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sabato 30 ottobre 2010

Previsioni mensili cambio Euro/Dollaro: Novembre 2010




Cosenza (Italy), 30 Ottobre 2010

E' sempre un pò difficile fare previsioni di medio periodo, soprattutto quando ci si trova in periodi di turbolenza, caratterizzati da Mid-Term Elections negli Stati Uniti, e da possibili nuovi interventi della FED sui mercati valutari (vedi nota 1).
Nonostante tutto, provo a rappresentare qui di seguito le mie previsioni per il cambio Euro/Dollaro USA per il mese di Novembre 2010, sulla base dei dati disponibili ad oggi 30 Ottobre.
Questo è quanto al momento è "leggibile" incrociando i dati del mercato future e dei tassi di cambio a termine è:
  • Proseguirà l'afflusso di capitali in Europa, supportato dal maggior differenziale di tassi di interesse rispetto agli Stati Uniti. Questo aspetto causerà pure un aumento dell'inflazione europea.
  • L'Euro subirà un leggero deprezzamento rispetto al Dollaro USA, dovuto alle contrattazioni al momento vigenti sul mercato dei futures. Questo vuol dire che il Dollaro USA avrà occasioni di apprezzamento nel corso del mese.
Tengo tuttavia a precisare che nonostante i mercati credano in un deprezzamento dell'Euro nei confronti del Dollaro (di circa lo 0,4%), l'Euro tende ad allontanarsi dal cosiddetto "Zero-Arbitrage-Point", cioè il punto in cui è "indifferente" detenere Euro o Dollari. Per questo motivo, ritengo che Novembre sarà un ottimo mese per gli arbitraggisti, che - scommettendo contro il Dollaro USA - potranno guadagnare contribuendo a "calmierare" la tendenza al deprezzamento dell'Euro.
Converrà seguire settimana dopo settimana le evoluzioni dei mercati valutari, per poter cogliere quei momenti in cui invece il Dollaro si deprezzerà.

Di seguito l'infografica completa:


AGGIORNAMENTI
3 Novembre 2010: L'articolo Reuters "Analysis: Euro to stay strong vs dollar as policies diverge" del 2 Novembre, pur partendo da considerazioni differenti, sembra confermare pienamente la mia analisi di un sostanziale apprezzamento dell'Euro, pur fra momenti di pausa da cui trarrà beneficio il Dollaro USA.
Ecco un estratto (in grassetto le parti che confermano le mie argomentazioni):
"The euro will also benefit from a "currency war," in which many countries are intervening to keep their currencies weak to protect exports. Many Asian central banks favor the euro as a currency into which to recycle their dollar intervention proceeds. Analysts see this leading to more near-term euro strength, leaving the odds in favor of a move toward $1.45 or beyond. Downward corrections are expected to be temporary and capped above $1.35, with concerns about the parlous fiscal and economic situation in some countries on the euro zone's periphery unlikely to haunt the euro until 2011. [...]. Analysts say relative euro zone and U.S. interest rate differentials will remain the driver of the euro in coming months, overshadowing peripheral worries and the potentially harmful impact on the euro zone economy of a higher euro. "The only way we will get a significant turnaround in euro/dollar is if rate spreads converge back again and as far as the eye can see that is not going to happen," said Steve Barrow, head of G10 currency research at Standard Bank. [...]. Nicole Elliott, technical analyst at Mizuho, said the euro could be in a bullish "flag formation," where a sharp rally higher is followed by limited consolidation, indicating investors are not rushing to get out of their positions. If this formation is confirmed, Elliott calculates the euro could be set to rise to around $1.54, though it would face strong resistance between $1.45 and $1.50. She sees pullbacks capped above $1.3560, the 38.2 percent retracement of the euro's upward move from late August to mid-October, or, failing that, the 50 percent retracement at around $1.3375".

16 Novembre 2010: A metà del mese, l'analisi da me fatta sembra essere decisamente confermata. Le possibilità di apprezzamento del Dollaro USA, ritenute da molti praticamente impossibili ancora a fine Ottobre, stanno dimostrando di essere più numerose del previsto, e in linea con quanto da me preannunciato. Di seguito l'infografica completa.

1 Dicembre 2010: Ecco come si presenta il grafico del cambioEuro/Dollaro USA a conclusione del mese di Novembre. Le mie due previsioni fatte a inizio di questo post, cioè "Proseguirà l'afflusso di capitali in Europa" e "L'Euro subirà un leggero deprezzamento", che sembravano irrealizzabili, considerato il notevole apprezzamento dell'Euro a Ottobre, si sono dimostrate entrambe vere.
Addirittura, l'apprezzamento del Dollaro USA è andato ben oltre le più rosee aspettative. Dunque, sono pienamente soddisfatto per il risultato ottenuto!

Chart

15 Dicembre 2010
Escono oggi le statistiche sugli acquisti di bond USA di Ottobre (!), che mostrano la tendenza in corso nei mercati finanziari, da me anticipata regolarmente nei miei post: diminuisce la percentuale di titoli statunitensi detenuti in portafoglio (e aumenta quella europea).
Interessante notare che le principali nazioni finora deetntrici di titoli di Stato USA hanno continuato ad incrementare la quota in loro possesso.
Al riguardo vedi Bloomberg "Global Demand for U.S. Assets Slowed in October, Treasury Says": "Global demand for U.S. stocks, bonds and other financial assets slowed in October from a month earlier, the Treasury Department reported, as the pace of economic recovery weighed on demand. Net buying of long-term equities, notes and bonds totaled $27.6 billion during the month compared with net buying of $77.2 billion in September, according to statistics issued today in Washington. Including short-term securities such as stock swaps, foreigners purchased a net $7.5 billion compared with net buying of $80.1 billion the previous month. (...). Total net foreign purchases of Treasury notes and bonds slowed to $23.5 billion in October from $78.9 billion of purchases in September, according to the data released today. (...). China remained the biggest foreign holder of U.S. Treasuries, after its holdings rose by $23.3 billion to $906.8 billion in October, according to the Treasury’s statistics. (...). The Treasury’s statistics on other countries showed Japan, the second-largest holder, increased its holdings by $12.8 billion to $877.4 billion in October. Hong Kong, counted separately from China, increased its holdings by $3.3 billion to $139.2 billion".



NOTA

1) Comdirect 29 Ottobre "Devisen: Euro weiter über 1,39 US-Dollar - Geldpolitische Lockerung erwartet": "Vor der mit Spannung erwarteten Sitzung des geldpolitischen Ausschusses der US-Notenbank (Fed) am kommenden Mittwoch sei der Dollar etwas unter Druck geraten, sagten Händler. Allgemein werde damit gerechnet, dass die Fed die Geldpolitik erneut lockert".
 
Matteo Olivieri
>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

venerdì 29 ottobre 2010

Il "social housing" crea città-fantasma!




Cosenza (Italy), 29 Ottobre 2010

[Ringrazio il blog "Rischio Calcolato" per la pubblicazione di questo post sul sito web http://rischio-calcolato.blogspot.com/2010/10/guest-post-leaf-il-social-housing-crea.html]

