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mercoledì 9 giugno 2010

Crisi finanziaria: 10 buoni motivi per ritenere che si tratti solo di denaro sprecato!

Cosenza (Italy), 9 Giugno 2010

Ricordate il proverbio "Giugno, falce in pugno" che dava il titolo al mio ultimo post di Maggio?
Ecco 10 buoni motivi per ritenere che quello che scrivevo sta diventando triste realtà:
  1. 9 Giugno Handelsblatt "Tiefsitzende Unsicherheit: Der europäische Geldmarkt kommt nicht zur Ruhe": l'articolo sostiene che le banche non si prestano denaro tra loro, ma preferiscono depositarlo presso la Banca Centrale Europea a brevissima scadenza (c.d. overnight, attualmente allo 0.25%) e col ricavato acquistare titoli di altri paesi a più alto rendimento. Il tasso overnight è notevolmente inferiore al tasso Euribor, attualmente allo 0.713%: questo vuol dire che se le banche sono riluttanti a scambiarsi denaro è un problema di mancanza di fiducia riguardo alla restituzione del denaro dato in prestito, e non un mero problema di redditività. Nello stesso articolo si sottolinea come il 1 Luglio le banche dovranno restituire circa 440 miliardi di Euro ottenuti in prestito dalla BCE contro presentazione di garanzie, rappresentate da titoli di debito pubblico dell'Area Euro: tuttavia, molti questi titoli hanno nel frattempo peggiorato il proprio rating. Questo vuol dire, che c'è un pericolo imminente di spirali negative e di una nuova stretta al credito;
  2. 9 Giugno Reuters "Spain Small Lenders Struggling for Funding": l'articolo sostiene che le banche spagnole di piccole dimensioni stanno perdendo la capacità di accesso ai mercati finanziari, sia perchè non hanno accesso al mercato interbancario dell'Euribor, sia perchè le loro garanzie sono per lo più collegate al mercato immobiliare, in caduta libera in Spagna. Per questo motivo, le banche spagnole di piccole dimensioni non hanno altro modo di rifinanziarsi se non con denaro della Banca Centrale, o vendendo titoli del debito pubblico spagnolo, peraltro sempre meno richiesti al di fuori della Spagna. Al contrario le grandi banche, come Santander e BBVA non risultano avere grandi problemi di rifinanziamento sui mercati internazionali, tuttavia dando a garanzia titoli di stato come quelli tedeschi;
  3. 8 Giugno Reuters "RGE: Rising chance of euro zone break-up": l'articolo sostiene che il rischio di un collasso dell'Euro Zona è significativamente aumentato, pur non indicando una misura della probabilità del fenomeno. L'articolo inoltre riporta il commento secondo cui, per l'economista Nouriel Roubini, i rischi di deflazione sono al momento superiori a quelli di inflazione, sebbene la lotta tra l'uno e l'altro sono come "una moneta che si muove lungo il bordo di un bicchiere" ("The fight between inflationary and deflationary pressures is like a "balancing coin on a rim of a glass").
  4. 9 Giugno Bloomberg "IMF Says Risks to Economy Have Risen ‘Significantly’ (Update2)": stesso parere rispetto al punto precedente, ma qui si sostiene che a livello mondiale le autorità internazionali hanno oramai poco spazio di manovra per supportare la crescita. In alcune regioni dell'Asia, le autorità monetarie stanno ritirando gli stimoli fiscali per stoppare l'inflazione: tale ritiro di fondi ha conseguenze sul futuro dell'Europa e sul ricovero dell'economia mondiale (cfr. "Some of the region’s central banks have started to withdraw monetary stimulus to stem inflation and asset bubbles while others are reluctant to increase borrowing costs on concern the European debt crisis may thwart the global economic recovery.";
  5. 8 Giugno Bloomberg "Bernanke Says Unemployment Unlikely to Fall Quickly (Update2)": nell'articolo si cita il discorso del Presidente FED Ben Bernanke, il quale - dopo aver ricordato che il tasso di disoccupazione potrà essere elevato ancora a lungo - ha affermato che prima o poi la FED dovrà alzare i tassi di interesse. In questo senso, il Presidente Bernanke ha lasciato intendere la possibilità di un aumento dei tassi di interesse anche se l'economia non ha raggiunto il "pieno impiego". Da un punto di vista economico ciò significa che i tassi di interesse non rifletterebbero l'andameto dell'economia reale (cfr. "While the Fed will raise interest rates from a record low before the economy returns to “full employment,” Bernanke said officials don’t know when that process will start. The banking system isn’t fully healthy and lenders are “cautious” in providing credit, he said. “The unemployment rate is still going to be high for a while, and that means that a lot of people are going to be under financial stress,” Bernanke said at the event, part of a dinner hosted by the Woodrow Wilson International Center for Scholars");
