Disclaimer

Licenza Creative Commons
LEAF by Matteo Olivieri is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.
Based on a work at matteoolivieri.blogspot.com.
Permissions beyond the scope of this license may be available at http://matteoolivieri.blogspot.com.

Time zones

NEW YORK LONDON ROME TOKIO SYNDEY

Flags

free counters

domenica 26 settembre 2010

Settimana valutaria 27 Settembre - 3 Ottobre 2010: occhi puntati sulla Banca del Giappone


Cosenza (Italy), 26 Settembre 2010

Se non fosse che le nuove dichiarazioni di oggi del Governatore della Banca Centrale giapponese Masaaki Shirakawa creano scompiglio tra gli investitori e lasciano temere nuovi massicci interventi sui mercati valutari, le previsioni per la nuova settimana sarebbero abbastanza semplici.
Il Governatore ha infatti affermato che il Giappone guarda con grande attenzione agli effetti che l'apprezzamento dello Yen ha sull'economia, ed è pronto a nuovi azioni "appropriate", se necessario (leggi nota 1).
A mercati fermi ho avuto modo di verificare diverse possibilità di arbitraggi, che mi spingono a fare le seguenti previsioni:
  • Apprezzamento dell'Euro sul Dollaro USA;
  • Apprezzamento del Dollaro USA sullo Yen giapponese;
  • Apprezzamento della Sterlina inglese sul Dollaro USA;
  • Apprezzamento dell'Euro sullo Yen giapponese, sul Franco Svizzero, sul Dollaro Australiano e sulla Sterlina inglese;
  • Apprezzamento dello Yen giapponese sul Dollaro Australiano.

Interessante notare che lo Yen al momento sembra apprezzarsi più sui mercati asiatici e in Australia, che non in Occidente. La valuta preferita per gli arbitraggi sembra essere il Dollaro australiano.
Questo potrebbe voler dire che sta riprendendo di intensità il flusso di Euro e di Dollari diretti in Australia, che a loro volta viene prontamente investito in Yen.
Ma se questo processo si dimostrasse effettivamente vero, non converrebbe forse alle autorità giapponesi intervenire sul Dollaro australiano invece che su Euro e Dollaro USA?
Lo stesso Governatore Shirakawa ha poi aggiunto che la Banca del Giappone non "monetizzerà il debito", ovvero non acquisterà più bond di quanto è la moneta in circolazione. Ciò sia al fine di non dare l'impressione al mercato che esiste un pericoloso intreccio tra Governo giapponese e Banca Centrale, cosa che minerebbe la credibilità di quest'ultima, e per impedire che il Paese - che al momento si trova in deflazione - diventi invece preda dell'inflazione (leggi nota 2).

Staremo a vedere cosa ci riserverà la nuova settimana...

Aggiornamenti

27 Settembre: L'articolo CNBC "Aussie dlr at 2-yr high; fanned by stocks/rate view" conferma esattamente la mia interpretazione dei fatti. Il mercato è in cerca di alti rendimenti e di posti fuori degli USA dove poter investire (cfr. "Money is looking for places to flow into outside the U.S. dollar"). Le principali banche australiane stanno consigliando di acquistare Dollari australiani, nella convinzione che possa raggiungere la parità col Dollaro USA.
Sul fronte dell'Euro, dopo un avvio al ribasso a seguito della decisione dell'agenzia di rating Moody's di declassare il giudizio su Anglo-Irish Bank, una delle principali banche irlandesi, cosa che ha riacceso i timori per l'intero settore bancaroi europeo (vedi l'articolo CNBC "Anglo Irish Downgrade Hurts Euro, Dollar/Yen Flat"), l'Euro ricomincia ad apprezzarsi dul Dollaro USA.
Yen: Il Governo giapponese sta considerando un nuovo intervento da circa 54.6 miliardi di Dollari, e - da alcune indiscrezioni - pare che possa autorizzare la Banca del Giappone ad acquistare bond nei limiti dei ricavi esistenti. Più oltre tuttavia si aggiunge che il Governo potrebbe autorizzare riacquisti per un ammontare superiore alla quantità di moneta attualmente in circolazione (vedi articolo Bloomberg "Kan Said to Consider 4.6 Trillion Yen Stimulus as Growth Fades": "Japan is considering a stimulus package of as much as 4.6 trillion yen ($54.6 billion) that will be funded with existing revenue, a government official said as policy makers seek to shore up the nation’s recovery. [...]. With limited scope for net increases in fiscal spending, the government has pressed the central bank to step up its campaign to end deflation. Sakurai told reporters that the BOJ could expand its bond purchases beyond the current 1.8 trillion yen monthly target. He added that specific measures are up to the bank").
N.B.: al momento (ore 3:30 pm, +1GMT) si stanno realizzando le mie prime 5 previsioni, mentre Euro/Dollaro australiano e Euro/Sterlina inglese sono sostanzialmente immutati; al momento solo la previsione Yen giapponese/Dollaro australiano non risulta realizzarsi.

28 Settembre: Mentre sui media internazionali si continua a discutere se la Banca del Giappone interverrà effettivamente sulla valuta (vedi nota 3), sui mercati si stanno osservando dei movimenti sospetti di grande interesse. Se prendiamo a riferimento i tassi di cambio Euro/Dollaro USA, Euro/Yen e Dollaro Australiano/Yen, si pò osservare che si stanno muovendo tutti all'unisono, addirittura i grafici risultano sovrapponibili. La tendenza era già emersa ieri, ma con minore evidenza; oggi - direi - è invece palese. A mio avviso questo è segno inequivocabile che la Banca del Giappone è già in azione.



Interessante notare l'articolo di oggi del Financial Times (vedi nota 4), in cui si riporta il commento del Ministro delle Finanze del Brasile, secondo cui il Mondo si trova al momento in una vera e propria guerra valutaria internazionale. Infatti, molti paesi stanno cercando di intervenire sulle loro valute, nella speranza che un tasso di cambio più debole possa aiutare le loro economie ad uscire dalla crisi, rendendo più convenienti le esportazioni.

Segnalo infine l'articolo CNBC "Aussie dlr underpinned by rates; yield curve flattens", in cui si parla per la prima volta dell'appiattimento della curva dei rendimenti in Australia, conseguenza - a mio avviso - inevitabile dell'afflusso di valuta straniera in Australia, alla ricerca di rendimenti più elevati. La prossima bolla speculativa arriverà dall'Australia?

Al momento (4:37pm, +1 GMT), ben 6 su 8 previsioni da me fatte si stanno avverando (75%). Le uniche due al momento non realizzatesi sono USD/JPY e EUR/CHF.

29 Settembre: La riapertura dei mercati di oggi mostra altri segnali interessanti sul fronte dei cambi. Euro, Dollaro USA e Dollaro Australiano, ma anche la Sterlina Inglese, sembrano muoversi praticamente in maniera identica, segno che qualcosa sta accadendo sui mercati (rilevazione ore 10:30am, +1GMT).
Nessuna comunicazione ufficiale da parte di Governi o Banche Centrali è apparsa finora sui media internazionali, a parte quella della Banca Centrale delle Filippine (vedi nota 5), che appare preoccupata per una possibile inversine di tendenza nei flussi di capitali internazionali verso i paesi emergenti, ultimamente veri motori di crescita economica mondiale.
Più debole mapur sempre evidente invece la relazione tra Dollaro USA, Franco Svizzero e Yen Giapponese.


Segnalo infine l'articolo FAZ (vedi nota 6) in cui si esplicitano i vincitori ed i perdenti di questa "guerra valutaria". Tra i vincitori ci sono: Gran Bretagna, Filippine, Malesia, Corea del Sud, Taiwan, Giappone, Svezia, Messico, Sud Africa e Hong Kong. Tra i "neutrali" Brasile, Svizzera, Australia, Russia, Turchia e Canada, che stano registrando notevoli apprezzamenti nelle loro valute, ma - per il momento - le loro bilance dei pagamenti ne stanno traendo benefici.
Tra i perdenti sicuramente l'Europa, almeno a giudicare dall'articolo del Financial Times del 27/9 (vedi nota 7), secondo cui Eurolandia ha continuato a vendere oro in tutti questi mesi di crisi finanziaria - anche se ha ridotto recentemente i quantitativi - evidentemente per ottenere liquidità aggiuntiva sui mercati.

29 Settembre: Ad oggi circa il 72% delle mie previsioni si sono avverate. Una percentuale leggermente inferiore rispetto alla ultima rilevazione, visto che il cambio Sterlina/Dollaro USA ha cominciato a vacillare, mentre il cambio Euro/Dollaro Australiano si è al momento riportato ai livelli dello scorso fine settimana.
Interessante notare che Dollaro Australiano ed Euro si stanno muovendo simmetricamente rispetto allo Yen, mentre il Dollaro USA sembra seguire una strada tutta sua. Tuttavia, anche i cambi Euro/Dollaro USA e Dollaro Australiano/Dollaro USA sembrano fortemente correlati.
Per questo motivo ritengo ci siano elementi per ipotizzare interventi già in atto della Banca del Giappone, attraverso acquisti di Euro e Dollari Australiani dagli Stati Uniti, tramite vendita di Dollari USA.
Anche i cambi cross sembrano indicare che un ulteriore apprezzamento del tasso di cambio Euro/Dollaro Australiano e Dollaro Australiano/Dollaro USA sia possibile.



Interessante infine notare l'apprezzamento dell'Euro nonostante ulteriori notizie negative sul fronte del sistema bancario e finanziario europeo. L'articolo Reuters di oggi "Ireland faces "horrendous" bank bill, Spain downgraded" parla del downgrade della Spagna ad opera di Moody's (vedi nota 8) e dello scenario ipotizzabile per ristrutturare il debito delle banche irlandesi, ammontante a circa 50 miliardi di Euro. La qual cosa - anche se giudicata al momento fattibile da farebbe passare il rapporto deficit pubblico/PIL irlandese al 32%, contro il 3% previsto dal Patto di Stabilità e Crescita Europeo.