Quando un problema diventa urgente e bisogna agire in qualche modo, oppure quando magari occorre far vedere che si hanno le idee chiare su come conviene agire, si finisce quasi sempre per ripescare cattivi esempi che magari si sono dimostrati fallimentari già altrove.
Se poi si camuffa l'idea con qualche nobile ideale, allora la macchina della propaganda si mette in moto e, a questo punto, a doversi giustificare sono coloro che osano mettersi contro il "buon senso".
mi riferisco alla nuova legge sull'edilizia sociale (chiamata anche "Piano casa") motivata con la nobile intenzione di dare a categorie svantaggiate la possibilità di acquistare una casa a condizioni fuori-mercato. Ovviamente, a pagare le spese è il resto della popolazione, la quale non rientrando nella "lista dei bisognosi" stabilita dalla legge, deve pagare perchè altri possano costruirsi una casa.
Tralascio di addentrarmi in questo argomento perchè mi porterebbe lontano, e mi concentro solo su due osservazioni Economiche (con la E maiuscola!). Tuttavia una considerazione non posso eluderla:
Io sarò costretto a lavorare fino ad oltre 70 anni perchè qualcuno ha deciso che altri (cioè, gli "svantaggiati") possano andare in pensione a 57 anni o simili (vedi nota 1).  Sempre io, sarò costretto a pagare perchè qualcun altro possa vivere in una casa propria.
L'attuale normativa prevede poi la possibilità di ampliare gli immobili: nel caso della Regione Calabria, per esempio, è previsto un aumento fino ad un 20%, che può aumentare fino al 35% in caso di abbattimento e ricostruzione per ristrutturazione. A completare il quadro, la normativa prevede la possibilità di agire anche in deroga agli attuali strumenti urbanistici: "La Legge consente l’esecuzione di interventi straordinari di ampliamento e di demolizione e ricostruzione per gli edifici a uso residenziale, anche in deroga agli strumenti urbanistici" (vedi nota 2).
Questo vuol dire per esempio, che se un determinato territorio prevede degli indici di "verde pubblico", una persona è autorizzata a costruire anche non tenendone conto!
I demagoghi di turno hanno sottolineato che si tratta di aumenti impercettibili, poichè su un appartamento medio di circa 80 metri quadrati si potrebbero aggiungere 16 metri quadrati, inpratica - dicono loro - un balcone. Tuttavia su superfici più grandi, diciamo 1500 metri quadrati, l'aumento consentito sarebbe fino a 525 metri quadrati.
Ovviamente, molte organizzazioni professionali hanno salutato la legge con grande euforia, poichè - a loro dire - si rimetterà in moto il settore immobiliare e le spese per consumi, con maggior beneficio per l'economia in tempi di crisi.
Questo aspetto è certamente vero, ma esiste un'altra faccia della medaglia. Ho provato a raffigurare qui di seguito l'impatto che tali modifiche causerebbero sulla geografia urbana di un quartiere residenziale.



La prima e fondamentale conseguenza è che le costruzioni aumenterebbero in altezza e in larghezza, per cui se io ho acquistato o costruito una casa in un quartiere "ordinato", mi ritroverò a vivere in un quartire che non rispetta più quei criteri di abitabilità. La seconda conseguenza sarà che chi costruisce dopo avrà un vantaggio rispetto a chi ha costruito con le precedenti regole oppure, le variazioni saranno posssibili solo a chi ha risorse monetarie sufficienti per aumentare la superficie abitativa. In una parola, questa legge crea una discriminazione tra ricchi e poveri. Non solo, chi non potrà/non vorrà sfruttare il "Piano Casa", subirà in ogni caso una perdita patrimoniale: provate voi ad immaginare un vicino di casa che costruisce a ridosso della vostra proprietà!
Dunque, nel tentativo di innalzare i redditi di qualcuno in tempo di crisi economica, si finisce per creare perdite patrimoniali su tutti gli altri. Nel tentativo di fare cassa, i nostri politici non si rendono conto che stanno creando le condizioni per un generale impoverimento del territorio.
Qualcuno potrebbe dire: se non ti piace più vivere in quel quartiere, ti trasferisci altrove. No, questa legge assurda deve essere bloccata!

NOTA
1) Per un quadro del sistema pensionistico di vantaggio rinvio al sito del sindacato CISL: http://www.brescia.cisl.it/servizi/inas/pubbl/13.html 

Matteo Olivieri
>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

mercoledì 27 ottobre 2010

Alcune interessanti coincidenze su Euribor e tassi di cambio.




Cosenza (Italy), 27 Ottobre 2010

[Ringrazio il blog "Rischio Calcolato" per la pubblicazione di questo post sul sito web http://rischio-calcolato.blogspot.com/2010/10/guest-post-leaf-alcune-interessanti.html]

Ho provato a mettere su uno stesso grafico l'andamento da inizio anno dei tassi di interesse Euribor (vedi nota 1) e del tasso di cambio Euro/Dollaro USA, ed ho fatto alcune interessanti scoperte:
  1. Da Gennaio a circa Giugno 2010, il tasso di cambio Euro/Dollaro si è deprezzato senza una corrispondente sostanziale variazione del tasso Euribor;
  2. Da Giugno a Ottobre 2010, il tasso Euribor si è mosso in grande sintonia con il tasso di cambio Euro/Dollaro: quando quest'ultimo si apprezza, il tasso Euribor aumenta; quando si deprezza, diminuisce.
Di seguito l'infografica completa.


Cosa può voler dire ciò?
La considerazione a mio avviso più importante da fare è che i recenti movimenti (vedi 2 e 3) dei tassi di cambio sono dominati per buona parte dai differenziali dei tassi di interesse, non dalle aspettative future! Una tesi da me sostenuta anche in altre occasioni nei mesi scorsi, pur partendo da argomenti differenti.
Quali le conseguenze di tale affermazione?
  • Gli investitori hanno ridotto a zero le aspettative di inflazione futura: questo può voler dire che ci si attende per l'avvenire uno scenario economico sostanzialmente immutato e stabile sugli attuali livelli;
  • Poichè un aumento delle aspettative future di inflazione causa un aumento - già oggi - della propensione al consumo, si deve concludere che la presente situazione economica non lascia intravedere aumenti nei consumi per il prossimo futuro;
  • A meno che non si ipotizzi che nuove iniezioni di moneta nei mercati (ovvero nuovo quantitative easing) riusciranno a modificare le aspettative degli investitori, si deve escludere che le misure finora adottate dalle Banche Centrali di tutto il mondo abbiano prodotto gli effetti sperati;
  • Poichè i tassi di cambio sono fortemente correlati ai differenziali di interesse, occorrerebbe piuttosto fare in modo che tali differenziali non si allarghino, altrimenti si  assiste a fuoriuscite di capitali dai paesi con minori tassi di interesse verso paesi con maggiori tassi di interesse.
NOTA
1) Euribor (Euro Interbank Offered Rate) è il tasso di interesse al quale un panel selezionato di banche europee si scambia depositi a termine in euro.

Matteo Olivieri
>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

lunedì 25 ottobre 2010

Da Basilea e ritorno.




Cosenza (Italy), 25 Ottobre 2010

Ripropongo di seguito l'articolo da me preparato lo scorso mese di Settembre, con considerazioni sul tema Basilea III, crisi dei mutui e bolla speculativa internazionale.
Avevo scritto l'articolo nell'immediatezza del nuovo accordo preliminare su Basilea III, e lo avevo inviato a numerose testate nazionali perchè potese fornire la base per scrivere articoli "informati".
Poichè finora questo articolo non ha ricevuto alcun riscontro, ritengo non valga la pena più aspettare, e per questo motivo ho deciso di pubblicare sul mio blog l'articolo in questione, confidando sul fatto che nella rete potrà trovare l'adeguato apprezzamento di studiosi e curiosi dell'argomento.

Questo articolo spiega le relazioni tra crisi economica mondiale e introduzione dell'accordo internazionale di Basilea II. La tesi centrale di questo articolo è che nè Basilea II nè Basilea III risolvono i problemi che sono alla causa dell'attuale crisi economica mondiale.

