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martedì 22 giugno 2010

Chi pagherà il costo dell'apprezzamento dello Yuan cinese?



Cosenza (Italy), 22 Giugno 2010

Ringrazio il prestigioso sito web Finanza Online per aver pubblicato e discusso sul loro blog un mio recente contributo a proposito di tassi di interessi interbancari, contributo lì definito "interessante".
Mi pare che dai vari commenti emerga una sostanziale condivisione della mia analisi, sia pure partendo da punti di vista differenti.

Siccome tuttavia si sottolinea che la mia sia un'analisi ex-post, e sia invece necessaria piuttosto un'analisi ex-ante, allora giova ricordare che già nel mio post precedente avvertivo che nella settimana avremmo assistito a variazioni dei tassi interbancari (cfr. Lo strano caso del Dr. Euribor e di Mr. Eonia!). Questi movimenti - largamente prevedibili ex-ante - sono essenzialmente riconducibili alla necessità di copertura mensile delle riserve bancarie, secondo uno schema diramato paese per paese dalle rispettive Banche Centrali (per l'Italia vedi qui).
Consequenziale all'obbligo di ricopertura delle riserve bancarie è poi la necessità di reperire fondi a più alto rendimento a parità di rischio complessivo (in primis, valute di paesi emergenti). La stessa idea è peraltro condivisa anche nell'articolo su Finanza Online di oggi 22 Giugno "In diretta dalla City - ancora ricoperture tecniche per euro e azionario".

Questi movimenti sono causa/effetto della decisione cinese di lasciar apprezzare la propria moneta contro il Dollaro? A mio avviso - in parte - SI! Infatti, sia il deterioramento dei crediti europei che il deprezzamento dell'Euro rendono meno profittevoli le esportazioni cinesi.
Cosa rimane da fare alle autorità cinesi?
  1. Acquistare dollari per sfruttare il periodo di relativo apprezzamento del Dollaro rispetto all'Euro;
  2. Diminuire la base monetaria interna per combattere l'inflazione. 
Due articoli sembrano andare in direzione del punto 1):
  • 21 Giugno Reuters "China state-owned banks buying dollars heavily: traders", secondo il quale le banche cinesi, di proprietà statale, stanno acquistando aggressivamente dollari, evidentemente perchè a corto di riserve internazionali (indizio di inflazione, ?!, ndr).
  • 22 Giugno Bloomberg "Central Banks Show Euro Losing Appeal as Loonie Gains (Update2)". In particolare si sostiene che si sta verificando una diminuzione degli asset patrimoniali di alta qualità e questo ha effetti sulla capacità di diversificazione degli investimenti finanziari (cfr. "The shrinkage in high-quality euro assets that reserve managers can buy does significant damage to euro pretensions to be the largest reserve currency,” Ruskin said. “It puts a ceiling on how large a share the euro can gain as a reserve currency.")
Rispetto ai punti 1) e 2) vedo un vero e proprio paradosso: la Cina sembra infatti in preda all'inflazione a due cifre e pertanto avrebbe bisogno/sta cercando di contrarre la propria base monetaria; dall'altro lato l'inflazione produce continue fuoriuscite di riserve valutarie straniere e pertanto la Cina è costretta ad acquistare Dollari. In definitiva, la Cina sarebbe costretta tanto ad acquistare Dollari, quanto a non allargare la propria base monetaria.
Perchè le due cose siano compatibili, evidentemente la maggiore quantità di Dollari non (!) deve essere trasformata in concessione di maggior credito, altrimenti saremmo punto e daccapo. Per questo motivo, le alternative rimanenti - a mio avviso - sono:
  • Tenere i Dollari in maniera infruttifera sotto forma di patrimonio netto della Banca Nazionale Cinese al fine di evitare surriscaldamento dell'economia domestica (il che equivale ad una perdita secca di natura valutaria): ciò avverrebbe al costo di una profonda recessione interna;
  • Investire i Dollari all'estero (un pò come accaduto in Giappone per tutti gli anni '80: in questo caso la Cina esporterebbe deflazione, diventando creditrice netta del resto del mondo, o scambiarli tramite pronti-contro-termine (come in Germania negli anni '60 e '70).
Entrambe le prospettive sono da temere! Per questo motivo concordo (!) con i commenti apparsi in:
  1. Bloomberg 21 Giugno "Yuan Move Has U.S. Spenders, German Savers Tilting World GDP". Nell'articolo si cita il parere del Prof. Kenneth Rogoff (Harvard University), il quale sostiene che anche se la Cina apprezza significativamente il proprio tasso di cambio, questo non risolverà per nulla i problemi di squilibri mondiali (cfr. "Even if China allows a significant appreciation in the exchange rate, this still isn’t a panacea for imbalances,” said Kenneth Rogoff, an economics professor at Harvard University in Cambridge, Massachusetts, and a former chief economist at the International Monetary Fund. The move is “far from completely solving the problem,” he said in a phone interview yesterday";
  2. Bloomberg 22 Giugno "Yuan Gain May Alter Global Growth More Than Velocity (Update1)":  Nell'articolo si cita il parere del Premio Nobel per l'Economia Prof. Robert Mundell (Columbia University), il quale sostiene che togliere il tasso di cambio fisso tra Dollaro e Yuan sarà un elemento destabilizzante, mentre al contrario esso è stato finora una grande forza stabilizzatrice a livello mondiale (cfr. "It’s wrong for the U.S. to force China to destabilize the renminbi,” said Robert Mundell, a professor at Columbia University in New York and a Nobel Prize-winning economist, using another term for the yuan. ‘Source of Stability’. Mundell told reporters in Hong Kong yesterday that China’s currency peg has been “a great source of stability” for the world economy and called the move to abandon it “political.”").
E' evidente che questi due ultimi commenti segnalano come l'apprezzamento della valuta cinese piuttosto che risolvere i problemi di squilibri mondiali li aggraverebbe. Chi ne pagherà i costi? A mio avviso, senz'altro gli USA, per almeno due motivi:
  1. Esportazioni cinesi più costose aggraverebbero il deficit commerciale USA, a detta di molti, vera causa scatenante della crisi mondiale;
  2. Se sarà la Cina ad esportare deflazione, il resto del mondo sarà soggetto a spinte inflazionistiche, ovvero alla necessità di maggiore indebitamento futuro, in primis negli USA, principale mercato dei prodotti cinesi.
Tanto in un caso quanto nell'altro il Dollaro USA vivrebbe con la paura continua di una valuta debole (c.d. deprezzamento) rispetto per poter ripagare i propri debiti. Se così fosse, considerata la situazione delle economie europee, l'Euro sarebbe destinato ad un deprezzamento ancora più marcato nei confronti del Dollaro.

Matteo Olivieri


>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

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