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martedì 16 marzo 2010

Euro: la vera crisi è culturale!



Cosenza (Italy), 16 Marzo 2010

Tra cadute e rimbalzi, l'Euro mantiene le sue posizioni tra 1.36 e 1.37 USD.
Il motivo rialzista che avevo segnalato solo a fine settimana, sembra in qualche modo più debole del previsto. A mio avviso, tuttavia, è la partita che si sta giocando su altri fronti, quella che getta ombre lunghe sull'Euro.

1) Ieri, la Deutsche Bundesbank si è fatta capofila del rifiuto di un'ipotesi di costituzione di Fondo Monetario Europeo costituito da riserve in oro delle Banche Centrali Nazionali Europee. Si tratta di un fatto molto importante, poichè la Deutsche Bundesbank riafferma l'autonomia della politica monetaria dalle influenze dei Governi Nazionali (addirittura, si è messa contro la posizione ufficiale dello stesso Governo Tedesco). Se una simile proposta venisse deliberata a livello politico, le riserve auree - per esempio - della Germania, servirebbero a ripianare i debiti - per esempio - della Grecia: una situazione inaudita, un interventismo politico inaccettabile, che a mio avviso non manca di deprimere il corso dell'Euro;

2) Ieri, i Ministri delle Finanze europei hanno deciso un piano di salvataggio della Grecia per 55 Miliardi di Euro. Secondo le prime indiscrezioni di stampa, il piano è costituito da accordi bilaterali tra la Grecia e gli altri stati europei; la richiesta di fondi è attivabile unilateralmente dalla Grecia e non prevede garanzie sui prestiti!
Si tratta di un mostro giuridico per tenere in piedi il Trattato di Maastricht: in ogni caso, trasferimenti sistematici di fondi costituiscono a tutti gli effetti trasferimenti di produttività (!), la qual cosa deprime il corso dell'Euro.

3) Ieri, la Francia ha protestato contro la Germania, sostenendo che quest'ultima ha fatto ben poco per sostenere la domanda interna, mentre è stata molto brava a perseguire i propri obiettivi di crescita delle esportazioni (c.d. domanda esterna). Per questo motivo, la Francia ha richiesto alla Germania di diminuire la propria quota di export per favorire le economie in difficoltà (vedi Grecia). Una diminuzione delle esportazioni porta - ovviamente - ad un aumento dei prezzi interni, con conseguente inflazione e maggiore deprezzamento della valuta. La notizia a mio avviso importante è che ci si è resi finalmente conto che la Germania ha di fatto esportato inflazione negli altri paesi Europei, poichè ha tenuto artificialmente bassa la domanda interna e quindi il proprio livello dei prezzi.

Questi elementi mi lasciano molto perplesso riguardo all'Unione Europea che si sta (ri-)costruendo. E' evidente infatti che prevalgono ancora una volta soluzioni interventiste che non tengono conto delle aspettative dei mercati.
I segnali di un lieve apprezzamento dell'Euro ci sono: queste decisioni politiche sono invece a mio avviso deleterie per il normale andamento dei mercati.

Matteo Olivieri

>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

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