Cosenza, 14 Settembre 2010 - Quando nel 2006 l’accordo di Basilea II entrò ufficialmente in vigore dopo anni di accesi dibattiti, la comunità internazionale alla fine lo salutò come uno strumento in grado di rendere i mercati più stabili e sicuri. Nel 2007 tuttavia, a distanza di solo un anno, l’accordo di Basilea II già mostrava molti limiti e veniva da più parti indicato tra le principali cause della bolla speculativa internazionale, tanto da rendere necessario cominciare a parlare di un Basilea III.
Eppure, già all’epoca della sua introduzione in molti non mancarono di evidenziare elementi di criticità, per via di alcune importanti novità introdotte nella prassi aziendale ma anche per motivi di grande apprensione, come la possibilità di valutazione degli investimenti in base al valore di mercato (“fair value”) al posto del più prudenziale costo storico, e la ridefinizione delle riserve patrimoniali in funzione del giudizio espresso da un rating, cosa che comportava la necessità di un maggior capitale da destinare a riserva per quegli investimenti giudicati più rischiosi.
Nelle intenzioni tutti elementi nati per dare una più chiara rappresentazione del valore economico dei bilanci; nella pratica, essi stessi elementi generatori di rischio sistemico nel mercato. Così, quando Wall Street imparò a nuotare all’interno del set di regole, conseguenza inevitabile fu la rapida diffusione di strumenti finanziari complessi, conosciuti come OTC (Over-The-Counter) e CDOs (Collateralized Debt Obligation). Né deve stupire che l’esplosione di popolarità di questi titoli derivati mostri un significativo tempismo con l’entrata in vigore di Basilea II: infatti, la finalità di entrambi è ridurre il profilo complessivo di rischio, cosa che nei titoli derivati è stata resa possibile spostandone l’onere sui sottoscrittori mediante i cosiddetti titoli collaterali.
Conseguenza inevitabile di tale esigenza è stata dunque la creazione di strumenti finanziari volti a garantire adeguati livelli di redditività con un minore profilo di rischio. Ciò ha tuttavia portato, senza volerlo, al paradosso che un titolo, la cui solidità viene garantita da un rating e la cui solvibilità è certificata da uno stato sovrano, richiede l’iscrizione a bilancio di una minore quantità di riserva di capitale rispetto ad un altro investimento non egualmente certificato e, pertanto, reputato meno affidabile.
Apparentemente un vuoto esercizio di parole, ma in realtà causa di profonde conseguenze reali, poiché piuttosto che dare credito al piccolo imprenditore desideroso di espandere la propria linea di produzione, le banche trovano meno rischioso investire in un titolo complesso immesso sul mercato da qualche intermediario finanziario in giro per il mondo, che peraltro non ne sopporta nemmeno il rischio in prima persona.
Con Basilea II la rischiosità di un attivo patrimoniale viene stimata non sulla base di criteri intrinseci all’attivo stesso, ma in base a caratteristiche apparenti come la previsione di flussi di cassa, il rispetto di criteri patrimoniali e finanziari, oltre che una grande quantità di informazioni qualitative e quantitative della vita d’impresa, che confluiscono in complessi modelli Value-at-Risk per essere stimati.
Tutto dunque nel pieno rispetto di criteri prudenziali regolamentati da norme internazionali, eppure qualcosa non ha funzionato, altrimenti non si spiega come mai giganti del calibro di Lehman Brothers sono falliti anche se i loro titoli continuavano ad avere il massimo rating AAA, mentre veri e propri relitti come Fannie Mae e Freddie Mac continuano a operare sul mercato nonostante i miliardi di titoli in portafoglio e con un rating inferiore alla soglia minima di “investment grade”, solo perché protetti dal governo statunitense sotto forma di “Government-Sponsored Enterprise” (GSE).
Forse nessun problema di “finanza creativa” è alla base dell’attuale crisi internazionale, ma piuttosto un tentativo di regolamentazione che si è rivelato disastroso, ed una falsa speranza, basata sulla preferenza stabilita a tavolino per determinati tipi di investimento piuttosto che altri.
Per arginare la crisi in atto occorrerebbe chiedersi se il problema risiede nella misurazione del rischio o forse, più a monte, nella corretta definizione di cosa è il rischio stesso. Infatti, per quanto raffinati possano essere i modelli Value-at-Risk utilizzati, essi tralasceranno sempre di dirci che gli strumenti OTC e CDOs hanno un rischio intrinseco connaturato alla loro funzione specifica. Così, la rischiosità dei titoli OTC non deriva tanto dal fatto di essere costruiti su operazioni aleatorie come gli swap, quanto piuttosto dal fatto che trattandosi spesso di contratti non standardizzati e ritagliati sulle specifiche esigenze delle controparti, essi sono difficilmente rivendibili sul mercato anche in condizioni normali. Lo stesso dicasi per i CDOs, la cui rischiosità è data dal fatto che non è l’ente emittente (la banca) a sopportare il rischio, ma l’acquirente stesso del bond (il risparmiatore), il quale deve sperare che un soggetto terzo (il sottoscrittore di un mutuo ipotecario) sia in regola con i pagamenti della rate del proprio mutuo, se vuole che il proprio titolo abbia ancora valore.
Guarda caso, l’attuale crisi finanziaria internazionale si è innescata proprio quando questi titoli derivati sono diventati improvvisamente illiquidi per inadempienza del debitore ipotecario collaterale che ha perso il proprio lavoro magari per motivi legati alla decisione dalla propria azienda di de localizzare internazionalmente la propria produzione.
L’accordo di Basilea II ha dimostrato di non prevedere per nulla il verificarsi di questo tipo di scenario, nella convinzione che questi titoli avrebbero trovato in ogni caso un mercato.
Neppure l’accordo di Basilea III sembra risolvere questi problemi, ma al contrario propone come soluzione l’ulteriore aumento dei requisiti di riserva patrimoniale delle banche, e la regolamentazione di ulteriori aspetti della vita d’impresa che Basilea II aveva tralasciato. Così, nel calderone delle nuove regole finiscono un raddoppio degli indici di capitalizzazione patrimoniale Tier 1 Capital Ratio al 4% e del Core Tier 1 Capital Ratio al 2%, ma anche la costituzione di riserve speciali cicliche ed anticicliche per prevenire future crisi.
Poiché nel corso dell’attuale crisi anche le azioni e le obbligazioni governative hanno mostrato segni di sofferenza ad essere scambiati, in futuro le banche saranno chiamate a trattenere liquidità e profitti come modo preferenziale per soddisfare i più stringenti criteri patrimoniali d Basilea III, e a limitare la distribuzione di dividendi (autofinanziamento), come parte necessaria di questo processo.
L’aumento dei coefficienti patrimoniali è volto a impedire che le banche concedano crediti che alla lunga si rivelino troppo rischiosi, e tuttavia nulla viene detto a proposito di quei titoli di credito collaterali che sono rischiosi già nel loro concepimento, i quali potranno invece continuare a circolare liberamente sul mercato.
In ogni caso, rimane aperta la domanda se le nuove regole finiscano per “ingessare” o no le decisioni operative delle banche. Al riguardo, ritengo che alcune considerazioni siano indispensabili: se in generale è vero che un’adeguata liquidità è uno dei prerequisiti per la solidità dei bilanci, ciò tuttavia potrebbe non risolvere il vero problema di fondo dell’attuale normativa internazionale, ovvero quello di cosa costituisce il patrimonio netto. Se le banche infatti potranno continuare a valutare i loro bilanci al valore di mercato, e se gli intermediari finanziari potranno immettere sul mercato titoli di cui non sono responsabili, un semplice aumento di riserve patrimoniali potrebbe non essere sufficiente per impedire l’amplificazione di effetti prociclici. Basilea III sembra orientata a richiedere la costituzione di maggiori riserve bancarie, dimenticando tuttavia che molti di questi strumenti finanziari collaterali sono stati posti legittimamente fuori bilancio, poiché chi li immetteva sul mercato non se ne assumeva il rischio.
Inoltre, se è certamente vero che l’attuale crisi finanziaria ha mostrato come la carenza di liquidità in molti paesi sia stata causata da ridotti flussi di capitali a livello internazionale, ciò non sembra un motivo sufficiente per adottare misure di ritenzione di liquidità, che finirebbero per ridurre l’estensione dei mercati stessi e far arroccare le banche su posizioni di “autosufficienza” di liquidità.
Occorrerà riflettere bene su questi aspetti prima della presentazione ufficiale di questa bozza in occasione del prossimo G20 in programma a Seoul il prossimo Novembre. Se infatti l’obiettivo è il prevenire l’avanzata della prossima crisi, il costruire mura sempre più alte a difesa del patrimonio bancario potrebbe rivelarsi un esercizio inutile, se ciò può poi essere facilmente aggirato nel pieno rispetto dei vincoli normativi.