1 Ottobre: La settimana valutaria si chiude con grande successo per le mie previsioni, che risultano centrate al 75% (in pratica, 6 su 8). Soltanto le previsioni del cambio Dollaro USA/Yen giapponese e Dollaro Australiano/Yen giapponese non risultano essersi realizzate.
Di seguito il dettaglio:

 Interessante notare che mentre il cambio Dollaro Australiano/Dollaro USA e Dollaro Australiano/Yen giapponese mostrano una moderata correlazione, il cambio Dollaro USA/Yen giapponese segue un percorso autonomo, segno che ci sono disallineamenti evidenti (leggi: possibilità di futuri arbitraggi) probabilmente dovuti a nuovi interventi effettuati in settimana dalla banca del Giappone, ma finora tenuti nascosti al mercato.



Note:
1) Bloomberg 26/9 "Shirakawa Says BOJ Ready to Act, Defends BOJ Law (Update2)": "Bank of Japan Governor Masaaki Shirakawa said today the central bank is closely watching the effect on the economy of the yen’s appreciation, and is prepared to take “appropriate action” if needed".
2) Bloomberg 26/9 "Shirakawa Says BOJ Ready to Act, Defends BOJ Law (Update2)": "Shirakawa also today said that “monetizing debt” risks raising bond yields. The BOJ has a self-imposed cap on government bond buying to avoid such purchases from being regarded as monetizing public debt. The bank stipulates that purchases cannot exceed the amount of banknotes in circulation".
3) Reuters 28/9 "Dollar Slips vs Euro After US Home Price Data": "That triggered talk the BOJ could undertake more QE next week by injecting longer-term funds into the money market or opt for the more controversial move of buying more Japanese government bonds. But the BOJ appeared divided about the need to ease further with sources saying some policymakers wanted the bank to save its policy ammunition in case the economy deteriorated. [...] Some traders expect more dollar selling by Japanese exporters before the end of Japan's fiscal first half on Sept.30".
4) Financial Times 28/9 "Brazil in 'International Currency War': Finance Minister": "An “international currency war” has broken out, according to Guido Mantega, Brazil’s finance minister, as governments around the globe compete to lower their exchange rates to boost competitiveness. Mr Mantega’s comments in São Paulo on Monday follow a series of recent interventions by central banks, in Japan, South Korea and Taiwan in an effort to make their currencies cheaper. China, an export powerhouse, has continued to suppress the value of the renminbi, in spite of pressure from the US to allow it to rise, while officials from countries ranging from Singapore to Colombia have issued warnings over the strength of their currencies. [...] The central bank bought as much as $1 billion a day for much of the past two weeks – about 10 times its daily average in recent months – but this was largely to absorb money entering the country to take part in last week’s $67 billion share issue by Petrobras, the national oil company".
5) CNBC 28/9 "Philippine c.bank says trying to ensure orderly flows": "The Philippine central bank is mindful of potential sudden shifts in investor sentiment that may create volatility in capital flows, with authorities working to ensure such flows remain orderly, Governor Amando Tetangco said on Wednesday. "There seems to be a growing consensus that the world economy is potentially experiencing a structural shift of capital flows to emerging economies, which are seen to be the drivers of global growth," Tetangco said in an email to Reuters. "Going forward, I think recipient economies would need to simply try to ensure the flows are orderly. For the BSP (central bank), this is what we are trying to do".
6) FAZ "Manche Staaten verschaffen sich systematisch Vorteile": "Dagegen halten sich die Währungen Großbritanniens, der Philippinen, Malaysias und Südkoreas auf tiefem und für die Staaten vorteilhaften Niveau. Sie wahren damit Wettbewerbsvorteile, die sie auf Kosten anderer erlangt haben. Staaten wie Taiwan, Japan, Schweden, Mexiko, Südafrika und vor allem auch Hongkong verschaffen sich sogar systematische Vorteile, indem sie ihre Währungen real und effektiv abwerten lassen. Dagegen sind Staaten wie Brasilien, in jüngster Zeit die Schweiz, Australien, Russland, die Türkei und auch Kanada beinahe schon Ausnahmen, indem sie ihre Währungen aufwerten lassen. Sie profitieren allerdings aufgrund ihrer Wirtschaftsstruktur von einer relativen robusten Marktstellung und können sich diese Trends auch leisten".
7) Financial Times 27/9 "European Central Banks Halt Gold Sales": "Europe’s central banks have all but halted sales of their gold reserves, ending a run of large disposals each year for more than a decade. [...]. The sales are the lowest since the agreement was signed in 1999 and well below the peak of 497 tons in 2004-05. The shift away from gold selling comes as European central banks reassess gold amid the financial crisis and Europe’s sovereign debt crisis".
8) Reuters 30/9 "Ireland faces "horrendous" bank bill, Spain downgraded": "Elsewhere in the euro zone, Spain lost its final triple-A credit rating as Moody's cut it by one notch to Aa1, citing the budget impact of slower economic growth. The downgrade had been widely anticipated after similar moves by Standard and Poor's and Fitch. Moody's said the outlook for Spain, which was to present a tough 2011 budget on Thursday with a much reduced borrowing requirement, was now stable. [...]. Ireland's central bank estimated the "stress case" cost of winding down Anglo Irish Bank at 34 billion euros. Prime Minister Brian Cowen's fragile government said it would have to inject another 2.7 billion euros into Irish Nationwide building society, on top of 2.7 billion already earmarked. [...]. Dublin-based Davy Stockbrokers said the gross cost of restructuring the banks under a base scenario was now 46 billion euros, which would rise by 5 billion under the "stress case" for Anglo. [...]. Lenihan said the level of state support for the banking system remained "manageable," even though it will push the 2010 deficit up to an unprecedented 32 percent of GDP -- more than 10 times the European Union's ceiling".

Matteo Olivieri
>> Le opinioni espresse non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

sabato 25 settembre 2010

Vecchie teorie marxiste che a volte ritornano...


Cosenza (Italy), 25 Settembre 2010

Quando non si hanno idee chiare su come agire di fronte ad un problema, in genere si ripescano vecchie teorie che la Storia aveva già dichiarato defunte...
Ecco il mio commento all'articolo del 25 Settembre 2010 "FINANZA/ La spirale del debito che affossa l’euro" apparso su IlSussidiario.net.

"Gent. Dott. Passali
mi spiace deludere le aspettative, ma dal Suo articolo si evince poca dimestichezza con la teoria economica.
Se da un lato concordo sul fatto che l’Uomo deve essere il fine ultimo dell’indagine economica, è affrettato dedurre che la teoria del valore-lavoro (peraltro tipica del marxismo) possa rappresentare meglio di altre la centralità dell’individuo nella società.
Aggiungo inoltre che la moneta non viene detenuta solo per un motivo di "fiducia", ma – come già Keynes metteva in evidenza nella sua Teoria Generale – anche per un motivo di investimento (c.d. "movente speculativo"): questo vuol dire che, in determinate circostanze, detenere moneta può essere la cosa più razionale da fare anche se non vi è fiducia sul mercato.
Il fatto che – come Lei sostiene – l’Euro "non circola" è dovuto al fatto che esso al momento contribuisce a ricapitalizzare quei bilanci bancari, a cui qualcuno ha imposto un aumento delle riserve. Dunque, la finanza creativa non c’entra.
Considerato infine che la moneta è per definizione debito emesso dalla Banca Centrale (tanto è vero che risulta nel passivo dello stato patrimoniale), proporre l’emissione e la successiva immissione sul mercato di un certo quantitativo di "moneta libera dal debito", vuol dire consentire che la banca centrale non ne riconosca il pagamento. Ciò, oltre a costituire un’irrazionalità, rappresenta un’autentica proposta sovversiva.
Distinti saluti
Matteo Olivieri

Questo invece l'articolo completo:

FINANZA/ La spirale del debito che affossa l’euro
Giovanni Passali sabato 25 settembre 2010

Nel suo recente articolo, James Charles Livermore accenna a quello che lui stesso definisce “un aspetto fondamentale: l’unità di misura”. La questione ovviamente merita ben più di un accenno. Ora, l’unità di misura di un sistema economico è per definizione la moneta. E la questione dell’unità di misura, anche a causa dell’attuale crisi finanziaria, è tornata prepotentemente alla ribalta, proprio perché, nell’ambiguità dell’attuale ideologia liberista, non è stata mai definita.

Questa mancanza di definizione dipende, senza tanti giri di parole, dagli interessi in gioco. Come dire “mi hanno rubato in casa” senza dire che c’era anche la cassaforte, poiché poi bisognerebbe spiegare perché avevo una cassaforte e cosa c’era dentro. Il sistema bancario e finanziario ha gozzovigliato per decenni sulla mancanza di una definizione dell’unità di misura; poi, nel momento della crisi, approfittando sempre della mancanza di una definizione, ha tentato di far pagare il conto all’economia reale.

Proviamo ora un approfondimento. Cosa intendiamo dire, in concreto, quando proponiamo e accettiamo frasi del tipo di quelle proposte da Livermore: “Quando confrontiamo dati macroeconomici, qual è il minimo comun divisore di tutti questi numeri? La crisi del 2007 ci ha insegnato che questo elemento irriducibile è l’individuo”? Cosa vuol dire in concreto accettare questa impostazione? Quali sono i riflessi concreti per la finanza e l’economia? Quali conseguenze per la definizione di una unità di misura?

Se l’elemento irriducibile è l’uomo, vuol dire per l’economia che al centro della questione c’è il lavoro dell’uomo. Quindi occorre uno strumento monetario che “prenda le misure” a partire dal valore del lavoro dell’uomo, e a partire da questo possa dare valore (cioè misurare il valore) di tutto il resto. Ma porre l’uomo al centro della questione vuol dire porre i rapporti umani al centro della questione. E cosa caratterizza i rapporti umani nel tessuto economico?

Ciò che connota i rapporti umani in un tessuto economico evoluto, non primordiale, cioè un tessuto economico in cui sia presente una qualche forma monetaria, è la fiducia. Io sono disposto ad accettare moneta in cambio della mia merce, poiché confido di poter dare la stessa moneta in cambio di altra merce. Quindi deve esistere una cosiddetta “fiducia sociale”, composta sicuramente da tanti fattori sociali, la cui espressione in campo economico e finanziario è data dalla presenza consolidata di un sistema monetario. Sicuramente tale fiducia sociale dipende da diversi fattori non economici (per esempio, uno stato presente, una macchina burocratica efficiente, la mancanza di eccessivi conflitti sociali, la fiducia nelle forze dell’ordine, ecc.).

