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sabato 27 marzo 2010

Liquidità in eccesso uguale volatilità repressa?



Cosenza (Italy), 27 Marzo 2010

L'incontro di Bruxelles sembra aver ridato fiato ai mercati e l'Euro recupera rispetto alle perdite della settimana appena trascorsa, mantenendosi stabile sopra quota 1,34 USD.
Il pacchetto di salvataggio per la Grecia ha fatto diventare gli investitori nuovamente ottimisti e molti indici di Borse europee raggiungono nuovi record al rialzo.

Il rischio di mercato sta dunque riducendosi?

Da un lato il Chicago Board Options Exchange (CBOE) Volatility Index [cfr. tabella], che è un indicatore delle aspettative di mercato costruito a partire dalla c.d. volatilità implicita di opzioni put e call sul paniere S&P 500, e perciò usato a livello mondiale come misura del rischio di mercato (anche conosciuto come "investor fear gauge", ovvero "misura della paura degli investitori”), mostra come il livello di rischio sia significativamente diminuito rispetto ad un mese fa.
Oltre a ciò, il rischio di bancarotta (c.d. CDP%) della Grecia e Germania si riduce rispettivamente a 22.71% e a 2.57%, rispetto alla mia ultima rilevazione di sabato scorso.

Dall'altro lato, i bond in scadenza di molti paesi con rating buono mostrano segnali di difficoltà dovuti a carenza di liquidità. Inoltre agli analisti appare inoltre chiaro che rally delle Borse non siano possibili (cf. Financial Times Deutschland, 27.03 "Anleger reizen Aktienrally aus").

In questo senso, la dichiarazione del Presidente della BCE di voler continuare ad accettare bond dal rating basso per le operazioni di rifinanziamento (ovvero Bbb3) da un lato diminuisce il rischio di liquidità del sistema, ma dall'altro lato aumenta il rischio di mercato.

Una certa dose di scetticismo è a mio avviso necessaria: molte Bance Centrali hanno dichiarato che prima o poi dovranno cominciare a togliere la liquidità precedentemente introdotta sul mercato a titolo di «stimolo monetario e fiscale», per consentire ai mercati di camminare con le proprie gambe.
Farlo in questo momento porterebbe tuttavia ad una nuova impennata di volatilità e ad un crollo dei già fragili tassi di crescita dell'economia mondiale.

Saremo dunque costretti a convivere ancora a lungo con bassi tassi di interesse? O forse siamo già caduti nella c.d. «trappola della liquidità» (Keynes)? E se si, qual è la strategia di uscita?

Matteo Olivieri

>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

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