AGGIORNAMENTI

Martedi 26 Ottobre 2010

Bloomberg 26 Ottobre "King Says Banks Need More Equity to Avoid Debt ‘Achilles Heel’": Il Governatore della Banca d'Inghilterra Mervyn King ha sostenuto durante una conferenza a New York, che le regole di Basilea III non riusciranno a prevenire una nuova crisi e che il sistema bancario non dovrebbe essere fortemente basato su debito di breve termine per finanziare investimenti di lungo termine. Se la logica è quella di aumentare la dotazione di capitale proprio, allora occorrerebbe richiedere livelli di capitale di molto maggiori rispetto alle attuali proposte di discussione.
Questo il passaggio fondamentale dell'articolo: "Regulators are redesigning the global financial system to withstand shocks after the collapse of Lehman Brothers Holdings Inc. in 2008 exacerbated the financial crisis. While the Basel III banking rules agreed last month are “a step in the right direction,” they won’t prevent another crisis and authorities should consider “very much higher” capital levels, King said".

Giovedi 18 Novembre 2010


Interessante l'articolo Bloomberg di ieri 17 Novembre dal titolo "Banks in EU May Be Exempted From Basel Leverage Ratio (Update1)". In esso si sostiene che alcune nazioni EU27 starebbero negoziando esenzioni alle regole di Basilea 3 per le banche, poichè si tratterebbe di coefficienti eccessivi che non impedirebbero (anzi, incoraggerebbero) l'assunzione di maggiori rischi pur di ottenere i margini di capitalizzazione richiesti da quella che dovrebbe diventare la nuova normativa internazionale.
Di seguito un passaggio-chiave: "Banks in Europe may escape global rules designed to limit their debt, as several countries push the European Union to drop a so-called leverage ratio, two people close to the discussions said. [...]. A majority of nations in the 27-country EU oppose introducing a binding leverage ratio that was adopted last week by the Group of 20 countries, according to the people, who declined to be identified because the discussions are private. The countries, including Sweden and France, say the ratio might encourage banks to pursue risky activities, the people said. “The leverage ratio as it is currently constructed is a rather blunt instrument,” Rob McIvor, a spokesman for the Association for Financial Markets in Europe, said in a telephone interview. “It does not take into account different institutions’ business models or structures.” The G-20 adopted measures proposed by the Basel Committee on Banking Supervision, including the leverage ratio, to increase the amount of capital that banks hold to protect themselves from insolvency. The rules must be implemented by individual countries or EU directives. The U.S. never implemented a previous set of Basel rules. The leverage ratio is a “key element” of the package because it will act as a “safeguard” against attempts by banks to get around other requirements linking the amount of capital they must hold to the level of risk associated with their assets, the Basel committee said last month".

Matteo Olivieri
Le informazioni qui contenute non (!) costituiscolo sollecitazioni ad investire.

domenica 24 ottobre 2010

Previsioni settimana valutaria 25 - 31 Ottobre 2010



Cosenza (Italy), 24 Ottobre 2010

A mercati fermi le mie previsioni per la nuova settimana.
Con la sigla (FX) indico le maggiori possibilità di guadagni:
  1. Apprezzamento del Dollaro USA (FX) contro Euro, Yen giapponese (FX), Sterlina inglese (FX), Franco svizzero;
  2. Apprezzamento dell'Euro contro lo Yen giapponese;
  3. Apprezzamento della Sterlina inglese contro Euro;
  4. Franco svizzero sostanzialmente immutato contro Euro e Dollaro USA.
Ecco invece le previsioni di MilanoFinanza:


AGGIORNAMENTI

Lunedi 25 Ottobre 2010:
La giornata di oggi non ha confermato al momento le tendenze da me delineate, e tuttavia sono emersi dei segnali interessanti. Infatti, nonostante i ripetuti apprezzamenti dell'Euro contro il Dollaro USA nell'intraday, quest'ultimo è riuscito a riportarsi ai valori di inizio contrattazioni, segno probabile che c'è stato qualche intervento manipolativo sui mercati valutari.
Nel frattempo, in un interessante articolo sul quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung "Der Dollar-Ausverkauf geht weiter" si sottolinea con tanto di grafici come sia ripresa un'ondata di vendita di Dollari USA, accompagnato da un aumento del prezzo di materie prime internazionali scambiate in Dollari. Questa combinazione potrebbe spingere l'Euro oltre quota 1,40 Dollari.

Nonostante questa analisi, io continuo a ritenere che ci sono i presupposti per un apprezzamento  in settimana del Dollaro USA nei confronti dell'Euro.

Martedi 26 Ottobre 2010
Un imbarazzante 85,71% di previsioni indovinate (in pratica ben 6 su 7) è il risultato di oggi. Come volevasi dimostrare, stanno venendo a galla tutti quegli elementi che avevo sottolineato: rafforzamento del Dollaro USA sull'Euro e sullo Yen giapponese, rafforzamento della Sterlina inglese su Euro.
Unico dilemma al momento è il cambio Euro/Yen giapponese, che non mostra segnali chiari, e il tasso Dollaro USA/Franco svizzero che potrebbe superare i valori dello scorso fine settimana.


Venerdi 29 Ottobre 2010:

Qualcosa è cambiata nella seconda parte della settimana, e i mercati hanno in parte cambiato direzione, rispetto a quella da me ipotizzata. Ad ogni modo, a fine settimana il 57,14% delle previsioni da me fatte risulta avverata (4 previsioni esatte su 7), in calo dall'85,71% di inizio settimana. Buono in ogni caso il risultato del cambio Euro/Dollaro USA e Dollaro USA/Franco svizzero: le mie previsioni infatti si sono rivelate per gran parte "non attese" dal mercato. Di seguito l'infografica completa:



Matteo Olivieri
Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

sabato 23 ottobre 2010

G20 Seoul: verso un nuovo "Washington Consensus"?!




Cosenza (Italy), 23 Ottobre 2010

Obbligare i paesi con forti surplus nella bilancia commerciale (cioè, con forti esportazioni. In primis Germania e Cina), a ridurre il loro vantaggio, attraverso l'imposizione di "target numerici" (leggi: "quote") sulle bilance dei pagamenti: questa è la prospettiva che emerge dalla lettera inviata dal Segretario del tesoro USA Geithner ai suoi colleghi Ministri delle Finanze del G20 riuniti a Seoul.
E' l'agenzia Reuters a darne notizia nel suo articolo di venerdi 22 Ottobre "G20 Shouldn't Use Currencies for Trade Gains: Geithner". Sembra una proposta incredibile, tanto è anacronistica, eppure è talmente vero che non posso che riportare i passaggi essenziali: "The United States struggled on Friday to win backing for its proposal of setting numerical targets for external imbalances as a way of pressing surplus countries such as China to let their exchange rates rise. In a letter to fellow finance ministers of the Group of 20 leading economies, U.S. Treasury Secretary Timothy Geithner said countries should implement policies to reduce their current account imbalances below a specified share of national output. Diplomats said the Treasury chief was proposing to limit surpluses and deficits on the current account — the broadest measure of trade in goods and services — to 4 percent of gross domestic product".
Avevo già avvertito in miei post precedenti di questo pericolo di innalzamento di controllo sui movimenti di capitali, derivazione logica del cosiddetto modello di analisi economica conosciuto come "impossible trinity", una generalizzazione del modello IS-LM che include la bilancia dei pagamenti. Tuttavia, mai avrei potuto immaginare che una evenienza simile potesse mai diventare oggetto di una proposta diplomatica.
Tra l'altro, l'introduzione di controlli sui movimenti di capitali rende di fatto non più indipendente la politica monetaria, per cui le Bance Centrali diventerebbero di fatto delle semplici agenzie dei vari Ministeri del Tesoro. Un bel passo indietro di decenni verso una nuova versione di "gold standard", dopo anni e anni di politica monetaria indipendente e tassi di cambio flessibili e determinati dai mercati.
Risulta ancor più profetico il mio articolo del 2005 "The Bug in the European Monetary Architecture: Can a Collapse Still Be Avoided?", in cui per la prima volta mettevo in guardia da questa possibilità...quello che solo 5 anni fa sembrava per molti una eventualità impossibile, a me appariva già un piccolo foro che avrebbe finito per affondare l'intera nave.

