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mercoledì 17 novembre 2010

Giochi di guerra: titoli, valute, materie prime...




Cosenza (Italy), 17 Novembre 2010

[Ringrazio il blog "Rischio Calcolato" per la pubblicazione di questo post sul sito web http://rischio-calcolato.blogspot.com/2010/11/giochi-di-guerra-titoli-valute-materie.html]

Nell'articolo di ieri "China Behind Chilling Drop in Commodity Prices" apparso su CNBC, si sostiene che sia la Cina il vero colpevole che si nasconde dietro il crollo dei prezzi delle materie prime degli ultimi giorni. In particolare, sarebbe il fattore-chiave sarebbe la "stretta monetaria" decisa dalla Cina, prima con l'aumento sia pure modesto dei tassi di interesse e poi attraverso la previsione di maggiori riserve bancarie. Così, in previsione di minore liquidità sui mercati, indotta dalla Cina per raffreddare la propria economia domestica, i traders starebbero vendendo in maniera sistematica.
Chi segue assiduamente questo blog saprà che la mia ricostruzione dei fatti è diversa:
  1. La FED attraverso i programmi di quantitative easing immette nel mercato moneta che, non potendo essere investita profiquamente all'interno, viene investita sui mercati esteri oppure in parte "tesaurizzata";
  2. Non è un caso che il prezzo dei futures e dei (Titoli di Stato Europei) abbia cominciato a diminuire proprio all'indomani della decisione statunitense di QE2.
Interessante poi constatare come la Cina stia fattivamente (!) collaborando con le autorità internazionali: prima è stato chiesto di rivalutare il cambio, poi di consentire maggiore peso alle valutazioni di mercato dello Yuan e infine, di aumentare i tassi di interesse. In tutti questi casi, la Cina sta dimostrando di accogliere le richieste internazionali. Qualcuno forse dirà che è ancora troppo poco...e forse ha ragione; in ogni caso, l'apprezzamento della valuta porta con sè diminuzione della massa monetaria ed un aumento dei tassi di interesse. Per questo motivo, addossare la colpa alla Cina del crollo del prezzo dei futures sembra un pò come chiedere a qualcuno tutto ed il contrario di tutto.
Tra le altre misure che il governo cinese sembra voler adottare per fermare l'infazione (principalmente dovuta all'aumento dei prezzi del cibo) vi sono:
  1. Imporre dei limiti di prezzo ai prodotti di importanza quotidiana creerà maggiore inflazione futura;
  2. Imporre dei prezzi su gas naturale, prodotti agricoli, ortaggi, cereali, olio e zucchero;
  3. Imporre dei limiti a stranieri per il possesso di case;
  4. Imporre dei nuovi limiti alla concessione di crediti bancari (vedi nota1).
Di queste misure si parla nell'articolo Bloomberg "China May Impose Temporary Price Controls as Inflation Surges" del 17 Novembre, in cui si dice pure che tentativi similari fatti dal Governo cinese nel 2008 sono falliti. L'articolo fornisce poi un quadro molto critico dell'attuale situazione cinese..una situazione al limite della sussistenza alimentare, con raddoppi dei prezzi per poter far fronte ai maggiori costi di produzione: "Vegetable prices in the first 10 days of this month jumped by 62.4 percent from a year earlier, the Financial News said yesterday, citing a survey of prices by the Ministry of Commerce. [...]. Corn prices in China jumped to a record yesterday as tightening supplies increased their investment appeal. Rice also reached an all-time high. China has already sold sugar, cotton, corn, aluminum and zinc from stockpiles in an effort to ease shortages. [...]. October’s inflation rate was higher than any of the estimates in a Bloomberg News survey of economists. The government is also seeking to cool property prices after record annual gains this year. McDonald’s product prices were raised by 0.5 yuan to 1 yuan (15 cents) at the more than 1,200 restaurants in the country because of higher raw-material costs, the company said today".
 
NOTA
1) Reuters 10 novembre "China Hit Some Banks With Extra RRR Increase": "China raised reserve requirements twice, not once, for some banks on Wednesday to lock up more of the cash that is coursing through the economy, two sources said on Thursday. The extra tightening step, which takes the required reserve ratio to a record 18.5 percent for a number of the country's biggest banks, is a sign of how serious officials are about stamping down on liquidity as inflation speeds toward a two-year peak. The People's Bank of China said on Wednesday that it was increasing required reserve ratios by 50 basis points for all lenders. This followed a report earlier in the day by Reuters that the central bank had targeted a few specific banks with a reserve requirement increase. [...]. China reported inflation data for October, along with a host of other economic figures, on Thursday. The consumer price index accelerated to a 25-month peak of 4.4 percent year-on-year rise last month, much above consensus forecasts for a 4 percent rise. Although Chinese officials have directed their ire at U.S. monetary easing as a cause of unwanted speculative inflows, data on Wednesday provided a reminder that a whopping trade surplus is the main source of Beijing's liquidity headache. China has officially raised banks' reserve requirements four times this year, while also clamping down on their credit issuance to control money growth after an unprecedented lending spree last year. The central bank raised interest rates last month for the first time in nearly three years, and some analysts believe that another increase could come before the end of the year".

Matteo Olivieri
>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

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