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venerdì 12 marzo 2010

Germania: "E se il problema fossi io?"



Cosenza (Italy), 12 Marzo 2010

L' espressione "squilibri globali" è ormai entrata definitivamente nel vocabolario degli economisti. In genere si allude ad essa col significato di crescita vorticosa in alcuni Paesi, e di ritardi sistematici di crescita in altri. Conseguenza di ciò è la differenziazione dei Paesi in due categorie: i paesi esportatori e i paesi importatori.

Dal punto di vista macroeconomico, le conseguenze sono chiare: un maggior deficit commerciale (cioè importazioni maggiori di esportazioni) è causa di maggior indebitamento con l'estero, che a sua volta rende necessario un aumento dei mutui bancari, della base monetaria e una politica monetaria accomodante, se si vuole evitare una crisi economica.

Ora ci si è "accorti" che la stessa espressione allude anche ad altro, cioè alla dicotomia che si crea tra Paesi che sistematicamente producono, e altri che sistematicamente consumano. Così, mentre alcune economie sono cresciute finora vendendo i loro prodotti in giro per il mondo, altre economie sono cresciute solo (!) sotto la spinta di consumi trainati da minori tassi di interesse.

Tuttavia ciò implica anche che alcune economie sono affette più di altre da problemi di inflazione e da minori tassi di crescita. Guarda caso, la Germania non è tra questi Paesi, mentre l'Italia si. In altre parole, l'Europa Monetaria è stata costruita sull'idea vecchia (!) che la ricchezza di una nazione deriva dalla capacità di esportare!

Poichè richiedere politiche rivolte al risanamento dell'inflazione nei paesi importatori equivarrebbe a causare una riduzione del benessere anche nei paesi esportatori, le conseguenze anche per questi ultimi sarebbero minori surplus commerciali e minori quote di risparmio!

Pertanto, se la Grecia riuscisse a riportare in ordine i propri conti pubblici, a Paesi come la Germania toccherebbe di verificare un impoverimento economico. Ovviamente, gli economisti tedeschi avvertono la sorte che incombe sulle loro teste!

Questa è la tesi riportata nell'articolo «Griechische Defizite: Kann denn Export Sünde sein?» di ieri 11 Marzo (URL: http://www.faz.net/s/Rub050436A85B3A4C64819D7E1B05B60928/Doc~E55CE580B93B04F2182ACA0FBB6AC1817~ATpl~Ecommon~Scontent.html).

Riportare questa tesi è un fatto importante: i tedeschi, infatti, pare si stiano rendendo conto per la prima volta che l'aver imposto un'architettura monetaria europea germano-centrica, in cui la Germania ha una posizione di vantaggio economico rispetto agli altri Paesi, sta portando al collasso dell'intera Eurozona.

Lo scenario che si prospetta non è dei più rosei: l'inizio della fine per l'Euro-Zona potrebbe infatti arrivare non dal deteriorarsi della situazione greca, ma proprio dal suo salvataggio! In quel momento infatti, il meccanismo si bloccherebbe, poichè la Germania vedrebbe ridotta di molto la sua capacità di esportare!

A sostegno di questa interpretazione, cito, tra i vari commenti riportati nell'articolo, quello di Heiner Flassbeck (Capo Economista dell'UNCTAD): "Flassbeck sieht die deutsche Stärkung des Exports durch die Lohnzurückhaltung seit der Jahrtausendwende geradezu als Sünde, weil dadurch die schwächeren Euro-Staaten ins Defizit getrieben worden seien" (Flassbeck vede nell'aumento delle esportazioni tedesche [...] il peccato, poichè attraverso ciò gli Stati europei più deboli sono stati indotti al deficit, ndr). E ancora, Peter Bofinger (Gruppo degli Esperti Economici, Germania): "Wir Deutschen haben einseitig auf den Export gesetzt und die Binnennachfrage geschwächt, etwa durch die Erhöhung der Mehrwertsteuer" (Noi tedeschi abbiamo posto l'attenzione unilaterale sulle esportazioni e indebolito la domanda interna, come attraverso l'aumento dell'Imposta sul Valore Aggiunto, ndr)

A mio avviso, il problema di fondo risiede nei c.d. "tassi irrevocabili di conversione" stabiliti al momento dell'introduzione dell'Euro. Rivedere quelli, vuol dire creare un'Unione Monetaria davvero effettiva, nonché dare ossiggeo alle economie europee.

Matteo Olivieri

>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

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