Si può costruire il famoso "Washington Consensus" sulla base di posizioni ideologiche ed anacronistiche, con il Dollaro ancora destinato a svolgere la funzione di moneta-ancora che determina i livelli di inflazione e crescita mondiale? Io auspico di no....
Fortunatamente la posizione USA non è stata accettata e la diplomazia internazionale si è invece espressa in direzione esattamente opposta, con minori manipolazioni dei cambi e più libero mercato (vedi Bloomberg 23/10/2010 "G-20 to Avoid Competitive Currency Devaluations (Update1)": "Group of 20 finance chiefs pledged to avoid weakening their currencies to boost exports and to let markets increasingly set foreign exchange values to defuse trade tensions before they hurt the world economy. The G-20 agreed to “move towards more market determined exchange rate systems that reflect underlying economic fundamentals and refrain from competitive devaluation of currencies,” its finance ministers and central bankers said after talks today in Gyeongju, South Korea. They called the global economic recovery “fragile and uneven.").

Nel frattempo la Germania accusa gli USA di manipolare indirettamente i cambi  attraverso la continua immissione di liquidità in cambio di acquisto di titoli obbligazionari (vedi Reuters 23/10/2010: "Germany Accuses US of Indirectly Manipulating Dollar": "German Economy Minister Rainer Bruederle on Saturday took issue with what he called a U.S. policy of increasing liquidity, saying it indirectly manipulated exchange rates".

Che figura...per mesi la diplomazia economica internazionale ci voleva convincere che esistessero "speculatori" pronti come branchi di lupi famelici ad attentare contro le finanze degli Stati. Ora, finalmente, si scopre che il Re è nudo: sono le politiche degli Stati le cause e gli effetti di questa crisi economica!

Matteo Olivieri
Le informazioni qui contenute non (!) costituiscon osollecitazioni ad investire.

martedì 19 ottobre 2010

Ora è tutto chiaro: la ragione della crisi non è economica ma demografica (?!)





Cosenza (Italy), 19 Ottobre 2010

In un nuovo recente intervento del Prof. Ettore Gotti Tedeschi, Presidente dello IOR - Istituto per le Opere di Religione, la Banca di Città del Vaticano ha nuovamente (!) sostenuto che la causa principale dell'attuale crisi economica è da ricercare nel crollo dei tassi di natalità nei paesi occidentali.
Questa interpretazione è abbastanza inusuale per un economista, e al riguardo vorrei fare alcune osservazioni:
  1. Il crollo dei tassi di natalità nei paesi occidentali è cominciato a partire dagli anni '70 del Novecento: nonostante ciò, da allora si sono numerosi numerosi e significativi boom economici, l'ultimo dei quali verificatosi con l'avvento della new economy e dell'Information and Communication Technology. In questo senso, non si capisce perchè il crollo demografico debba essere a volte causa di crisi economica, a volte causa di boom;
  2. L'equazione «minore natalità = minore crescita economica = minore PIL = minori investimenti in ricerca = minore valore di borsa dei titoli = maggiori tasse» è completamente destituita di ogni fondamento. Come la storia dell'ultimo secolo ha mostrato, pochi pionieri intraprendenti hanno introdotto sul mercato innovazioni che hanno creato ricchezza impensabile per molti (esempi sono la radio, i personal computer, internet, smart-phone, solo per citarne alcuni);
  3. Si sostiene che "l’unica via realistica di uscire dalla crisi è quella di tornare ad una sostenuta crescita demografica e ad un aumento reale del PIL": politica di natalità o di aumento reale del PIL (come aumento dei salari reali, contributi previdenziali/pensionistici generosi, aumenti forzosi della produttività, ecc.), premi e incentivi economici generosi per favorire lo sviluppo economico (come prolungati e generosi sussidi di disoccupazione/congedi maternità) hanno finito sempre per "drogare" le economie e creare contesti non sostenibili economicamente.
E' ovvio a questo punto concludere che il Prof. Gotti Tedeschi scambia le cause per gli effetti: la presente crisi economica è l'ennesimo crollo della pretesa di uno "Stato Assistenziale" (cosiddetto welfare state), in cui le decisioni politiche di pochi, al di fuori di qualsiasi logica economica, vengono fatte pagare alla maggioranza delle persone.
Un esempio eclatante è proprio il social housing, nato con lo scopo di offrire - a condizione fuori mercato - alloggio a determinate categorie di persone giudicate a livello politico degne di tutela, e ampiamente considerata causa scatenante dell'attuale crisi economica.

Di seguito riporto l'articolo completo dell'intervento del Prof. Ettore Gotti Tedeschi:

ZI10101809 - 18/10/2010 - Permalink: http://www.zenit.org/article-24161?l=italian

Tornare alla crescita demografica per uscire dalla crisi
Il presidente dello IOR indica la strada della vera ripresa
di Antonio Gaspari

ROMA, lunedì, 18 ottobre 2010 (ZENIT.org).- “La vera causa dell’attuale crisi economica non è derivante dall’avidità del sistema bancario, né dalla corruzione dei governi o da altre cause esterne, ma dipende quasi esclusivamente dal crollo demografico che ha colpito i Paesi avanzati fin dall’inizio degli anni settanta”. Lo ha detto Ettore Gotti Tedeschi, presidente dell’Istituto Opere Religiose (IOR), intervenendo a Roma sabato 16 ottobre ad un seminario su “Il libero mercato e la cultura del bene comune” organizzato dal Progetto Markets, Culture and Ethics della Pontificia Università della Santa Croce.
Secondo il presidente dello IOR, il crollo demografico determinato da politiche che hanno favorito aborti, divorzi, contraccezione, ha manifestato una cultura nichilista in cui l’umanità si è persa. Senza crescita demografica non c’è crescita economica, così le istituzioni finanziarie e politiche hanno operato dei trucchi sulla realtà per continuare a far crescere il Prodotto Interno Lordo (PIL) favorendo un processo di indebitamento che ha colpito soprattutto le famiglie.
Gotti Tedeschi ha raccontato di come la cultura nichilista abbia diffuso fin dal 1968 le teorie neomalthusiane, indicando nella crescita demografica il peggiore dei mali. Teorie e paure che hanno condizionato pesantemente le istituzioni internazionali e le politiche dei governi, con risultati che sono all’origine della crisi economica e che si sono rivelati devastanti per l’economia e per lo sviluppo dell’umanità.
“La crescita dell’umanità non ha mai minacciato lo sviluppo, al contrario lo ha favorito”, ha affermato Gotti Tedeschi, ricordando che anche le Nazioni Unite in un rapporto del 2002 hanno spiegato che la popolazione mondiale tra il 1900 ed il 2000 era cresciuta di quattro volte, ma che il PIL mondiale era cresciuto nello stesso periodo di 40 volte.
Il noto economista ha spiegato che con il verificarsi del crollo delle nascite, il PIL mondiale è cominciato a decrescere ed i costi fissi ad aumentare. La mancanza di giovani e la crescita percentuale di anziani e pensionati ha fatto crescere le spese sanitarie e quelle dei sistemi pensionistici. Per sopperire alla mancata crescita demografica, le economie avanzate hanno aumentato le tasse e incrementato i costi, praticando politiche di credito facile e a basso interesse e indebitando le famiglie in maniera vertiginosa.
Solo negli Stati Uniti, il Paese che rappresenta la più grande economia del mondo, il tasso di indebitamento delle famiglie, è passato dal 1998 al 2008, dal 68% del prodotto interno lordo al 96%.
“Si può constatare – ha precisato – che gli USA sono cresciuti di 28 punti percentuali di PIL in 10 anni, con una media del 2.8 per cento all’anno dovuto esclusivamente al consumismo a debito delle famiglie americane”.
La riduzione del risparmio e la crescita del debito delle famiglie è più o meno simile in tutti i Paesi avanzati che hanno adottato politiche di decrescita demografica.
In questo contesto il noto banchiere si è chiesto se si può vivere senza crescita demografica ed ha risposto: “Forse sì, ma si deve tirare la cinghia, prepararsi a pensioni da fame e stare molto attenti alla proposizione del testamento biologico e a coloro che parlano di vita non degna di essere vissuta”.
Senza crescita demografica, - ha spiegato - si produce meno PIL e si investe meno in tecnologie e ricerca, crescono le tasse e si riducono gli investimenti. Crollano gli asset finanziari disponibili per il mercato. Si rinuncia all’aiuto ai Paesi Poveri. Ci sarà meno budget per problemi contingenti. Altri Paesi con una visione molto differente del valore delle persona umana cresceranno e domineranno il mondo, avremo una vera invasione di immigrati in tempi brevi”.
Per questi motivi l’unica via realistica di uscire dalla crisi è quella di tornare ad una sostenuta crescita demografica e ad un aumento reale del PIL.
“Per far questo però – ha sottolineato Gotti Tedeschi – bisogna sconfiggere il nichilismo e recuperare una cultura ottimista e cristiana”.
A questo proposito il presidente delle IOR ha proposto di leggere e studiare la Veritas in caritate ed ha invitato i sacerdoti a “cercare e testimoniare verità” e “tornare a insegnare Dottrina”.
In merito alla Caritas in veritate Gotti Tedeschi ha fatto notare che l’enciclica spiega nell’introduzione che è l’umanità che va cambiata, non gli strumenti.
Nel primo e secondo capitolo si fa appello per tornare al valore della vita e dello sviluppo integrale.
Nel terzo capitolo si spiega perchè bisogna dare un senso all’economia, un senso finalizzato al bene comune
Nel quarto capitolo si sottolinea perchè si deve riprendere responsabilità personale per fare etica.
Nel quinto capitolo, si rileva che la libertà di ogni individuo sta nella capacità di non credere agli idoli, ribadendo che “si possiede solo ciò di cui si può fare a meno”.
Nel sesto capitolo ci si appella alla responsabilità per fare un uso giusto dell’innovazione tecnologica. E nella conclusione si afferma che “si deve avere il navigatore per non sbagliare strada”.

