del 3% del PIL entro il 2014, per come richiesto dai criteri del Patto di Stabilità Europeo. “I numeri sono ora realistici” – ha aggiunto Schäuble – “e la Grecia non ha più alcun bisogno finanziario”;

• DIE WELT, 3 Maggio “Milliarden-Hilfe, Griechen-Paket für Schäuble "beste Entscheidung" (Aiuti miliardari, il Pacchetto-Grecia è per Schäuble la «decisione migliore», ndr): nell’articolo si sostiene che il programma di risanamento richiesto alla Grecia sia “eccezionalmente severo” e si basi su “assunzioni estremamente realistiche”.

A giudicare dalle reazioni dei mercati, invece un po’ meno:

• Reuters, 3 Maggio “Greece Promised Rescue Package, but Investors Wary” (Promesso alla Grecia il pacchetto di salvataggio, ma gli investitori sono cauti, ndr): nell’articolo si citano commenti di economisti, secondo i quali rimane incertezza sull’effettiva applicabilità di un severo programma di risanamento per un periodo tanto prolungato.

La mia impressione è che i nostri governanti abbiano bisogno di consiglieri economici più preparati…

Ammesso che la Grecia sia in grado di mantenere fede al programma di risanamento concordato in sede EU, ciò comporterà minori livelli di reddito reale disponibile per i cittadini greci. Da qui, per fare cassa, la necessità di rinunciare a una parte di consumi presenti per rinviarli al futuro.

Per cui, quello cui si assisterebbe nel breve periodo (!) è un aumento dei consumi inferiore alla crescita dei redditi, ovvero la creazione di risparmi netti. Tale aumento del risparmio verrebbe compensato a sua volta nel lungo periodo (!) da un aumento dei consumi più che proporzionale rispetto alla crescita dei redditi.

In altre parole, anche ipotizzando la riuscita del tentativo di aggiustamento dei conti pubblici greci, ciò avverrebbe creando le premesse per una maggiore inflazione futura, vale a dire rendendo necessario in futuro la creazione di nuovo debito! Insomma, i problemi della Grecia comincerebbero con maggiore virulenza proprio quando essa avrà rimesso a posto i conti pubblici!

Aggiungo inoltre che un aumento dei consumi futuri sarà possibile solamente (!) ipotizzando un aumento (!) dei tassi nominali di interesse: infatti, se i tassi di interesse non variassero, non ci sarebbe alcun incentivo a rinviare al futuro il consumo attuale, e pertanto il programma così ambizioso concordato dalla Grecia con l’EU sarebbe di fatto inapplicabile.

Ancora convinti che gli Eurocrati abbiano trovato la “pallottola d’argento”? Siamo sicuri che questo programma di aiuti non ponga pressioni sulla politica monetaria BCE?

[Proprio di oggi è la notizia che la BCE ha sospeso i requisiti minimi di ammissibilità a operazioni di credito con la BCE, in modo da consentire alla Grecia il rifinanziamento presso la BCE in ogni caso. Cfr. Marketwatch “ECB suspends rating threshold for Greek debt”]

Matteo Olivieri

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