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domenica 18 aprile 2010

Bye bye Euro!



Cosenza (Italy), 18.04.2010

Credo che nel 2005 avrei pagato oro pur di trovare qualche voce che si esprimesse a favore di una riforma dell’Unione Monetaria Europea. Il fatto è che la moneta unica era in vigore da solo 3 anni; le economie mondiali avevano ripreso a viaggiare a gonfie vele dopo la mini-recessione post 11 Settembre 2001; gli economisti della BCE erano vittoriosi nel contenimento dell’inflazione entro i parametri stabiliti, e in Europa c’era un grande senso di euforia.

Obiettivamente, che senso ha una voce fuori dal coro, proprio quando tutto sembra funzionare al meglio? Nessuno ti crede!

Da parte mia evidenziavo 3 cause di collasso dell’architettura monetaria europea:

1. Il problema dei deficit sistematici: non esiste un modo davvero efficace per impedire agli Stati di attenersi ai criteri del Trattato di Maastricht. L’unica possibilità prevista è attivare una procedura di infrazione, che consiste nel pagare una multa all’UE, oltre all’obbligo di rientrare nei parametri previsti. Ciò pone tuttavia un problema di “azzardo morale”, poiché se uno Stato non è in grado di rientrare da un debito eccessivo, avrà difficoltà anche a pagare la multa;

2. Il valore dei titoli obbligazionari in portafoglio: le riserve di valore di Stati, Banche Centrali e degli operatori sui mercati finanziari è costituito principalmente da titoli obbligazionari detenuti in portafoglio. Un deprezzamento delle valute o un deterioramento delle finanze pubbliche, producono ribassi nel prezzo dei titoli obbligazionari, cioè perdite in conto capitale;

3. Il sistema bancario: ipotizzando uno scenario deteriorato dai punti 1 e 2, l’unica possibilità di tenere in vita l’Unione Monetaria Europea è poter contare su un efficiente sistema di pagamenti, ovvero su un sistema bancario in grado di allocare risorse dove è più necessario. Se anche questo canale divenisse inefficiente (magari perché anch’esso affetto dai problemi di cui ai punti 1 e 2), l’intero sistema economico avrebbe difficoltà di approvvigionamento di risorse monetarie.

E’ interessante notare che l’attuale crisi si sta delineando esattamente con queste caratteristiche, che per molti aspetti sono una replica fedele delle crisi finanziarie degli anni ’70 (deprezzamenti consistenti dei titoli in portafoglio e conseguente crisi di liquidità)!

(Per completezza devo aggiungere che a monte di tutto ciò esiste quello che a mio avviso costituisce il problema di fondo, ovvero il modo in cui sono stati fissati i tassi irrevocabili di conversione tra le valute nazionali).

Sono di questi giorni due articoli fondamentali apparsi sul Frankfurter Allgemeine Zeitung del 16.04. Nel primo, "Europäische Währungsunion, Euro-Gruppe unterstützt Reformvorschläge" ("Unione Monetaria Europea - L'Euro-Gruppo sostiene le proposte di riforma", ndr), si sostiene che i ministri europei concordano con la proposta del Commissario UE Olli Rehn di cambiare le regole di fondo dell’Unione Monetaria. Tali variazioni sono da intendersi come un rafforzamento del Patto di Stabilità Europeo.

Il Commissario Rehn ha anticipato che presenterà le sue proposte concrete il prossimo 12 Maggio, ma in questi giorni ha già espresso le sue ansie riguardo alle differenze nella competitività nazionale, e i conseguenti squilibri macroeconomici tra i paesi europei. Tali differenze dovrebbero essere ridotte non (!) richiedendo ai paesi con forti esportazioni di ridurle unilateralmente, quanto piuttosto richiedendo agli stati con alti deficit di adeguare (riducendoli, ndr) gli stipendi nel settore pubblico.

Nel secondo articolo, "Europäische Währungsunion - Quadratur des Kreises" ("Unione Monetaria Europea - La Quadratura del Cerchio", ndr), si sottolinea come la proposta del Commissario Rehn ha suscitato molta perplessità in Germania, poiché si sospetta la possibilità che l'UE voglia richiedere alla Germania di diminuire la propria quota di export. Nell’articolo si dice pure: “Spätestens seit der Griechenland-Misere ist jedem klar, dass der EU-Stabilitätspakt in der jetzigen Form nichts taugt” (“Almeno dopo il caso pietoso Grecia a ognuno è chiaro, che il Patto di Stabilità Europeo nella forma attuale non va bene” ndr).

La mia conclusione è duplice:

• FELICE di constatare come la diagnosi è ormai chiara a tutti: l’Unione Monetaria Europea NON è solida per come i burocrati europei hanno finora euforicamente sostenuto;

• INFELICE di constatare come esistano grossi rischi di una prognosi sbagliata: richiedere maggiore risparmio alle economie in deficit vuol dire introdurre potenti elementi deflazionistici, che – per definizione – non sono tollerabili a lungo. La soluzione va ricercata a mio avviso nei tassi immodificabili di conversione!

Matteo Olivieri

>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

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