Matteo Olivieri
>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

domenica 17 ottobre 2010

Previsioni settimana valutaria 18 - 24 Ottobre 2010



Cosenza (Italy), 17 Ottobre 2010

A mercati fermi, ecco di seguito le mie previsioni per la settimana valutaria entrante. Si prospetta a mio avviso una settimana con grandi sorprese e molta variabilità. Per questo motivo non escludo interessanti possibilità di arbitraggi (di seguito indicati con le lettere FX):
  • Dollaro USA contro Euro via Yen giapponese (FX) e Euro contro Dollaro USA via Franco svizzero (FX) = nel complesso, risultato invariato;
  • Dollaro USA contro Dollaro australiano, Sterlina inglese (FX), Franco svizzero (FX) e Yen giapponese (FX);
  • Euro contro Yen giapponese via Dollaro USA e Dollaro Australiano; Yen giapponese contro Euro via Dollaro USA e Dollaro Australiano (FX) = nel complesso, risultato invariato;
  • Euro contro Dollaro australiano (FX), e Franco svizzero (FX);
  • Yen giapponese contro  Dollaro Australiano;
  • Sterlina inglese contro Euro via Dollaro Australiano (FX) e Euro contro Sterlina inglese via Dollaro Australiano (FX) = nel complesso, risultato invariato;
  • Franco svizzero contro Sterlina inglese (FX)
  • Dollaro australiano contro Sterlina inglese via Euro (FX), e Sterlina Inglese contro Dollaro Australiano via Euro (FX) = nel complesso, risultato invariato.  
Questo potrebbe voler dire che in settimana assisteremo ad un'ondata di "realizzazioni", ovvero di vendita per monetizzare guadagni su valuta. Interessante notare che sui mercati si sta verificando un "tutti contro tutti", per esempio nel caso di Euro e Dollaro USA, che si apprezzano reciprocamente nei confronti delle altre valute (vedi un esempio alla nota 1).
Insomma, quello che a mio avviso si verificherà, sarà un reinvestimento di valuta da paesi come Giappone e Australia soprattutto verso Europa e Gran Bretagna. Questi ultimi, a loro volta, reinvestono il denaro tra di loro, nel tentativo di non allontanarsi troppo dal Dollaro.
Non è un caso che, con grande tempismo, alcuni istituti di ricerca sostengono che la Banca d'Inghilterra è pronta a prolungare i programmi di acquisto di bond (quantitative easing), mentre il Ministro del Tesoro australiano Wayne Swan ha affermato che, dato l'apprezzamento sostenuto degl iultimi tempi, al dollaro australiano dovrebbe essere consentito di trovare il proprio livello (vedi nota 2 e 3)...forse che qualcuno l'ha impedito finora?

Di seguito riporto invece l'infografica di MilanoFinanza con le previsioni da loro fatte sulle principali valute (Elaborazioni Milano Finanza aggiornate al 15 Ottobre, ore 9:30pm, +1GMT, ndr).



AGGIORNAMENTI

Lunedi 18 Oottobre 2010:
Ecco a cosa alludevo nel mio post di ieri, quando sostenevo che, alla riapertura dei mercati, alcuni tassi di cambio si sarebbero apprezzati in una parte del mondo e deprezzati in un'altra, con un risultato netto tutto sommato in parità rispetto ai valori di chiusura della settimana precedente. Di seguito l'infografica riassuntiva: questo movimento "oscillatorio" è perfettamente visibile nei tassi Euro/Dollaro USA e Euro/Yen giapponese, ma anche - sia pure con forma diversa - nei tassi di cambio Euro/Sterlina inglese e Sterlina inglese/Dollaro australiano.

Ad oggi circa il 75% delle mie previsioni risulta confermato (9 indovinate, 1 non indovinata, 2 in forse).

Mercoledi 20 Oottobre 2010:
Anche oggi tutto come previsto: fra ripetuti alti e bassi, il valore del cambio Euro/Dollaro USA continua a mantenersi sui valori di fine settimana scorsa. Vedi infografica qui sotto.



Stessa cosa per il cambio Euro/Yen giapponese e Euro/Sterlina inglese, seppure in misura leggermente meno evidente. Per un'analisi completa del grado di realizzazione delle previsioni da me fatte, rinvio in ogni caso alla chiusura della settimana valutaria.

Giovedi 21 Oottobre 2010:
Importantissima la notizia battuta da CNBC in "SNB diversifies FX reserves out of euros in Q3": la Banca Centrale Svizzera ha dichiarato di aver venduto gran parte delle proprie riserve in Euro per acquistare altre valute, tra cui Yen giapponesi e Dollari canadesi. Tale decisione, motivata con bisogno di diversificare le proprie riserve, va ben oltre le aspettative del mercato.
Da questo blog sto ripetutamente sottolineando i disallineamenti nei tassi di cambio dovuti tra l'altro alle incursioni della Banca Centrale Svizzera sui mercati. Ultimo in ordine temporale, il post di domenica scorsa, 17 Ottobre.

Venerdi 22 ottobre 2010:
Eccellente il riscontro delle previsioni da me fatte per questa settimana: ben 9 previsioni su 11 si sono avverate per un totale di circa 81,81%....non può essere solo frutto di coincidenza!
Le uniche previsioni che non si sono avverate sono Euro/Sterlina inglese e Sterlina inglese/Dollaro australiano. Peccato invece per il cambio Sterlina inglese/Franco svizzero, che solo in chiusura di mercato ha battuto la mia previsione, non annullando tuttavia i guadagni ottenuti durante tutta la settimana.
Ecco l'infografica completa:




NOTA

1) Reuters 15 Ottobre "Dollar Rises vs Euro; Aussie Dollar Hits Parity": "The U.S. dollar rose from a more than eight-month low against the euro Friday as investors bet recent declines were overdone, but a sustained rebound seemed unlikely given expectations of more monetary easing. The Australian dollar earlier surged above parity against the greenback for the first time since flotation in 1983 after Federal Reserve Chairman Ben Bernanke said there was a case for more easing given low inflation and high unemployment. It later retreated as investors debated the outlook for further gains. [...]. It was a volatile session with the euro swinging in a wide range and briefly paring its loss after a Senate aide said the U.S. Treasury Department will delay until November a much-anticipated report about whether to label China or any other foreign country a currency manipulator".
2) Bloomberg "BOE Will Increase Bond Plan by 100 Billion Pounds, CEBR Says": "The Bank of England will increase its emergency bond-purchase plan by 100 billion pounds ($160 billion) to aid the economy as the government cuts spending, the Centre for Economics and Business Research said. The central bank will also keep its benchmark interest rate at a record low of 0.5 percent until at least “late” 2012, the London-based group said in an e-mailed statement today. The bank kept its stimulus plan at 200 billion pounds this month".
3) CNBC 17 Ottobre "Australian dollar should find its own level-treasurer": "Australia's surging dollar should be allowed to find its own level, Treasurer Wayne Swan said on Sunday, two days after the currency briefly rose above the U.S. dollar. "Some of us remember well the last time Australia attempted to fix its currency at the same time we were experiencing a terms of trade boom in the mid 1970s," he wrote in a regular economic note. "The result was headline inflation rose from around 5 percent to 17.6 per cent in a little over two years." Australia's dollar briefly strengthened above the U.S. dollar in offshore trading on Friday for the first time since it was floated in 1983".