Ora occorre comprendere un elemento cruciale. La moneta, in riferimento alla fiducia, non è un mezzo, ma uno strumento. La distinzione da porre è sul fatto che uno strumento ha la stessa natura dell’oggetto di cui è strumento. E la corrispondenza biunivoca tra moneta e fiducia è una cosa evidentissima: non solo non vi è moneta quando vi è diffidenza reciproca (e in effetti il baratto è stato ed è la norma tra comunità culturalmente distanti, come cristiani e musulmani nel Medioevo), ma succede anche il contrario, che cioè un problema squisitamente monetario (sulla qualità delle banconote, per esempio, e quindi sulla facilità di una falsificazione) distrugga una fiducia preesistente. In conclusione, la fiducia preesisteva alla moneta e alimenta la sua costituzione, la moneta stessa e la sua circolazione sostengono e alimentano la fiducia. E la facilità di circolazione monetaria è l’indice migliore di una fiducia diffusa e correttamente espressa da un mezzo monetario adeguato.

Da questo punto di vista, con l’euro attualmente siamo proprio messi male. Con le premesse che abbiamo fin qui svolto, si capisce subito che l’Europa e le sue istituzioni monetarie, a partire dalla Bce, lavorano proprio su un piano scorretto. La prima evidenza, che questa crisi ha fortemente accentuato, è che l’euro in gran parte non circola. Il percorso obbligato di ogni singolo euro nasce dalle banche centrali degli stati coinvolti, e prosegue nelle banche commerciali di quegli stessi stati. Da qui, come autorevoli studi di economisti della Banca d’Italia hanno già mostrato, la maggior parte degli euro prende la strada della finanza. Cioè non entra nell’economia reale. Cioè non circola.

La situazione è peggiorata con l’attuale crisi finanziaria, ma era strutturalmente compromessa fin dall’inizio. E questo dipende dalla natura dell’attuale moneta, l’euro. Se per moneta utilizzassimo dei sassi, la natura di questa moneta creerebbe dei problemi di circolazione (problemi di portabilità, sfiducia per facilità di falsificazione, ecc.) che finirebbe col deprimere l’economia stessa.

I problemi connessi con la moneta euro dipendono sostanzialmente dal modo in cui nasce. Ogni euro nasce con un debito: viene creato dalla banca centrale e addebitato da chi lo ha richiesto. Questa situazione è all’origine della spirale del debito sempre crescente che affligge tutta l’economia. Se infatti solo le banche centrali sono autorizzate a stampare moneta, per pagare i propri debiti con gli interessi tutti i soggetti economici (stato incluso) saranno costretti a tornare dal sistema bancario e fare nuovi debiti per pagare i precedenti.

Ormai il sistema debitorio (detto altrimenti “sistema del credito”, appare più “politicamente corretto”) e gli strumenti finanziari connessi (titoli di stato, derivati, credit default swap, ecc.) sono di diversi ordini di grandezza superiori all’economia reale. Questo è il grande male dell’attuale crisi finanziaria. Hanno nascosto il problema, creando moneta per coprire quel debito; ma tutta la moneta è debito, quindi hanno coperto debito con debito, in uno sviluppo “criminale” che ogni persona di buon senso avrebbe rifiutato. Ma da questo grande male non si può guarire, se non ci si rende conto del problema monetario che l’ha originato. E il problema è la moneta debito.

Se la natura della moneta è la fiducia, se il cosiddetto “sottostante” della moneta (la copertura della moneta) è quella che noi abbiamo chiamato “fiducia sociale”, allora è immediatamente chiaro che un debito è uno strumento monetario inadeguato a una società libera, che vuol riconosce l’uomo e le sue relazioni come elemento ineliminabile. Se il centro del nostro operare sociale vuole essere il bene comune, il debito è uno strumento monetario totalmente inadeguato.

Se vogliamo costruire un ambiente sociale dove alcuni servizi essenziali, alcuni servizi sociali di base, devono essere garantiti a tutti, allora occorre includere tra questi anche la moneta come bene sociale, così come lo sono la fiducia e la pace sociale. La conseguenza immediata è che una certa quantità di moneta, limitata e predefinita, deve essere distribuita gratuitamente a tutti i cittadini, al pari dell’istruzione o dei servizi sanitari di base.

Oltretutto, una certa quantità di moneta non a debito è indispensabile al corretto funzionamento dei mercati finanziari. Il mercato stesso richiede che vi sia questa moneta priva di debito. E se questa moneta non è presente, sarà il mercato stesso, con le sue devastanti energie, a crearlo.

Come può il mercato creare moneta libera dal debito? Tramite i fallimenti. Se io prendo 100 a prestito per sviluppare un’attività imprenditoriale, e poi riesco a guadagnare solo 70, restituirò 70 e fallirò. Vuol dire che io ho speso 100 sul mercato, ma dal mercato ho ricevuto solo 70. Con il mio fallimento, i 30 che ho speso e non ho recuperato, sono ancora nel mercato, stanno circolando nel mercato, liberi dal debito. Con il mio fallimento, quei 30 non devono più essere restituiti a qualcuno.

Questo è il modo in cui avremo la fine della crisi: quando sul mercato sarà disponibile una sufficiente quantità di moneta libera dal debito. E questo può accadere in due modi: o perché viene immessa una certa quantità di moneta senza che sia addebitata a qualcuno; oppure questa verrà creata dalla forza distruttrice del mercato, tramite un “adeguato” numero di fallimenti. Ma occorre rendersi conto che un “adeguato” numero di fallimenti vuol dire una catastrofe economica, un disastro capace di distruggere una generazione intera. Proprio come nel 1929, con la Grande Depressione.

Questa è la prospettiva che abbiamo davanti. O ci prepariamo a una nuova Grande Depressione, oppure ci prepariamo a pensare e costruire un sistema economico che preveda anche la stampa e la distribuzione gratuita di moneta. Una rivoluzione di cui in futuro parleranno i libri di storia".

Aggiornamento del 27 Settembre 2010

Oggi è apparsa la risposta del Dott. Passali alle mie osservazioni sul suo articolo. Riporto il testo qui di seguito:

RISPOSTA:

Gentile Dott. Olivieri,
non ho la minima intenzione di resuscitare obsolete teorie marxiste. Del resto, non credo che affermare il valore del lavoro voglia dire riaffermare la teoria marxiana del valore-lavoro [1]. Anche perché, avendo il marxismo cancellato la natura "divina" dell'uomo, non era culturalmente in grado di riconoscere il valore spirituale e morale della moneta. Ma al di là di queste disquisizioni teoriche, lei afferma che la moneta potrebbe non circolare anche per una sfiducia nel mercato, che rende ragionevole detenere la moneta. Ma la sua affermazione lascia presupporre che le due cose non abbiano nulla in comune. Invece, proprio questo è quello che io voglio sottolienare: la sfiducia nel mercato è stata indotta prima di tutto dal comportamento di chi aveva ed ha il compito di gestire la moneta, avendone riprodotta in quantità eccessive, a favore dei mercati finanziari [2]. Questo ha provocato e sta provocando una rarefazione monetaria nell'economia reale, le cui conseguenze sono: aumento della disoccupazione, fallimenti di imprese, aumenti dei debiti degli stati. Sono le naturali conseguenze di un sistema che privatizza gli utili e socializza le perdite [3]. Quanto all'ipotesi fantasiosa per cui la banca centrale non accetterà la moneta libera da debito, ovviamente ritengo che la stessa dovrà accettare le leggi dello stato, e sarà necessario ridefinire competenze e operatività di diversi soggetti istituzionali [4]. Quanto alla sua affermazione, che la stampa e distribuzione alla popolazione di moneta priva di debito sia una proposta sovversiva, sono pienamente d'accordo con lei. Ma non si tratta di essere sovversivi. Si tratta di trovare una soluzione concreta; e di affermare con determinazione la centralità di certi valori. Non credo che una moneta di stato sia la soluzione definitiva al problema. Per questo propongo la costituzione di un sistema di monete complementari, in modo che gli effetti sull'economia reale di una mala gestione di una moneta siano comunque attutiti dalla presenza di altri strumenti monetari [5]. (Giovanni Passali)

Mia contro-risposta, Martedi 28 Settembre 2010:

[Ho deciso di non inviare al sito web IlSussidiario.net la mia contro-risposta, che pertanto apparirà solo su questo blog, a beneficio dei miei lettori]
[1] Errato: Certamente concordo sul fatto che la teoria del valore-lavoro non è prettamente marxiana, poichè era l'unica teoria disponibile fino a circa il 1873, quando Karl Menger propose la teoria del valore-utilità. Nondimeno, Marx fu l'unico in grado di risolvere alcuni problemi che Adam Smith riuscì solo ad intravedere, mentre nè David Ricardo nè J.S. Mill seppero risolvere. Dunque lo svolgimento più coerente della teoria del valore lavoro è - secondo consenso unanime nel mondo scientifico di ogni tempo - quello effettuato da Karl Marx. La teoria del valore lavoro è criticabile non perchè non prende in esplicita considerazione l'esistenza di Dio (altrimenti non parleremmo di economia, ma di teologia), ma perchè arriva ad alcune conclusioni che la rendono di fatto troppo angusta rispetto alla varietà del reale (per esempio, si tratta di una sola teoria dal lato dell'offerta, mentre la domanda è completamente irrilevante).
[2] Errato: Negli anni precedenti lo scoppio della crisi, sono stati immesi sul mercato strumenti di debito diversi dalla moneta, nella convinzione che questi strumenti fossero sicuri. La quantità di moneta superiore ai debiti finanziari è subentrata in un secondo momento, con i massicci interventi dei principali governi e delle banche centrali, al fine di salvare le economie sull'orlo del collasso.
[3] Errato: L'eventuale conseguenza di una quantità eccessiva di moneta non è la "rarefazione monetaria", ma - al contrario - l'annacquamento, come durante l'iperinflazione tedesca del Primo Dopoguerra.
[4] Errato: Il mercato elimina sempre le storture delle leggi, poichè agisce in modo che domanda e offerta siano sempre in equilibrio. Da qui si comprende la natura e la funzione svolta dagli arbitraggi. Neanche in Unione Sovietica, la Legge si dimostrò in grado di frenare il Mercato.
[5] Errato: Si informi meglio, già esistono (per esempio i Diritti Speciali di Prelievo o Special Drawing Rights, SDRs del Fondo Monetario Internazionale)!

