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martedì 6 aprile 2010

Se nessuna teoria regge, allora è tempo di invocare gli speculatori...



Cosenza (Italy), 6 Aprile 2010

Quando in economia la situazione diventa difficile e nessuna teoria sembra essere in grado di fornire risposte chiare e ragionevoli, allora si è soliti chiamare in causa gli "speculatori".

L'argomento "speculatori" sembra essere usato sempre più spesso da spauracchio, quasi come durante il periodo della "caccia alle streghe".

Questo è quello che a mio avviso sta accadendo sul mercato dei titoli derivati (e dei futures in particolare): da giorni i contratti per consegna futura di petrolio stanno aumentanto lentamente e inesorabilmente, ma a quanto pare nessuno sa spiegarsene il perchè, se non chiamando in causa oscuri "speculatori"!

Per come ho evidenziato nei miei precedenti post, qualcuno ha ipotizzato che la causa di tali aumenti dei prezzi sia dovuto al miglioramento dell'economia mondiale, trainata dalla nuova crescita delle borse. Questa ipotesi - che ancora continua a circolare - ha dato il via ad una sorta di euforia, amplificata dalla parole dell'ex Presidente della Federal Reserve Alan Greenspan, il quale (nell'articolo da me citato nel mio ultimo post) sosteneva che questo "momento positivo" dovrebbe durare almeno fino a fine anno.

Oggi invece, a giudicare dai dati forniti dai media internazionali, arriva una nuova doccia fredda. In sintesi:

1) I pignoramenti nel mercato immobiliare USA sono in aumento (cfr. CNBC, 6.4 "Foreclosures Are Rising"), indice che la bolla immobiliare non è ancora superata;
2) Da ieri sono entrati in vigore negli USA incentivi statali per favorire la vendita di case da parte di mutuatari, investitori e titolari di diritto di pegno, anche se il prezzo di vendita delle case è ancora inferiore al valore di mercato dei prestiti accordati (cfr. CNBC 5.4 "Let the Short Sales Begin").
3) Nell'asta per i bond a 3 anni USA la domanda è stata buona, ma i prezzi hanno continuato a scendere (cfr. CNBC 6.4 "3-Year Auction Meets Good Demand, But Prices Fall")!

In mezzo a dati così poco rassicuranti, il prezzo dei futures continua a salire. A mio avviso, questa salita non può (!) essere attribuita a miglioramenti dell'economia globale, per come in molti vogliono sostenere.

Un ulteriore indizio si può ritrovare nell'articolo "Speculation Driving Oil Prices: Qatar Oil Minister" (CNBC, 6.4), in cui il Ministro del Petrolio del Qatar sostiene che il prezzo del petrolio non sta aumentando a causa di razionamenti nella sua produzione.

Il ministro sottolinea inoltre che la prossima riunione dei paesi OPEC (il cartello dei 12 paesi maggiori produttori di petrolio, che rappresentano una quota del 35% del petrolio mondiale) è prevista soltanto nel prossimo mese di Ottobre. Quindi, le quote attuali di produzione sono adeguate alle richieste del mercato!

Dunque, fino a qui è tutto condivisibile: il prezzo del petrolio sta aumentando non perchè c'è un aumento della domanda mondiale o un razionamento della sua offerta, ma per altre cause...ma perchè chiamare in causa gli speculatori?

Da tempo ho avanzato su questo blog la mia interpretazione dei fatti: i prezzi dei futures stanno aumentando come bilanciamento delle perdite sui bond. Se questa interpretazione è vera, da questo momento in poi tanto più i paesi continueranno a indebitarsi sul mercato, tanto più saranno elevati i rendimenti richiesti dal mercato. Ciò spingerà naturalmente il prezzo dei bond verso il basso, che a sua volta causerà perdite in conto capitale ai sottoscrittori, nonché rialzi forzosi nelle quotazioni dei titoli derivati.

La conclusione paradossale è che i Governi (!), e non gli "speculatori", sarebbero la causa dell'attuale instabilità dei mercati!

Sempre più mi appare chiaro che si uscirà da questa crisi non tramite maggiori dosi di debito!

Matteo Olivieri

>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

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