Matteo Olivieri
>> Le inormazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

venerdì 15 ottobre 2010

Dal "quantitative easing" al "qualitative easing"?





Cosenza (Italy), 15 Ottobre 2010

[Ringrazio il blog "Rischio Calcolato" per la pubblicazione di questo post sul sito web http://rischio-calcolato.blogspot.com/2010/10/guest-post-leaf-dal-quantitative-easing.html]

Si è appena conclusa la settimana valutaria, e già nuove ombre incombono sull'economia mondiale.

1) Dopo aver raggiunto un nuovo minimo dal 1995 nei confronti dello Yen giapponese, il Dollaro USA ha recupato qualcosa nei confronti delle principali valute internazionali, rimanendo sostanzialmente debole di fronte alle voci di un nuovo poderoso intervento della FED di acquisto di titoli obbligazionari statunitensi. Le vendite di Dollari USA sono motivate col fatto che un nuovo intervento FED tenderebbe a indebolire il Dollaro USA, per cui gli investitori hanno deciso di vendere Dollari USA prima che questi si deprezzino (vedi nota 1). Nel frattempo si sono verificate vendite di massa di azioni e obbligazioni asiatiche per "monetizzare" i guadagni dopo le buone performance delle ultime settimane (vedi nota 2).
2) Si addensano nuove nubi all'orizzonte: la Banca Centrale d'India, dopo dichiarazioni analoghe di altre Banche Centrali dei giorni scorsi, minaccia di intervenire sui mercati se i flussi di capitali dall'estero saranno disordinati e volatili (vedi nota 3). Nel frattempo, la BCE ammonische che una guerra valutaria sarebbe "fatale" per l'economia mondiale, poichè porterebbe a svalutazioni competitive e a protezionismi, vera causa della crisi degli anni 1930 (vedi nota 4). In un'altra intervista un altro membro del Direttivo della BCE, Gonzalez-Paramo, sostiene che non c'è nessuna guerra valutaria in atto: al contrario, le autorità internazionali collaborano intensamente perchè i cambi riflettano quanto meglio possibile i "fondamentali" dell'economia (vedi nota 5).
3) La BCE mantiene inalterati i tassi di interesse, sostenendo che non ci sono pressioni inflazionistiche nel medio periodo, nè necessità di restringere la politica monetaria. (vedi nota 6).
4) In un bell'articolo Reuters del 15 Ottobre, intitolato "The wrong sort of inflation" si riporta alla tradizionale diatriba tra economia neoclassica e keynesiana: se l'inflazione è solo e sempre un fenomeno puramente monetario, per come sosteneva il Premio Nobel Milton Friedman, allora la politica monetaria non ha alcuna influenza nel risolvere i problemi reali dell'economia, come disoccupazione, deficit commerciale, mercato immobiliare, ecc. (vedi nota 7). Così, da un punto di vista di assunzioni neoclassiche, il quantitative easing sarebbe un'assoluta irragionevolezza, poichè non risolverebbe i problemi strutturali dell'economia, anzi li aggraverebbe.

NOTE

1) Reuters 14 Ottobre "Dollar Index Pulls Away from 10-Month Low on Short-Covering": "The dollar has slid over the past month on heightened market expectations for the U.S. Federal Reserve to unveil a second round of quantitative easing as early as November."Market players who had piled up one-sided positions such as selling the dollar, on the back of a trend toward U.S. monetary easing are probably locking in some profits," said a trader for a Japanese bank". E ancora Bloomberg 15 Ottobre "Bernanke Sees Case for ‘Further Action’ on Inflation (Update3)": "Federal Reserve Chairman Ben S. Bernanke said additional monetary stimulus may be warranted because inflation is too low and unemployment is too high. “There would appear -- all else being equal -- to be a case for further action,” Bernanke said today in remarks to a Boston Fed conference. He said the central bank could expand asset purchases or change the language in its statement, while saying “nonconventional policies have costs and limitations that must be taken into account in judging whether and how aggressively they should be used."
2) CNBC "GLOBAL MARKETS-Profits taken, pressure high ahead of Bernanke": "Investors took profits on gains in Asian equities this week but kept the U.S. dollar close to a 10-month low and commodities near two-year highs ahead of a speech by the head of the Federal Reserve. Major European stock markets opened higher, with Britain's FTSE 100 up 0.13 percent, France's CAC 40 up 0.23 percent and Germany's DAX rising 0.4 percent. The dollar steadied after plumbing a low for the year against major currencies overnight, having dropped 7 percent since September on expectations the Fed will soon have to flood the banking system with freshly printed cash to support the economy. An indication that Fed Chairman Ben Bernanke is getting close to this decision and perhaps considering other measures such as targeting inflation or even gross domestic product could unleash more dollar selling and buying of emerging market equities, commodities and longer-term bonds. However, with bets against the dollar significantly large, the risk of a bounce is appreciable. "We are concerned that the market is short dollar based on a deep expectation that the Fed Chairman will hint strongly at an aggressive QE programme," Steven Englander, head of G10 foreign exchange stratgey at Citi, said in a note".
3) CNBC 15 Ottobre "India cbank head says will intervene if flows lumpy": "India's central bank governor Duvvuri Subbarao said on Friday the Reserve Bank of India was watching the exchange rate situation and will intervene in the forex market if inflows are lumpy and volatile. The central bank had bought dollars to stem the rupee's strength on Thursday -- a move which traders believe was the first intervention this year. India must manage capital inflows so that it can fund its current account deficit while at the same time not harming exports, a central bank deputy governor had said on Thursday".
4) Reuters 15 Ottobre "Race to Devalue Would Be 'Fatal': ECB Official": "European Central Bank policymaker Juergen Stark said better global coordination was needed to smooth out currency swings, which must on no account be allowed to develop into a race to devalue, a newspaper reported. Asked by German daily Handelsblatt whether the world was veering toward currency wars, Stark said, "It would be fatal to enter a race to devalue, which in the end will bring about protectionism. Protectionism in the 1930s is what led to the global economic crisis." Stark said the yuan, which Beijing has resisted pressure from Washington and other developed nations to allow to revalue faster, was likely to appreciate".
5) CNBC 15 Ottobre "ECB's Gonzalez-Paramo says there is no currency war": "I think the concept of a currency war is an unfortunate one because there isn't one ... there is a permanent dialogue among the authorities in the main countries in the world, both emerging and developed," he said in an interview on Spanish state television. He said currencies should reflect the real fundamentals of an economy and should not be manipulated. "Those emerging markets with surpluses, including China, should introduce more flexibility in their currencies," he said".
6) Bloomberg 14 Ottobre "ECB Says Rates ‘Appropriate,’ Signaling No Need to Increase": "The European Central Bank said interest rates in the 16-nation euro region are “appropriate,” indicating it sees no immediate need to tighten policy".
7) Reuters 15 Ottobre "The wrong sort of inflation": "Chairman Ben Bernanke’s Fed is beset by demons of its own design. Terrified by memories of the 1930s and Japan’s more recent experience in 1990s and 2000s, the academics who now dominate the Federal Open Market Committee display a hyperactive compulsion to tinker with monetary policy in a bid to solve all the problems besetting the U.S. economy. But if inflation is always and everywhere a monetary phenomenon, as Milton Friedman argued, Fed policy has a smaller role in solving real-economy problems such as a gaping trade deficit, moribund housing market, sluggish growth and joblessness. Expectations of another substantial round of quantitative easing (QE2) have gone too far for the Fed to pull back now. The Fed must press ahead or risk a massive, disorderly correction across all asset classes (bonds, equities, commodities and currencies). But once the trigger is pulled members of the FOMC should resist the temptation to tweak further and give the normal cyclical processes of recovery and structural reforms time to work".