Matteo Olivieri
>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

Gli interventi su valuta hanno effetti solo di breve periodo!


Cosenza (Italy), 25 Settembre 2010

Solo qualche settimana fa il Bank of Japan si è lanciato in un programma di riacquisto senza precedenti di bond giapponesi, immettendo Yen sul mercato. La giustificazione addotta era il tentativo di stoppare l'apprezzamento delo Yen, ed impedire effetti negativi sull'economia reale giapponese, come minori esportazioni e necessità di ottenere sempre minori (!) costi di produzione per rimanere competitivi.
Nel mio blog ho pure riportato come in molti ritenevano questo intervento "inutile", sia perchè non coordinato con altre banche centrali internazionali, sia perchè non avrebbe cambiato i "fondamentali" dell'economia giapponese.
Ora si hanno le prime conferme di ciò:
  • Reuters 24/9 "Dollar Falls on Strong Europe Economic Report": gli effetti benefici dell'intervento del Bank of japan sembrano essere già esauriti. Il Dollaro ritorna ai minimi rispetto allo yen, che invece riprende ad apprezzarsi (cfr. "The dollar also fell to its lowest in more than a week against the yen. Earlier it rose on talk Japan had again tried to weaken its currency. It reversed gains against the yen as doubts crept in about a new Japanese intervention"). Nell'articolo si dice inoltre che l'assenza di lamentele da parte del Presidente USA BArack Obama in occasione dell'incontro della scorsa settimana col Primo MInistro giapponese Naoto Kan potrebbe essere visto come una approvazione tacita da parte di Washington del'operato giapponese (cfr. "Some dealers speculated an apparent lack of complaint by U.S. President Barack Obama about last week's intervention when he met Japanese Prime Minister Naoto Kan late on Thursday was seen as tacit approval by Washington of Japan's action");
  • CNBC 25/9 "Japan’s Bonds Have Biggest 2-Week Gain Since 2008 on BOJ Outlook": i bond giapponesi raggiungono un nuovo massimo, ulteriore indizio di delazione incombente (cfr. mio post precedente). Nell'articolo si dice che i mercati attendono immissione di nuova liquidità sotto forma di interventi sul mercato dei cambi, e di manipolare la quantità di moneta nell'economia attraverso l'emissione di minore nuovo debito pubblico (cfr "Japanese Prime Minister Naoto Kan said he will seek to avoid selling government bonds to fund a supplementary budget for the current fiscal year, Kyodo News reported yesterday. He was speaking to reporters in New York, Kyodo said"). Questo aspetto è molto importante, perchè il Giappone - vendendo minori bond - dovrà cercare altre fonti per finanziare il debito pubblico più grande al mondo: se questa affermazione verrà concretizzata, ciò spingerà ad un aumento dei tassi di interesse sui bond emessi, con conseguente maggiori problemi di sostenibilità del debito futuri. Infine, si segnala che il Giappone ha già continuato ad intervenire sul mercato, dopo l'episodio del 15 Settembre scorso (cfr. "Demand for bonds was tempered yesterday after Japan’s currency tumbled 1 yen against the dollar, supporting the outlook for exporters’ earnings. Japan intervened in the currency market yesterday, Kyodo News said, citing an unidentified market source, after the nation sold yen on Sept. 15 for the first time since 2004");

Tab. 1: Costo degli interessi sul debito giapponese ("servizio del debito") in rapporto alle entrate fiscali
  • CNBC 25/9 "Bernanke Says Financial Crisis Damage Inhibiting U.S. Recovery": Finalmente anche il Presidente FED Ben Bernanke ammette che il pacchetto di aiuti si è rivelato meno efficace di quanto sperato (cfr. "Federal Reserve Chairman Ben S. Bernanke said damage from the financial crisis has left the U.S. economy growing at a slower pace than policy makers want even as the central bank’s more than $1 trillion in bond purchases have reduced interest rates. “By buying mortgage-backed securities and Treasuries we did, I think, additionally stimulate the economy,” Bernanke said yesterday in response to a question after he spoke at a Princeton University conference. We avoided what could have been a global meltdown,” Bernanke said. “But even so, we got a taste of how powerful a financial crisis is on real activity. That blow which knocked the world economy into a deep recession in the second half of ‘08 and the early ‘09, we are only recovering from that at a pace slower than we would like.";
  • Bloomberg 25/9 "China Allows Banks to Sell Loans on Interbank Market (Update1)": stessi problemi di liqiudità sembrano emergere ora anche in Cina. Il governo cinese ha autorizzato le banche per la prima volta a vendere mutui sul mercato interbancario (cfr. "Twenty-one banks agreed in Shanghai today to sell loans on China’s interbank market as the government allowed the transactions for the first time", mentre Washington mette sempre più pressione su Pechino di lasciar apprezzare il cambio;
 Tab. 2: Tasso di cambio Yuan/Dollaro USA
  • FAZ 24/9 "Yen-Intervenionen, Der Abwertungswettlauf ist kurzsichtig": nell'articolo si criticano gli interventi del Bank of Japan, in quanto avrebbero solo effetti di breve periodo e non cambierebbero la competitività di lungo periodo dell'economia (cfr. "In der Krise werden Wechselkurse zum Politikum. Viele Staaten wollen ihre Währungen schwach halten, obwohl das eine kurzsichtige Strategie ist. Sie ändert nichts an der langfristigen Wettbewerbsfähigkeit und verzerrt die Strukturen". Nell'articolo si cita pure che gli interventi delle banche centrali sono causa (!) di enormi squilibri, che finiscono in seguito per ritorcersi come un boomerang, e che il Dollaro USA dovrebbe piuttosto apprezzarsi che deprezzarsi, non appena gli effetti deflazionari si riacuiranno...entrambe le osservazioni confermano quanto da me già segnalato (cfr. "Tatsächlich ist die Manipulation von Wechselkursen eine kurzsichtige Strategie. Denn sie ändert nichts an der langfristigen Wettbewerbsfähigkeit einer Volkswirtschaft. Sie führt zudem zum Aufbau von massiven Ungleichgewichten, die spätestens bei ihrer Korrektur zum Bumerang werden. Schließlich werten Franken und Yen auf, weil Fremdwähnrungskredite der vergangenen Jahre nach Veränderung der Zinslandschaft ersetzt werde. Auch der Dollar dürfte künftig eher auf- als abwerten, sobald sich die deflationären Effekte wieder verstärken werden".
E' interessante poi notare che mentre gli acquisti di bond contro immissione di denaro da parte della banca centrale causano una riduzione dei tassi di interesse sui bond già in circolazione, la minore emissione di nuovi bond per finanziare uno stock di debito pubblico gigantesco (cfr. USA; Giappone, ecc.) causa un aumento dei tassi di interesse sui nuovi bond (cfr. "The purchases reduced interest rates directly by raising the prices of the assets that we purchased,” Bernanke said", qui). Da qui un incentivo reale alle vendite di massa di titoli, con ulteriori effetti deprimenti sull'economia mondiale!  

Matteo Olivieri
Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

giovedì 23 settembre 2010

Deflazione uguale carestia!


Cosenza (Italia), 23 Settembre 2010

Credo che il rischio di una deflazione non sia mai stato così incombente come lo si avverte in questi giorni e, soprattutto, che il significato autentico di una deflazione non mi sia mai stato mai più chiaro di come gli eventi di queste ultime settimane dimostrano.

  1. Continuo apprezzamento della valuta: il tentatico di ripianare i deficit interni attraverso le maggiori esportazioni, conduce ad un tendenziale aumento della valuta locale, che tuttavia alla lunga finisce per danneggiare le stesse esportazioni. Ciò aumenta il rischio di c.d. "svalutazioni competitive" (di cui il quantitative easing è una versione più raffinata), volte a immettere sul mercato più moneta domestica, nel tentativo di deprezzare il cambio. Attraverso le "svalutazioni competitive" si rendono le esportazioni altrui meno competitive, nel tentativo di avere maggiori quote di mercato. Nel caso di deflazione, un continuo  apprezzamento della valuta avrebbe come conseguenza un'ondata di fallimenti o bancarotte (cfr. Comdirect 23/9 "Chinas Ministerpräsident befürchtet Pleitewelle bei starker Yuan-Aufwertung": il Primo  Ministro cinese teme un'ondata di fallimenti dovuto ad un forte apprezzamento dello Yuan, e di fatto respinge a richiesta delle autorità statunitensi in proposito);

  2. Aumento del valore reale degli investimenti: chi resiste all'ondata di fallimenti ne risulta più ricco, poichè il valore reale dei propri investimenti risulta maggiore. Pertanto, il rischio peggiore della deflazione è produrre una netta disparità sociale tra i pochi ultra-ricchi e i milioni di ultra-poveri (cfr. Reuters 22/9 "Bill Gates still richest American, Forbes says": "Things are on the up for U.S. billionaires with more than half of them adding to their net worth in a year which once again saw Bill Gates as the richest of them all, Forbes magazine said on Wednesday [...] In stark contrast to the 2009 Forbes 400 list, 217 of the tycoons are now worth more than they were a year ago. Just 84 of the billionaires had a decrease in wealth. [...] The total wealth of the group is up 8 percent, besting the Standard & Poor's 500 index, which measured a stock market increase of just 1 percent, Forbes said");

