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lunedì 5 aprile 2010

Quello che la curva dei rendimenti sta realmente cercando di dirci...



Cosenza (Italy), 5 Aprile 2010

Da qualche giorno si sta lentamente diffondendo la convinzione che le economie mondiali siano in ripresa e mostrino segnali di robustezza maggiore rispetto al passato.

A confortare queste notizie, le ultime statistiche sulla minore disoccupazione americana (cfr. The New York Times, 5.4 "Greenspan Cites Economic ‘Momentum’ in Jobs Creation"); le borse che hanno ricominciato a crescere (cfr. Financial Times Deutschland, 3.4 "Börsenausblick, Trendwende am US-Arbeitsmarkt beflügelt Aktien"), e il prezzo dei derivati (specie petrolio e materie prime) che continua a salire, quest'ultimo segnale - a parer di molti - inequivocabile di una domanda mondiale finalmente in ripresa (cfr. Reuters, 5.4 "Wall St rises on bets the economy getting stronger").

Rispetto a questa fotografia che ci stanno delineando, gli ammonimenti del Direttore del Fondo Monetario Internazionale Dominique Strauss-Kahn (cfr. CNBC, 4.4. "IMF Head: World Economy 'Not out of the Woods'") sembrano passare in secondo piano.

La posizione di Strauss-Kahn è tuttavia chiara: i dati sembrano confermare una ripresa più veloce del previsto, ma occorre essere prudenti, poichè gran parte dei risultati positivi sono influenzati dagli aiuti pubblici, mentre la domanda mondiale rimande ancora debole. Per questo, conclude Strauss-Kahn, fino a quando la domanda privata non sarà in grado di sostenersi da sola, non si potrà dire che la crisi è passata.

Le affermazioni di Strauss-Kahn sono certamente corrette e da non sottovalutare: nonostante i piani di salvataggio e gli stimoli fiscali e monetari, i mercati finanziari sono ancora sofferenti e patiscono una certa scarsità monetaria!

Da questo blog vorrei avanzare tuttavia una interpretazione leggermente differente.

Se guardiamo alla struttura per scadenza dei tassi di interesse (c.d. yield curve) delle economie europee (p.e. la Germania) ci si può rendere conto che i tassi a termini impliciti sono maggiori degli equivalenti tassi a pronti. Questo vuol dire che i mercati già oggi si attendono per i prossimi mesi un aumento dei rendimenti sui bond, e quindi una diminuzione delle loro quotazioni.

Questo non è un segnale positivo, tutt'altro: una diminuzione attesa nel prezzo dei bond vuol dire maggiori perdite in conto capitale. Per ovviare a queste perdite, come già segnalavo nel mio precedente post, gli investitori istituzionali stanno acquistando titoli derivati!

In altre parole, i mercati già oggi si attendono un minor valore nominale dei bond di nuova emissione, e per correre ai ripari acquistano a termine, sperando che i guadagni sui titoli derivati possano bilanciare le perdite sui bond.

Quindi, la crescita delle quotazioni dei futures (petrolio, materie prime, ecc.) non è dovuto - a mio avviso - ad una più robusta domanda mondiale o ad una ripresa più forte del previsto dell'economia, ma al contrario, ad un deterioramento dello scenario economico complessivo, con conseguente aumento del rischio di mercato!

Se questa interpretazione è vera, per come la "yield curve" lascia intendere, e se l'economia mondiale dovesse mostrare segnali di cedimento (e non di ripresa!), dovremmo concludere che nei prossimi mesi crescerà l'ammontare di perdite fuori bilancio dovute a perdite sui futures: in altre parole, gli investitori istituzionali potrebbero rendersi conto di aver pagato troppo per contratti a termine, il cui valore a pronti si rivelerebbe inferiore!

Detto ancora più semplicemente, gli investitori istituzionali che scommettono oggi su un rialzo dell'economia stanno acquistando futures nella speranza di guadagnare su un prezzo determinato oggi per consegna futura, e nella convinzione che tale prezzo sarà più conveniente di quello che potrebbero spuntare nei prossimi mesi...ma la "yield curve" forse ci sta dicendo il contrario, ovvero che la recessione dovrebbe continuare nei prossimi mesi e quindi, i prezzi futuri a pronti saranno minori di quelli presenti a termine!

Ovviamente, una delusione delle aspettative al rialzo dell'economia mondiale si trasformerebbe in ingenti perdite in conto capitale e in conto finanziario: le prime, perchè i bond subirebbero effettivamente una riduzione nel loro corso; le seconde, perchè i segnali provenienti dalle borse, dal mercato del lavoro statunitense e dai mercati finanziari e dei titoli derivati verrebbero di fatto male interpretati!

Non oso immaginare le conseguenze di perdite in conto finanziario per investitori e Governi, molti dei quali già oggi si trovano in ristrettezze finanziarie...........

PS: la "yield curve" varia di minuto in minuto, di ora in ora, di giorno in giorno: occorrerà tenere gli occhi aperti e le dita incrociate, in attesa di future positive variazioni!

Matteo Olivieri

>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

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