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giovedì 10 giugno 2010

Eurozona: Zingales ha ragione su tutto, o quasi...


Cosenza (Italy), 10 Giugno 2010

In un articolo apparso oggi su IlSole24Ore "Berlino prima della classe e nessuno può copiare" Luigi Zingales, professore alla University of Chicago e voce tra le più ascoltate a livello internazionale, fornisce una spiegazione molto convincente su quanto sta accadendo in Europa.

La Germania, nel tentativo di preservare le proprie finanze, ha deciso di attuare una manovra economica correttiva volta al rientro del deficit di bilancio al livello del 3% rispetto al PIL per come previsto dal Patto di Stabilità Europeo, non dimenticando tuttavia di aumentare gli investimenti in educazione e ricerca tecnologica.
Una mossa giudicata "estremamente intelligente" dal Prof. ZIngales, poiché consentirebbe alla Germania di aumentare il proprio vantaggio rispetto agli altri paesi europei, sia mettendo in ordine i propri conti pubblici, sia intensificando gli investimenti nei settori strategici di ricerca e formazione, proprio mentre gli altri paesi europei sono alla disperata ricerca di risorse da investire.

In questo senso, la Germania si comporterebbe un pò come quei ciclisti di esperienza, che decidono di distinguersi da quelli in erba, accelerando in salita. Ovviamente il ciclista di esperienza è la Germania, che nel momento di crisi può far valere tutta la propria capacità economica; gli altri stati Europei al contrario sono un pò come ciclisti in erba, quelli cioè che vorrebbero stare al passo della Germania, ma non ci riescono per carenze strutturali economiche. Al riguardo Zingales è lapidario: "Di fronte al Sud Europa che arranca per tenere il passo, la Merkel accelera. Invece di aiutare i partner europei, costretti a tagli di bilancio, non tanto con sussidi ma con una politica fiscale espansiva che stimoli l'economia europea e allevi i costi economici e sociali della recessione, la Germania riduce il proprio deficit, amplificando il costo della contrazione fiscale dei partner. Non solo, ma affretta il passo investendo per aumentare la crescita della sua produttività, spiazzando gli altri paesi dell'area euro che di questi investimenti avrebbero molto bisogno, ma non possono permetterseli".

Questo "dare gas" in un momento di recessione è reputato da Zingales una scelta saggia...anzi, addirittura "brillante", anche se purtroppo antieuropeista (!) poiché antepone gli interessi della Germania a quelli dell'Europa (cfr. "È una manovra brillante per trasformare il vantaggio competitivo di cui gode oggi la Germania, in termini di costo del lavoro e di solidità fiscale, in un vantaggio di lungo periodo. Una manovra brillante, ma fortemente antieuropeista. Purtroppo questa deriva antieuropeista tedesca non è il frutto di una reazione istintiva alla crisi greca, ma la logica conseguenza di un rinato "egoismo" tedesco").
Il motivo - in termini economici - è chiaro: un aumento del risparmi è un modo veloce per arrivare ad una riduzione del livello dei prezzi, con evidenti vantaggi in termini di maggiori esportazioni e crediti verso il resto d'Europa.

Zingales ha ragione quando dice che "una riduzione del disavanzo fiscale si traduce pari pari in un aumento del surplus della bilancia dei pagamenti" così come ha ragione quando ne trae la conclusione che il comportamento tedesco camuffa una nuova forma di "svalutazione competitiva", attuata non attraverso attraverso il tasso di cambio come avveniva in passato, ma attraverso le riduzioni dei prezzi (anche io ne parlavo in qualche post precedente!), mediante cui la Germania esporta deflazione verso gli altri paesi europei. Zingales ha ancora ragione quando dice che così facendo la Germania accresce il divario Nord-Sud d'Europa, quest'ultimo tipicamente affetto da problemi di maggiore inflazione. Infine, Zingales ha ragione quando dice che "ad essere in pericolo non è solo l'euro, ma l'idea stessa di Europa".

Zingales sbaglia tuttavia a definire l'approccio tedesco una "strategia estremamente intelligente" (anche se poi aggiunge "estremamente egoista"): è la dimostrazione che, ancora una volta, non esiste uno schema diverso per puntare alla crescita economica se non quello che passa per maggiori esportazioni, maggiore produzione, maggiori risparmi, maggiori crediti. Questo schema ha tuttavia come altra faccia della medaglia le maggiori importazioni, la minore produzione, le maggiori spese e i maggiori debiti dell'altra parte del mondo!

La Germania è - storicamente parlando - cresciuta così, esportando deflazione verso il resto del mondo, mentre gli altri paesi dovevano ricorrere a svalutazioni dei cambi o a maggiori tassi di interesse per bloccare il surriscaldamento delle proprie economie nazionali a casa dell'"inflazione importata" dalla Germania.
Lo stesso comportamento è stata la causa del Marco tedesco "valuta forte", pagato in realtà con i soldi degli altri paesi europei. Un comporamento insano (!), che ha sempre finito per aggravare i divari fra Nord e Sud del mondo. Ora, quella staessa politica, vorrebbe essere estesa a livello europeo...

Così, invece che puntare ad una maggiore integrazione europea, lo schema di crescita che punta sulle esportazioni - salutato da Zingales come "estremamente intelligente" - finirà per aggravare i differenziali nei tassi di interesse europei: bassi nei paesi che esportano deflazione, alti in quelli che importano inflazione....fine della politica monetaria unica in Europa?

Matteo Olivieri

>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

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