  3. Aumento fittizio della produttività: La produzione industriale non aumenta in quantità, ma in valore reale: questo vuol dire che le imprese riescono a vendere i loro prodotti principalmente all'estero, mentre i lavoratori domestici hanno difficoltà crescenti ad acquistare i beni prodotti dalle proprie aziende poichè questi ora costano troppo. Il risultato è duplice: da un lato aumenta la produttività reale dei lavoratori; dall'altro si crea un solco profondo tra chi perde il lavoro e non riesce a trovarne un altro, e chi continua a lavorare e chiede un aumento del proprio salario per via della maggiore produttività registrata. Ovviamente l'aumentare i salari in una situazione di tal genere non fa che rendere ancora più grave l'acuirsi della deflazione (cfr. FTD 19/8 "IG Metall fordert vorgezogene Lohnerhöhung": "Die deutsche Wirtschaft boomt wieder. Davon wollen auch die Gewerkschaften profitieren und verlangen mehr Geld für Arbeitnehmer. Die Arbeitgeber lehnen die Forderung ab", L'economia tedesca è di nuovo nel boom. Anche i sindacati vogliono approfittarne e chiedono più denaro per i lavoratori. I datori di lavoro rifiutano la richiesta, ndr).
Nel frattempo, aggiungo un altro articolo alla lista di articoli riguardanti la futura sopravvivenza dell'Euro. In CNBC 23/9 "Euro Survival 'Silly' Question: Ex-ECB Board Member", l'ex capo-economista della BCE Otmar Issing sostiene che non esiste un rischio di non-sopravvivenza dell'Euro, ma che la situazione attuale è stata creata dal fatto che alcuni paesi si sono negli annni tenuti sistematicamente sopra, altri sistematicamente sotto il livello di inflazione stabilito dal Patto di Stabilità e Crescita: ciò ha causato differenze di competitività nelle economie europee (cfr. "What went wrong was that the same countries that stayed above inflation and the same that stayed below created this divergence in competitiveness," he said.")

Matteo Olivieri
>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

martedì 21 settembre 2010

Deflazione, il giorno dopo domani...


Cosenza (Italy), 21 Settembre 2010

Alla fine la FED si è decisa a mantenere i tassi di interesse allo stesso livello, tra lo 0%-0,25%.
Nessuna sorpresa se riferito al consensus del mercato dei giorni scorsi; importanti novità se ci si riferisce alle motivazioni addotte (cfr. Marketwatch 21/9 "Fed says prepared to ease": "The Federal Reserve on Tuesday warned it was concerned about the potential outbreak of deflation, laying the groundwork for buying government bonds at future meetings. The warning about deflation came as the Fed held interest rates steady at the record low near-zero for the 20th consecutive month. In a statement, the Fed said that inflation was at levels somewhat below the level consistent with stable prices").
La FED per la prima volta sembra parlare apertamente di rischio di deflazione e prospetta nuovi acquisti di bond per rifornire di liquidità i mercati. Soprattutto una frase ha attirato l'attenzione di molti, "Le misure dell'inflazione di fondo sono attualmente a livelli di poco inferiori a quelli giudicati dal Comitato più consistenti con il suo mandato di promuovere la massima occupazione e stabilità dei prezzi nel lungo periodo" (cfr. "Measures of underlying inflation are currently at levels somewhat below those the Committee judges most consistent, over the longer run, with its mandate to promote maximum employment and price stability,” the statement said"). Insomma, il livello dei prezzi sarebbe inferiore a quello giudicato in linea con gli obiettivi di lungo periodo della FED di mantenere stabili i prezzi e bassa la disoccupazione.
Per questo motivo la FED si dichiara pronta ad intervenire immettendo ulteriore liquidità sul mercato (cfr. Bloomberg 21/9 "Fed Prepared to Ease Further to Revive Economy (Update2)".
Intano il Dollaro crolla al minimo da sei settimane rispetto all'Euro, segno che i mercati in qualche modo non hanno gradito la notizia.



Intanto, il Prof. Allan Meltzer (Carnegie Mellon University, USA) centra il discorso - a mio avviso - quando sostiene che non esiste un problema monetario ma di eccesso di riserve, per cui sarebbe stupido continuare a immettere liquidità nel sistema attraverso nuovi acquisti di bond (cfr. Bloomberg 21/9 "Meltzer Says Further Fed Easing Would Be ‘Literally Stupid’": "We don’t have a monetary problem, we have 1 trillion or more in excess reserves so it’s literally stupid to say we’re going to add another trillion to that,” Meltzer, a professor at Carnegie Mellon University in Pittsburgh, said today in an interview on Bloomberg Television’s “InBusiness"). Questo argomento è stato da me segnalato più volte nei miei articoli precedenti!

In ogni caso, una continua immissione di moneta nel sistema attraverso l'acquisto o il riacquisto di bond non fa altro che diminuire le riserve di una banca centrale. Fino a quando la FED potrà resistere? Se effettivamente dovesse trattarsi di deflazione, quando la FED smetterà di pompare moneta nell'economia, si potrebbe addirittura assistere ad un veloce apprezzamento del Dollaro nei confronti dell'Euro!

Matteo Olivieri
>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

lunedì 20 settembre 2010

La NBER conferma: "Recessione finita"...Domani è un altro giorno!


Cosenza (Italy), 20 Settembre 2010

La notizia che tutti attendevamo è finalmente arrivata: la NBER (National Bureau of Economic Research), l'ente statunitense incaricato di determinare l'inizio e la fine dei cicli economici, nella sua comunicazione ufficiale di oggi afferma che - a far data da Giugno 2009 (!) - la recessione è finita (per il documento ufficiale clicca qui).

Si, la recessione cominciata nel Dicembre del 2007 è stata dichiarata ufficialmente conclusa nel Giugno 2009. I 18 mesi della sua durata ne fanno la recessione più lunga dalla fine della Seconda guerra mondiale (cfr. "the committee determined that a trough in business activity occurred in the U.S. economy in June 2009. The trough marks the end of the recession that began in December 2007 and the beginning of an expansion. The recession lasted 18 months, which makes it the longest of any recession since World War II. Previously the longest postwar recessions were those of 1973-75 and 1981-82, both of which lasted 16 months").

La commissione ha inoltre stabilito che la conclusione della recessione non implica che l'economia sia tornata al suo livello di normale capacità operativa. Al contrario, a Giugno 2009 si è verificata una netta differenza rispett ai mesi antecedenti e da quel momento in poi è cominciato un periodo di "recupero" (c.d. recovery), misurabile in termini di PIL reale, redditi reali, occupazione, produzione industriale e vendite al dettaglio e all'ingrosso (cfr. "In determining that a trough occurred in June 2009, the committee did not conclude that economic conditions since that month have been favorable or that the economy has returned to operating at normal capacity. Rather, the committee determined only that the recession ended and a recovery began in that month. A recession is a period of falling economic activity spread across the economy, lasting more than a few months, normally visible in real GDP, real income, employment, industrial production, and wholesale-retail sales. The trough marks the end of the declining phase and the start of the rising phase of the business cycle. Economic activity is typically below normal in the early stages of an expansion, and it sometimes remains so well into the expansion").

Ogni ulteriore recessione è pertanto da considerarsi scollegata rispetto a quella iniziata nel Dicembre 2007 e conclusasi nel Giugno del 2009 (cfr. "The committee decided that any future downturn of the economy would be a new recession and not a continuation of the recession that began in December 2007. The basis for this decision was the length and strength of the recovery to date").

Per essere certi della decisione, il comitato NBER ha atteso fino ad Agosto 2010 in modo da avere disponibili le revisioni delle previsioni relative a PIL reale (c.d. real Gross Domestic Product) e Reddito Interno Lordo reale (c.d. real Gross Domestic Income) (cfr. "The committee waited to make its decision until revisions in the National Income and Product Accounts, released on July 30 and August 27, 2010, clarified the 2009 time path of the two broadest measures of economic activity, real Gross Domestic Product (real GDP) and real Gross Domestic Income (real GDI). The committee noted that in the most recent data, for the second quarter of 2010, the average of real GDP and real GDI was 3.1 percent above its low in the second quarter of 2009 but remained 1.3 percent below the previous peak which was reached in the fourth quarter of 2007").

Da Giugno 2009 a Settembre 2010 un lungo periodo di lento recupero dell'economia....quanto ancora occorrerà attendere per un recupero completo e definitivo?

Matteo Olivieri
>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

Tremonti e la questione del «social housing» in Italia


Cosenza (Italy), 20 Settembre 2010

Ecco alcune mie considerazioni in risposta all'articolo "FINANZA/ Le "case Tremonti" contro la logica di Wall Street" apparso su IlSussidiario a firma di tal Gianni Credit (pseudonimo):

"Caro Sig. Credit
come oramai è ampiamente dimostrato a livello scientifico, è stato proprio il social housing la principale causa della bolla immobiliare statunitense e della conseguente crisi dei subprime.
La situazione internazionale in cui ora ci troviamo è stata causata da un mix di interessi a livello pubblico e privato,che ha portato ad avere tassi di interesse drogati all'interno di un settore protetto per legge, al riparo dai meccanismi di mercato e perpetuato con i soldi dei contribuenti. Poco importa se negli Stati Uniti sono stati messi in piedi "Government-Sponsored Enterprise" per raccogliere fondi sul mercato, mentre in Italia si vogliono coinvolgere le fondazioni bancarie: il risultato finale è infatti lo stesso.
A ben vedere, il meccanismo da Lei delineato non va contro la logica di Wall Street ma la asseconda appieno. Ritengo pertanto di poter affermare che il Suo articolo affronta in maniera semplicistica ed unilaterale l'argomento.
Credo sia tempo di affrontare anche in Italia in modo competente il tema, mettendoci la propria faccia e non nascondendosi dietro un anacronistico pseudonimo [frase in grassetto censurata dal moderatore del sito web, ndr].
Distinti saluti
Matteo Olivieri

Ecco l'articolo completo:

FINANZA/ Le "case Tremonti" contro la logica di Wall Street

Gianni Credit lunedì 20 settembre 2010

E’ per certi versi sorprendente che l’incremento al 7,5% della quota di partecipazione libica in UniCredit abbia fatto molto più notizia, nell’ultima settimana, della virtuale chiusura della fase di lancio del piano nazionale di edilizia sociale. L’arrotondamento dello 0,5% del pacchetto congiunto detenuto dalla Banca centrale libica e dal fondo sovrano Libyan Investment Authority vale sul mercato meno di 200 milioni di euro e ha segnato, pur nelle nuove dimensioni globali del dopo-crisi, un’ulteriore avanzata della mano pubblica nella proprietà delle mega-banche sistemiche.
Meno eco ha avuto invece l’impegno delle principali Casse previdenziali italiane (una ventina) a investire 300 milioni nel nuovo fondo di social housing promosso dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Poco prima del summit al Tesoro, anche le Assicurazioni Generali avevano deliberato l’adesione con 100 milioni a quello che è di fatto un “fondo sovrano domestico”: ormai quasi interamente sottoscritto nella cifra obiettivo di 2,5 miliardi.
L’investimento più sostanzioso sarà da parte della Cassa depositi e prestiti (70% Tesoro e 30% fondazioni bancarie) che metterà un miliardo. La Cdp è anche l’azionista di controllo (70%) della società di gestione del fondo, che sarà partecipata al 15% a testa anche da Abi (banche) e Acri (fondazioni). Altre quote del fondo sono state prenotate da Intesa Sanpaolo e UniCredit (250 milioni a testa), Ministero delle infrastrutture (150), Allianz (100 milioni come Generali): interventi minori si accolleranno Montepaschi, Banco Popolare e Ubi banche (che completano il quintetto delle grandi banche italiane). E ora 300 milioni da parte delle Casse privatizzate, pur con qualche mugugno legato all’oggettivo scambio maturato con il Governo (vincoli meno stretti sulla gestione dei patrimoni).
Difficile che questo “tesoretto” rimanga sepolto, com’è invece tuttora per quello del Fondo infrastrutture (sempre di riserva per lo scorporo della rete Telecom). Anzi: già prima della fine dell’anno è altamente probabile che il primo progetto prenda forma a Parma. Non sarà del resto una prima assoluta: il prototipo della moderna iniziativa “sussidiaria” nell’edilizia sociale è il Progetto Villaggio Barona lanciato a Milano dalla Fondazione Cariplo.
Il Comune mette a disposizione un’area (con diritto di superficie, ma in un altro piano promosso a Crema la destinazione è stata gratuita), la Fondazione aggrega con logica di mercato altri investitori interessati a un rendimento di lungo periodo (2-3% all’anno) e promuove la costruzione di quartieri destinati a giovani coppie, studenti, immigrati, altri soggetti che esprimono una domanda di edilizia sociale.
Tre fasce di canone per 650 appartamenti e un modello di “leva finanziaria” diversa da quella di Wall Street: sono le Fondazioni a mettere il capitale di base e ad attirare banche, assicurazioni, altri operatori immobiliari e proponendo poi un intervento sussidiario all’ente pubblico. Ora Tremonti vuol replicare il modello su scala nazionale, ma non necessariamente “centralista”: saranno le fondazioni stesse a dare un’impronta federalista facendo da network territoriale per le iniziative. E lo strumento-chiave sarà il fondo immobiliari dedicato (come “Abitare Sociale 1” di Polaris, la Sgr della Cariplo): una forma d’investimento teoricamente appetibile per chiunque sul mercato.
Certamente Tremonti e il presidente dell’Acri Giuseppe Guzzetti si misurano con un precedente storico di rilievo assoluto: le leggendarie “case Fanfani” che il leader Dc del dopoguerra concepì nel cuore della ricostruzione. Dal 1949 il veicolo del governo italiano fu l’Ina, la compagnia d’assicurazione statale. L’obiettivo “sociale” era duplice: edificare in fretta alloggi popolari (favorendo tra l’altro i flussi migratori interni che già si annunciavano verso le aree metropolitane) e creare occupazione. 
Il risultato fu imponente: in 14 anni vennero costruiti 2 milioni di vani per 355mila alloggi. Ebbero lavoro 41mila operai edili all’anno, il 10% dell’intera forza lavoro nazionale nel settore. Ma lavorarono anche le grandi firme dell’architettura nazionale, a cominciare dallo Studio BBPR che in quegli stessi anni progettò a Milano la Torre Velasca. Naturalmente era un intervento “keynesiano“ puro: tutto Stato, quasi niente mercato. Più di mezzo secolo dopo la palla dell'edilizia sociale torna a uno Stato che riparte dalla sussidiarietà e a un mercato che deve far dimenticare in fretta un tragico gioco di prestigio: regalare la casa a tutti con i mutui subprime".


Matteo Olivieri
>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

sabato 18 settembre 2010

Attesa per la decisione FED del 21 Settembre: verso un QE2?


Cosenza (Italy), 18 Settembre 2010

Martedi 21 la FED sarà chiamata a decidere il nuovo livello di tassi di interesse statunitensi. A giudicare dal parere del panel di economisti intervistati dai media internazionali, non dovrebbero esserci variazioni rispetto alle decisioni prese nei mesi scorsi, e così ci si aspetta un ulteriore mantenimento dei tassi di interesse ai livelli attuali.
  • Bloomberg 18/9 "Fed Likely to Keep Rates Low, Affirm Asset Floor, Survey Shows": (cfr. "The Federal Reserve next week is likely to affirm its pledge to keep interest rates low for an “extended period” and maintain the floor on its holdings of securities, say economists surveyed by Bloomberg News. The Fed’s Open Market Committee at its Sept. 21 meeting will hold off from expanding the balance sheet by purchasing securities, according to 60 of 64 analysts surveyed Sept. 16-17. Fifty-four of 63 economists said the Fed will leave unchanged a sentence saying high unemployment and low inflation warrant “exceptionally low” rates for an “extended period.”";
  • CNBC 17/9 "Week Ahead: Market Will Watch Fed, Then Politics and Economy": "Most Fed watchers do not expect any further extraordinary policy measures to come out of the Fed's one day-meeting Tuesday, but it is being closely watched by investors hoping to see if the Fed will tip its hand on when it might act (See more on page 3). With the target Fed funds rate at zero, the Fed has little leverage to push lending rates lower, but one method it would consider using is quantitative easing (QE), or the outright purchase of Treasurys or other securities.". 
Tuttavia, la recente iniziativa del Bank of Japan di intervenire sui mercati potrebbe agitare le acque...
Infatti, da calcoli da me effettuati a mercati valutari chiusi, sono arrivato alla conclusione che sarà un'altra settimana molto nervosa, caratterizzata da importanti movimenti sia del Bank of Japan che della Banca della Svizzera contemporaneamente su Euro e Dollaro USA, sia su Londra che New York. Tutto ciò potrebbe portare - a mio avviso - perfino ad un apprezzamento del Dollaro, nonostante l'indubbio aumento di volatilità sul cambio Euro/Dollaro (cfr. CNBC 17/9 "Dollar Gains vs Euro; Yen Flat on Intervention Fear": "I'd expect increased volatility in euro/dollar," said Matthew Strauss, senior currency strategist at RBC Capital Markets in Toronto. "We'll probably see more of this where there are rumors in the market about specific countries, but even if they're denied, in the bigger picture, the market is going to remain concerned about peripheral European debt. [...] Following the BoJ lead, central banks in Brazil, South Korea and elsewhere stepped up efforts to weaken their currencies and maintain trade competitiveness in an uncertain economic environment. U.S. Treasury Secretary Timothy Geithner also vowed this week to use a Group of 20 summit to pressure China to let its yuan strengthen more quickly. Analysts warn, however, that these efforts may be for naught if the Federal Reserve decides to pump more money into the U.S. economy this year to boost a faltering recovery. That would depreciate the dollar and will likely be a key topic of speculation ahead of next week's Fed policy meeting."
Tuttavia, un eventuale veloce apprezzamento del Dollaro nei confronti dell'Euro, in un contesto di elevata disoccupazione e bassa crescita statunitense, sarebbe compatibile con altra immissione di liquidità nei mercati per lasciar deprezzare la valuta statunitense (c.d. QE2). Potrebbe tutto ciò mettere pressione sulla FED e farle prendere decisioni inaspettate?

PS: Martedi 21 Settembre sarebbe l'ultima occasione per un aumento dei tassi di interesse entro l'estate, per come mesi addietro ipotizzavo su questo blog.

Matteo Olivieri
>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

sabato 11 settembre 2010

Previsione per la settimana valutaria 13-19 Settembre 2010


Cosenza (Italy), 11 Settembre 2010

A mercati valutari fermi, ecco di seguito le mie previsioni per la settimana valutaria 13-19 Settembre 2010:
  1. Apprezzamento del cambio USD/EUR;
  2. Apprezzamento del cambio USD/JPY;
  3. Apprezzamento del cambio USD/CHF;
  4. Apprezzamento del cambio EUR/GBP;
  5. Apprezzamento del cambio GBP/USD;
  6. Apprezzamento del cambio JPY/EUR;
  7. Apprezzamento del cambio EUR/AUD;
  8. Apprezzamento del cambio JPY/AUD;
  9. Apprezzamento del cambio AUD/USD;
  10. Apprezzamento del cambio CHF/EUR;
  11. Apprezzamento del cambio GBP/AUD.

In qualche caso mi sento di confermare le stesse previsioni della settimana appena conclusa. Rispetto a poche settimane fa, si sono ridotte notevolmente le possibilità di arbitraggi sui mercati. L'unica degna ancora di rilievo riguarda l'acquisto di Dollari Australiani rispetto all'Euro, che presenta margini stratosferici di guadagno (io calcolo addirittura un 16.5%!), con qualche leggera diminuzione rispetto alla media, dovuta a mio avviso soprattutto all'azione dell Yen giapponese.
Per questo concordo completamente (!) con l'analisi fatta sul Frankfurter Allgemeine Zeitung del 9 Settembre "Austral-Dollar ist derzeit nicht zu bremsen", in cui si sottolinea come non ci siano ostacoli sul cammino per ulteriori guadagni del Dollaro Australiano, dopo i guadagni già registrati da inizio d'anno di un buon 17% (cfr. "Was die Charttechnik angeht, stehen dadurch jetzt keine Hürden mehr im Weg. Kurzfristig betrachtet bedeutet das freie Bahn für einen weiteren Ausbau der Gewinne, die sich gegenüber de Euro in den vergangenen 12 Monaten schon jetzt auf gut 17 Prozent summieren. Trotz dieser grundsätzlich positiven Ausgangslage können kurzfristige Gegenbewegungen aber nie ganz ausgeschlossen werden. Und langfristig muss natürlich beobachtet werden, ob sich am australischen Immobilienmarkt nicht langsam so etwas wie eine Art Blase aufbaut"). Interessante poi notare che lo stesso articolo parli di ulteriori possibili aumenti di tassi di interesse in Australia, dovuti ad un'economia che continua a crescere (cfr. "Und daran knüpften sich natürlich sofort wieder Spekulationen, die Notenbank könnte bei ihrer nächsten Sitzung die Leitzinsen erhöhen")...segnale forse di una nuova "bolla speculativa" che si sta creando?