  6. 9 Giugno FAZ "Devisenmarkt, Wird der Schweizer Franken zum D-Mark-Ersatz?": nell'articolo si sostiene che gli interventi della Banca Centrale Svizzera per prevenire l'eccessivo rafforzamento del Franco Svizzero sono finora falliti, e che gli acquisti di Euro non hanno prodotto altro effetto se non quello di aumentare a dismisura le riserve in valuta estera. Sempre nell'articolo si sostiene che questa politica della Banca Centrale Svizzera sia invece un invito (!) alla speculazione, poichè le banche d'affari ora si aspettano che tali massicci acquisti non siano sostenibili nel lungo periodo, e pertanto conviene continuare a vendere Euro (cfr. "Allerdings haben diese Interventionen bisher nichts bewirkt. Im Gegenteil, sie stellten förmlich eine Einladung an die Banken und Spekulanten dar, gegen die Zentralbank zu spekulieren. Denn da die Nationalbank nicht lange in diese Dimension intervenieren kann, ohne die Entwicklung der Geldmenge im Binnenmarkt völlig außer Kontrolle geraten zu lassen, war absehbar, dass sie nicht wirken würden. Einzelne Bankinstitute wie etwa J.P.Morgan Chase machen sich sogar lustig über die Strategie der Zentralbank. Die Investmentbank hält jede Erholungsbewegung des Euro gegen den Franken für eine weitere Verkaufsgelegenheit und empfiehlt sogar den Kauf so genannter One-Touch-Optionen mit Ausübungswerten von bis zu 1,25 Franken je Euro");
  7. 9 Giugno Bloomberg "Greek Default Seen by Almost 75% in Poll Doubtful About Trichet": nell'articolo si cita un sondaggio secondo il quale ben il 73% di investitori interbvistati ritiene probabile la dichiarazione di bancarotta della Grecia, e il conseguente collasso dell'Euro Zona.
  8. 9 giugno Handelsblatt "Weltwirtschaftsausblick: Weltbank verlangt weitere Sparmaßnahmen": nell'articolo si cita il giudizio del Direttore del Fondo Monetario Internazionale, secondo cui le banche in Austria, Belgio, Francia, Germania e Olanda sono ad alto (!) tasso di rischio poichè hanno concesso crediti per 1,4 Bilioni di Euro ad altri paesi Europei ad alto debito. Dovessero questi ultimi cadere in una crisi finanziaria, tutto il sistema finanziario europeo (e mondiale) diverrebbe altamente turbolento;
  9. 9 giugno Bloomberg "Sarkozy, Merkel Urge Faster EU Curbs on Speculation (Update1)":  l'articolo sostiene che ora - a differenza di quanto si leggeva solo qualche settimana fa - il Cancelliere Tedesco Angela Merkel e il Prsidente Francese Sarkozy lavorano assieme ad una proposta europea per eliminare la volatilità dei mercati introducendo dei divieti nel c.d. short selling and credit-default- swaps, a detta di alcuni (!) alla base della speculazione contro l'Euro. Solo qualche settimana fa la Francia, per non dire dei giornali tedeschi, avevano duramente criticato la decisione del Governo Tedesco;
  10. 9 Giugno Wirtschaftswoche "Produktivität, "Wir erleben eine ökonomische Machtverschiebung": nell'articolo si sostiene che il problema europeo è un problema di produttività. Negli anni l'Asia e i paesi emergenti sono cresciuti molto in termini di competitività, mentre l'Europa è rimasta indietro. La soluzione non è investire di più, ma investire in maniera intelligente, soprattutto in risorse immateriali, ovvero "capitale umano" (cfr. "Wir erleben derzeit keinen synchronen Aufschwung der Weltwirtschaft wie nach früheren Rezessionen, sondern eine ökonomische Machtverschiebung. China wird immer produktiver und drängt verstärkt von der Billigproduktion in den Technologiesektor hinein. [...] Die Unternehmen in Asien werden immer effizienter – sie setzen ihr Kapital besser ein, nutzen verstärkt neue Technologien und besser qualifizierte Arbeitskräfte. Chinas Wirtschaft hat zudem ein neues Gleichgewicht gefunden, seine Inlandsmärkte werden stärker, der Export verliert an Gewicht. Das erhöht den Druck auf die chinesischen Unternehmen, zu Hause wettbewerbsfähig zu sein. Das setzt Produktivität frei. [...] Es muss sich von der Vorstellung befreien, dass nur Investitionen in Maschinen und Anlagen produktiver machen. Immaterielle Produktionsfaktoren sind viel entscheidender! Die Unternehmen müssen viel stärker in ihre Organisation, ihre Strukturen, ihre Entscheidungsprozesse und ihr Know-how investieren. Das bedeutet auch, mehr Geld in die Weiterbildung der Mitarbeiter zu stecken. All dies sehen viele Betriebe immer noch als reine Kostenfaktoren. Doch immaterielle Produktionswerte sind der größte strategische Vorteil im Wettbewerb mit Asien."). 
Matteo Olivieri

>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

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