Matteo Olivieri
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giovedì 14 ottobre 2010

Chi fermerà un SuperEuro?





Cosenza (Italy), 14 Ottobre 2010

L'Euro ha infranto oggi il muro di 1,40 contro il Dollaro USA, il massimo da Gennaio (vedi nota 1), mentre anche lo Yen ha ripreso ad apprezzarsi nei confronti del Dollaro USA, toccando a sua volta un nuovo massimo da 15 anni contro il Dollaro USA (vedi nota 2), segno che l'intervento della Banca del Giappone ha già esaurito i suoi effetti depressivi sullo Yen.
Nel frattempo, ho provato a mettere su una stessa tabella la variazione del tasso di cambio Euro/Dollaro USA in relazione alle variazioni dei tassi di interesse della BCE e della FED a partire dal 2000.
Quello che si vede abbastanza chiaramente è che ogni qual volta che i tassi di interesse USA erano superiori a quelli europei, il Dollaro USA tendeva ad apprezzarsi. Tuttavia, dal 2006 in poi, quando i tassi di interesse europei hanno ricominciato a salire di pari passo con quelli USA, è stato l'Euro ad apprezzarsi. Dal 2008 ad oggi, invece, i tassi Europei sono di nuovo superiori a quelli USA, e l'Euro mostra un apprezzamento rispetto al Dollaro USA, pur fra alti e bassi.
Per il momento l'Euro forte non sembra avere effetti depressivi sulle esportazioni europee (perlomeno nessuno ne parla), ma se ciò dovesse diventare un problema, probabilmente la BCE potrebbe pensare di ridurre (!) i tassi di interesse...sempre che la FED non agisca prima (al momento, tuttavia, tale eventualità sembra poco praticabile).



NOTE

1) Comdirect 14 Ottobre "Devisen: Eurokurs steigt auf höchsten Stand seit Januar": "Die hohe Wahrscheinlichkeit, dass die US-Notenbank im November zusätzliche Käufe von Staatsanleihen beschließen wird, lastet weiterhin auf dem Dollar', sagte Ulrich Wortberg Devisenexperte bei der Landesbank Hessen-Thüringen (Helaba). Die am Nachmittag veröffentlichten Daten hätten diese Erwartung verstärkt. So hätten die US-Erzeugerpreise keinen Inflationsdruck signalisiert. Zudem seien die Erstanträge auf Arbeitslosenhilfe unerwartet gestiegen. 'Auch die am Freitag anstehenden Konjunkturdaten dürften den Handlungsdruck auf die Fed erhöhen', erwartet Wortberg".

2) Comdirect 14 Ottobre "Devisen: Yen steigt auf neues 15-Jahreshoch zum US-Dollar": "FRANKFURT (dpa-AFX) - Der Höhenflug des japanischen Yen zum US-Dollar hat sich am Donnerstag mit einem neuen 15-Jahresrekord fortgesetzt. Der seit Wochen schwächelnde Dollar gab zum Yen weiter nach und sank auf bis zu 81,15 Yen. Dies ist der tiefste Stand seit April 1995. Auch zu anderen Währungen stand der Dollar weiter unter Druck. Der australische Dollar etwa stieg am Donnerstag auf ein 28-Jahreshoch zur US-Währung und notierte mit bis zu 0,9937 US-Dollar knapp unter der Parität zum Greenback".



Matteo Olivieri
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mercoledì 13 ottobre 2010

Ricette per uscire dalla crisi? Si, ma non ricicliamo il passato....




Cosenza (Italy), 13 Ottobre 2010

Ripropongo l'articolo del Prof. Francesco Giavazzi, eminente economista italiano di fama internazionale, che giorno 11 Ottobre 2010 dalla colonne del Corriere della Sera ha espresso un suo commento sull'attuale situazione dell'economia mondiale.
L'articolo, "Chi è ostaggio dell'euro forte", condivisibile a mio avviso limitatamente all'analisi del problema, si perde invece nelle conclusioni, poichè le sole proposte per uscire dalla crisi vengono viste nel tradizionale argomento della redistribuzione di ricchezza esistente (meno imposte sul lavoro, meno rendite, lavorare di più a parità di salari) invece che puntando alla creazione di nuova ricchezza.
Facendo così, il Prof. Giavazzi dimostra di appartenere alla scuola classica di economia, quella che contava tra le proprie file economisti come Adam Smith, David Ricardo, John Stuart Mill e...Karl Marx!

* * *

"SE VINCE SOLO LA GERMANIA
Chi è ostaggio dell'euro forte

Da qualche giorno il problema più grave non sembra essere la disoccupazione, o un'economia americana sull'orlo di una nuova recessione, ma i tassi di cambio fra le monete. I ministri finanziari del G7 hanno dedicato gran parte della giornata di venerdì al problema di che fare per «stabilizzare» i cambi, senza concludere alcunché. Qual è il tasso di cambio «giusto» fra l'euro e il dollaro? La parità cui le due monete si stavano avvicinando prima dell'estate, o 1,4 dollari per un euro, il cambio della scorsa settimana? Nessuno lo sa. I tassi di cambio non sono il toccasana che può sostituirsi alla politica economica: sono prezzi che riflettono le scelte dei governi e i loro limiti. Ogni giorno sui mercati si scambiano valute per 4 mila miliardi di dollari, un quarto di quanto produce l'America in un anno.
La debolezza del dollaro è il riflesso dell'impotenza di Obama che non riesce a convincere le famiglie americane a spendere. Se i consumi interni non riprendono, l'unico modo per evitare una nuova recessione è aumentare le esportazioni: il dollaro debole serve proprio a questo. Cercare di arrestarne la caduta sarebbe una sciocchezza.
L'euro forte è il riflesso del dilemma in cui si dibatte la Banca centrale europea (Bce). La ripresa dell'economia tedesca consiglierebbe di aumentare i tassi. Ma la debolezza di molte banche non consente di farlo. L'euro forte risolve il dilemma della Bce: rallenta la Germania e non obbliga Trichet a tagliare i finanziamenti alle banche. Anche in questo caso intervenire sarebbe, oltre che inutile, sciocco.
Il guaio è che l'euro forte risolve il dilemma tedesco ma condanna la periferia dell'Europa. I sub-fornitori della Germania oggi si trovano a Est e sempre meno in Italia. A Varsavia la qualità del lavoro è simile a quella di Modena, ma il costo è una frazione di quello italiano. Sempre meno la crescita tedesca si tramuta in ordini per le nostre aziende. Per recuperare i livelli di produzione pre-crisi (siamo ancora 15% sotto) possiamo contare solo su noi stessi. Poiché da anni i consumi ristagnano, avremmo bisogno, come l'America, di un euro debole. Ma siamo troppo piccoli ed è la Germania a determinare il valore della moneta comune.
Come risolvere il nostro dilemma? Riducendo le tasse sul lavoro per far crescere il potere d'acquisto delle famiglie; tagliando le rendite con una «botta di concorrenza» per ridurre i prezzi; aumentando la produttività per ridurre il costo del lavoro senza tagliare i salari. Servirebbe un governo pienamente impegnato sullo sviluppo e l'occupazione ma questi punti non appaiono al centro del programma di Berlusconi.
Da tre anni la Federal Reserve, la banca centrale americana, e la Bce creano un'enorme quantità di liquidità: questo consente alle banche di riprendere a concedere prestiti, ma è anche una miccia che può da un giorno all'altro alimentare la speculazione, soprattutto verso i Paesi dove il debito è elevato. Non fare nulla, confidare sulla nostra «buona stella» e sperare di averla fatta franca mi pare una scelta azzardata.
Francesco Giavazzi
11 ottobre 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA"
Matteo Olivieri
>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.