Unica perplessità riguarda il cambio Euro-Yen giapponese: da i calcoli da me effettuati risultano tendenze ad un apprezzamento dello Yen negli USA, ma una più potente spinta all'apprezzamento dell'Euro in Australia. Per questo motivo, credo che alla fine prevarrà l'apprezzamento dello yen sull'Euro. A questa conclusione spinge anche l'articolo del Financial Times del 10 Settembre "Japan Conditions US and EU for Intervention", in cui le autorità giapponesi di dicono pronte ad intervenire sui mercati valutari anche senza l'assenso di USA ed Europa (cfr. "Japan has been conditioning the US and Europe for Tokyo’s potential intervention against the rising yen, according to Naoto Kan, prime minister. [...] Speaking on Friday in a debate with Mr Ozawa, Mr Kan said, “We are doing various things so that the US and Europe won’t respond negatively if Japan takes some sort of action.").

Vedremo quali sorprese ci riserverà la nuova settimana...

--> Aggiornamenti (13 Settembre 2010)
Nonostante il notevole apprezzamento dell'Euro sul Dollaro USA di oggi, sono fiducioso che la settimana ci riserverà un apprezzamento del Dollaro.


A portarmi a tale conclusione non solo i calcoli da me effettuati, ma anche il seguente articolo Bloomberg di oggi "Euro to Drop More Against Dollar Among Least-Liked (Update2)", in cui si sostiene che gli hedge fund e altri grandi intermediari finanziari hanno aumentato le scommesse su un indebolimento dell'euro al livello più alto in quasi due mesi, secondo i dati della Commodity Futures Trading Commission (cfr. "The euro is losing out to the dollar as renewed concern over the solvency of nations from Portugal to Ireland points to another slump for the common European currency. Hedge funds and other large speculators have increased bets on a weakening of the euro to the highest level in almost two months, according to data from the Commodity Futures Trading Commission. Investors are paying close to the most in three months to insure against losses on Greek and Spanish bonds, while yields on Irish and Portuguese government debt surged to records relative to benchmark German bunds last week").

--> Aggiornamenti (14 Settembre 2010)

Due le notizie che mi sembrano rilevanti per rafforzare le mie convinzioni:

  1. Comdirect 13/9 "Devisen: Euro bleibt über 1,28 US-Dollar - 'Basel III' sorgt für Klarheit": il recente apprezzamento dell'Euro rispetto al Dollaro è spiegato come positivo recepimento da parte del mercato della bozza di accordo "Basilea III". Come tale, la notizia mi pare sia da leggere come un fatto temporaneo, destinato a riassorbirsi nel futuro;

  2. Bloomberg 1/9 "Yen Climbs to 15-Year High Versus Dollar as Kan Wins DPJ Vote": nell'articolo si sostiene che a seguito di alcune elezioni partitiche in Giappone, la vittoria dell'attuale Primo Ministro sul rivale di partito ha diminuito la probabilità di futuri interventi del Governo per indebolire artificialmente la valuta (cfr. "The yen advanced to a 15-year high against the dollar as Prime Minister Naoto Kan beat his rival Ichiro Ozawa in a party vote today, reducing the likelihood the government will intervene to weaken the currency.").
Rispetto alla giornata di ieri si registra già un buon irrobustimento del Dollaro rispetto all'Euro, che mi lascia fiducioso riguardo all'effettivo verificarsi delle mie previsioni.
Interessante inoltre notare la stretta correlazione tra cambio Euro/Dollaro USA e Euro/Sterlina Inglese, praticamente sovrapponibili, probabile indizio di interventi congiunti delle rispettive banche centrali (cfr. grafico in basso; scale differenti, ndr).


--> Aggiornamenti (15 Settembre 2010)

A volte la vita è strana: ieri, subito dopo aver pubblicato il mio ultimo aggiornamento, l'Euro ha cominciato nuovamente ad apprezzarsi contro il Dollaro USA, mandando in fumo tutti quei segnali di indebolimento che pur si erano manifestati in giornata.
Oggi si scopre il motivo di tanta stranezza: la Bank of Japan è intervenuta per la prima volta dopo 6 anni e mezzo sui mercati valutari (cfr. Marketwatch 15/9 "WORLD FOREX: Yen Plunges Vs Rivals After Japan Intervenes").
Non vi erano dubbi che ci fosse una mossa di qualche Banca Centrale in atto, ma - alla luce delle dichiarazioni fatte nei giorni precedenti - non avrei mai creduto che fosse la BoJ ad intervenire (in maniera non  coordinata, ?!). Ecco di seguito alcuni passaggi tratti dall'articolo: "Dealers said Japanese authorities repeatedly bought the dollar against the yen, starting in morning trade in Tokyo around 0130 GMT. [...] Local traders estimated the yen sales at around Y200 billion to Y300 billion ($2.4 billion to $3.6 billion) in the first few minutes alone, and said the intervention continued even after the dollar climbed above Y85. [...] many dealers are skeptical that Japan will be able to keep the dollar above Y85.00, a level they say the government is likely targeting. [...] News of the Japanese intervention also sent the dollar higher against other currencies, in particular the euro and the British pound. Asian currencies including the Korean won, Taiwan dollar, Singapore dollar and Chinese yuan also fell quickly, as analysts say that central banks in the region, which intervene often in foreign exchange markets, now may have a stronger argument to weaken their own currencies and boost the competitiveness of their own export sectors. [...] Japan's Finance Minister Yoshihiko Noda said Wednesday that Japan's intervention was a unilateral move. U.S. Treasury officials declined to comment immediately, but any later reaction from Washington will be watched with interest, given the general U.S. stance against forex interventions.".

Al momento, a parte il "magmatico" cambio Euro/Dollaro, le mie previsioni per la settimana sono confermate all'80%. Resoconto completo a chiusura dei mercati di venerdi.

--> Aggiornamenti (15 Settembre 2010) [2]


Due notizie molto importanti per gli equilibri dei mercati:
  • 15/9 Bloomberg "Japan May Sell Yen for Second Day to Protect Economy From Gains": Giappone scatenato...l'articolo parla di un possibile nuovo intervento non-coordinato (!) del Bank of Japan per ridurre la volatilità dello Yen sul mercato e ridimensionare l'apprezzamento dello Yen sul Dollaro USA (cfr. "Japan may intervene in the foreign- exchange market for a second day to stem the yen’s gain to a 15- year high against the dollar and protect its exporters. Japan yesterday unilaterally sold the yen against the dollar for the first time since 2004. Chief Cabinet Secretary Yoshito Sengoku said the finance ministry “seems to think” 82 yen per dollar to be the line of defense, after it reached 82.88 yesterday. Government officials speaking on condition of anonymity have previously said volatility was a bigger concern than the level. Officials said Japan may continue selling the yen in the U.S. and into today’s Tokyo trading if needed"). Interessante notare che l'intervento di ieri è seguito di poche ore all'annuncio che la qualità del credito giapponese si sta lentamente deteriorando (attuale rating S&P's: AA, ndr) (cfr. Reuters 14/9 "S&P says Japan govt credit quality is "slowly sinking"": "Japan's rating of AA is still valid but the Japanese government credit is slowly sinking," Takahira Ogawa, S&P director for sovereign and international public finance ratings told Reuters Insider in an interview. "The risk of default is slowly increasing but not to the extent which will change anything at this point in time," he said. Japan's outstanding public debt is the largest among industrial nations, approaching twice the size of its gross domestic product, although most of it is held by domestic investors");
  • 15/9 Bloomberg "Greenspan Says Spending Less Effective Than Expected (Update2)": l'ex Presidente della FED Alan Greenspan sostiene in quest'articolo che il pacchetto di stimoli fiscali all'economia ha prodotto risultati inferiori alle aspettative (cfr. "Former Federal Reserve Chairman Alan Greenspan said deficit spending by the federal government hasn’t been as effective at stimulating the economy as expected. “I’m not saying the stimulus is not working, I’m saying it’s working far less than anyone anticipated,” Greenspan said today at the Council on Foreign Relations in New York. Greenspan said the “most effective” stimulus would be an increase in stock prices rather than more government spending. He also said he favors raising taxes to curb the federal budget deficit, joining the debate in Congress over whether to extend reductions enacted under President George W. Bush"). 
--> Aggiornamenti (16 Settembre 2010)

Articoli preziosi su cui riflettere per capire le cause e gli effetti della decisione del Giappone di intervenire sui mercati finanziari:
  • Bloomberg 16/9 "BOJ Becomes ‘Wild Card’ as Kan May Push for Stimulus (Update1)": nè i mercati finanziari nè le autorità monetarie internazionali sembrano aver gradito l'accordo unilaterale (!) di Ministero delle Finanze e Bank of Japan di intervenire sui mercati dei cambi immettendo Yen sul mercato. Nè sembra che questi interventi siano destinati ad essere "sterilizzati": anzi, le dichiarazioni fatte inducono a ritenere che le autorità nipponiche lasceranno aumentare la base monetaria e il numero di prestiti concessi all'economia (cfr. "The Bank of Japan yesterday indicated it’s ready to support the government’s efforts, with Governor Masaaki Shirakawa releasing a statement minutes after the government confirmed the yen sales, and board member Tadao Noda saying the BOJ will allow the funds created by the intervention to boost liquidity in the system. At stake: stoking economic growth after it more than halved in the second quarter, risking prolonged deflation"). Rimane la domanda se questi interventi riusciranno veramente ad invertire la tendenza all'apprezzamento dello Yen oppure no (cfr "Unilateral intervention by Switzerland in the past year failed to halt the franc’s advance, and Japan’s yen sales earlier this decade also had little long-term impact. The Bank of Japan, acting on behest of the Ministry of Finance, sold 14.8 trillion yen in the first three months of 2004, after record sales of 20.4 trillion yen in 2003. Then- Federal Reserve Chairman Alan Greenspan said in 2004 said that Japan’s actions didn’t have a lasting effect"), e il mio personale (!) dubbio se si possa combattare una deflazione provocando un'inflazione. Probabilmente il risultato finale è già oggi scontato: un ulteriore aumento del debito pubblico giapponese (ad oggi, il più grande al mondo!) e una diminuzione delle riserve della banca centrale;

  • Bloomberg 16/9 "Japan’s Solo Run on Yen Exposes Flaw in World Export Strategy": la corsa solitaria del Giappone pone nuovamente (finalmente!) la domanda se per risolvere gli squilibri globali si debbano patire azioni unilaterali, e ancora, se si possano risolvere i problemi strutturali o di crisi di un paese solo (!) attraverso l'aumento delle esportazioni...che finisce di fatto per esportare deflazione in altri paesi (cfr. "There’s a basic dilemma for the world as everyone wants to export their way out of trouble and can’t,” said Jim O’Neill, chief economist at Goldman Sachs Group Inc. in London and incoming chairman of Goldman Sachs Asset Management, in a telephone interview. “It’s a very sensitive topic for the developed countries and markets. [...] The conundrum is that not every country can win market share. That may have implications for investors, with Robert Doll, vice chairman at BlackRock Inc., identifying “trade scapegoating” as one of his top ten predictions for investors in the next decade as politicians try to boost their domestic economies.")...Interessante al riguardo constatare che i tentativi del Giappone di aiutare la propria economia vanno contro gli interessi dell'Europa. Inoltre, è opportuno riaffermare (!) che tanto Giappone quanto Germania agiscono di fatto allo stesso modo: la soluzione è passare attraverso un rafforzamento della domanda interna senza accelerare consumi e inflazione...soluzione che è ancora un dilemma per - purtroppo - tanti economisti (cfr. "Germany itself has been criticized by investors and some of its European neighbors for not doing enough to rebalance the world economy. Billionaire investor George Soros and Nobel laureate Joseph Stiglitz say Chancellor Angela Merkel should spur domestic growth rather than preach the virtues of fiscal austerity. Trade accounted for more than a third of German growth in the second quarter, when the economy expanded at the fastest pace since reunification. Imbalance: Germany must “foster domestic demand and ease reliance on exports that are contributing to a huge trade imbalance on the eurozone’s periphery,” Juergen Kroeger, a director at the European Commission’s Economic and Financial Affairs department, said Sept. 13");

  • CNBC 15/9 "Thursday Look Ahead: Forex Moves Dominate Talk, Markets Await Jobless Claims, Philly Fed": nell'articolo si chiarisce un aspetto curioso e e interessantissimo allo stesso tempo. Infatti, mentre tutto il mondo critica l'intervento a sorpresa del Bank of Japan, l'articolo ci ricorda che quello che sta accadendo in Giappone non è nè più nè meno che quanto dichiarato a gran voce dal Presidente FED ben Bernanke, ovvero quantitative easing (cfr. "He could say it's best for markets to set exchange rates. That's code for 'we don't like what you're doing,'" he said. Gilmore also said Japan is probably unlikely to succeed in holding back the yen for long with its intervention, but that it may have more of a chance because it has signaled it does not expect to "sterilize" the intervention. That is when a central bank would for instance sell t-bills to take the surplus money out of the system. "That means a permanent increase in the money supply, which means printing yen, and we can call it quantitative easing," he said").

  • Bloomberg 16/9 "Yen Rises From Two-Week Low; Asian Mining, Bank Stocks Decline": l'articolo riporta il parere di alcuni manager finanziari, uno dei quali afferma che lo Yen è al momento sopravvalutato (cfr. "The yen is really overvalued in a number of respects and Japan could use a weaker currency,” said David Gerstenhaber, founder of New York-based Argonaut Management LP, in a Bloomberg Television interview. “My suspicion is that they’re not done and that we’ll see more action out of them. But the market obviously will test them."). Tuttavia, a giudicare dal famoso Mac Donald Index pubblicato dal settimanale inglese The Economist, lo Yen sarebbe di poco sotto la parità col Dollaro Usa, e pertanto - in condizioni di efficienza dei mercati - dovrebbe assistersi ad un suo apprezzamento (come infatti sta avvenendo!)

--> Aggiornamenti (16 Settembre 2010) [2]

Ancora un aggiornamento sullo Yen giapponese. Emergono alcuni dettagli interessanti sull'intervento della BoJ di ieri: sono stati immessi sul mercato l'equivalente di circa 21,14 miliardi di Dollari USA, una cifra record per trattarsi di una sola giornata. Forse questo è il motivo per cui oggi non sembra che la BoJ sia intervenuta di nuovo, anche se tutti sono in attesa di nuove mosse (cfr. Reuters 16/9 "Dollar Slips vs Yen as Japan Stays on the Sidelines": "Japan sold an estimated 1.8 trillion yen ($21.14 billion) for dollars on Wednesday, a record for a single day, in a bid to help its exporters and increase its money supply to counter deflation. Japan's first currency intervention in six years knocked the yen from a 15-year high versus the dollar, but the yen's six month uptrend did not look to be convincingly broken. [...] "There's no sign of the Bank of Japan this morning yet on markets, but they were successful yesterday and we are beginning to see some funds moving in the same direction, unwinding long yen positions," said Greg Salvaggio, vice president of trading at Tempus Consulting in Washington. He added investors should look out for stops at 86.10 yen.").
A questo punto si pone tuttavia una domanda clamorosa: SE il Giappone è davvero intenzionato a bloccare l'apprezzamento continuo dello Yen, che potrebbe far scivolare l'economia ufficialmente in una nuova deflazione, ALLORA il Giappone dovrà conseguentemente ridurre la sua posizione creditizia netta verso il resto del mondo: questo vuol dire che il Giappone dovrebbe acquistare meno titoli di stato stranieri!
SE così fosse davvero, sarà interessante capire chi acquisterà i titoli delle nazioni europee già così indebitate....Infatti, le dichiarazioni della autorità giapponesi di non "sterilizzare" l'intervento sui mercati, induce a ritenere probabile un futuro aumento di debito e inflazione domestica, esportando deflazione verso qualche altra parte del mondo.
Per il momento non si sono avvertiti terremoti in occasione della recente asta di titoli spagnoli...ma chissà se bisognerà prepararsi a future sorprese (cfr. "The Spanish bond auction went very well and that's removed some of the debt risks attached to the euro," said Chris Turner, head of fx strategy at ING").

--> Aggiornamenti (17 Settembre 2010)
Come di consueto, a fine settimana è tempo di bilanci, per vedere quante delle mie previsioni si sono avverate. Di seguito riporto un grafico riassuntivo:


Nonostante l'intervento della BoJ sui mercati valutari abbia creato notevole scompiglio, come si può vedere dal grafico, molte delle previsioni da me fatte si sono avverate. A quanto pare gli effetti maggiori del deprezzamento dello Yen si sono avvertiti su Euro, Franco Svizzero e Dollaro Australiano, che già da mesi rappresentano le principali valute di riferimento per gli investitori giapponesi.
Un caso a parte è da riservare al cambio Dollaro USA/Yen: infatti, dai calcoli da me effettuati a fine settimana scorsa, si evinceva che il Dollaro si sarebbe apprezzato in ogni caso (!) nei confronti dello Yen. Personalmente sono rimasto molto perplesso nel vedere come, fino a mercoledi, il Dollaro continuasse invece a deprezzarsi. L'intervento della BoJ ha invertito questa tendenza, riportanto a mio avviso (!) lo Yen in equilibrio. Per questo motivo concordo con l'opinione espressa da george Soros, il quale sostiene che il BoJ ha fatto bene ad intervenire (cfr. Reuters 15/9 "Soros says Japan right to intervene on yen").

Interessanti infine i seguenti articoli:
  • CNBC 17/9 "Japan Gyohten: govt couldn't let strong yen continue": il Giappone è dovuto intervenire vendendo Yen,  per evitare che la deflazione in atto diventi ancora peggiore;
  • Reuters 16/9 "ECB Officials Point to Need to Act on Banking Issues": la crisi in Europa non (!) è ancora finita (cfr. "The financial crisis is still with us. We are not in year one after the crisis, we are in year four of the crisis," Weber said in a speech at the European Business School. "Moral hazard is present in the financial system... I want to get to a situation where the term 'too big to fail does not exist'. Banks have to be able to fail, but it must be able to happen in an orderly way.");
  • Reuters 16/9 "Japan's Leader, Obama to Discuss Forex Intervention": nella prossima settimana il Presidente degli Stati Uniti Barack Obaa incontrerà a New York il Primo Ministro giapponese Naoto Kan. Interessante notare che l'intervento giapponese è partito da New York e Londra, per come da me di fatto individuato anche se erroneamente attribuito ad una mossa congiunta di FED e Bank of England (cfr. "It continued to intervene in New York and London markets that day, and Kan is expected to seek Obama's understanding on the matter when the two meet on Sept. 23, the newspaper said, without citing sources");
  • Reuters 16/9 "China Central Bank Warns of Risks Ahead for Banks": la Banca Centrale della Cina avverte di perditesu mutui e all'accelerare di riforme economiche in Cina, ma anche dei rischi di una bolla di investimenti e di inflazione. Inoltre mette in guardia da potenziali crisi del debito straniero (cfr. "Turning to the global economy, the report warned of a potential sovereign debt crisis if major economies did not bring their budget deficits under control. Interest rates were likely to remain low for an extended period in many countries, it added"). 
Matteo Olivieri
>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.