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lunedì 7 febbraio 2011

Tre proposte alternative all'imposta patrimoniale (ovvero: l'economia è una scienza autonoma!)

Cosenza (Italy), 7 Febbraio 2011

Dopo che le sua proposta di istituire una forma di tassazione straordinaria, sotto forma di imposta patrimoniale, era stata sonoramente bocciata ad ogni livello, l'On. Giuliano Amato ha sentito il bisogno di "spiegare" le sue parole. Per farlo ha scelto il prestigioso quotidiano italiano IlSole24Ore (vedi 6/2 "«Patrimoniale: pena di morte per chi ne vuol discutere?»").
Nell'articolo, in estrema sintesi, si rivendica la libertà di avanzare proposte utili a ridurre l'eccessivo livello del debito pubblico italiano, un'autentica zavorra che non consente di effettuare programmi di spesa e investimenti utili al rilancio dell'economia italiana.
Per sostenere la sua tesi, l'On. Amato le prova tutte: citazioni famose, appello alle grandi figure del passato, le immancabili storielle napoletane...senza una benchè minima motivazione economica, a parte la legittima preoccupazione di un livello di debito pubblico che prima o poi dovrà essere ridimensionato. Ecco uno stralcio:

"Qui c'è un serio ragionamento economico, perché per far scendere il peso del debito sul Pil è importante ridurre il debito, ma è ancora più importante far crescere il Pil. Solo Dracula potrebbe dichiararsi pregiudizialmente contrario, mentre chiunque altro vorrà sottoporre il ragionamento a una prova di fattibilità. E l'auspicio è che la prova sia superata, come scrive Marco Deaglio (La Stampa del 1° febbraio) e come lascia intendere lo stesso Vincenzo Visco (Il Sole 24 Ore del 4 febbraio), che ritiene poco o nulla percorribile la strada dell'imposizione straordinaria".

Da economista sono angosciato nel vedere per l'ennesima volta che un non-economista parli di economia: l'On. Amato è un insigne costituzionalista, parli di quello. Certamente tutti lo ricordano come Capo del Governo Italiano nel 1992, quando per evitare l'ennesima speculazione internazionale ai danni della Lira, fu artefice di una manovra finanziaria da circa 100.000 miliardi di vecchie Lire (all'epoca fu definita una finanziaria "lacrime e sangue", vedi archivio storico del Corriere della Sera 1 Ottobre 1992 "Finanziaria, il bisturi di Amato"); ma a quanto pare le "cure da cavallo" sono gli unici metodi che l'On. Amato sa proporre.

Tralasciando il fatto che l'imposta patrimoniale corrisponde ad una imposta "più-più-che proporzionale" sui redditi, gli economisti di tutto il mondo si sono impegnati a dichiarare questo tipo di imposizione fiscale ufficialmente da bandire dalla faccia della terra almeno dal periodo della Repubblica di Weimar. Strano dunque, che la proposta più innovativa per risolvere il problema del debito pubblico italiano, sia un qualcosa di anacronistico!

Per ovviare a questa incresciosa mancanza di cultura economica, che finirebbe per rappresentare l'ennesima "mazzata" inutile sulla testa degli italiani, mi sono permesso di avanzare le mie tre proposte per arricchire il dibattito sul tema.
Queste sono riportate qui sotto, tratte da una slide della mia presentazione "Oltre il PIL: ricchi, quindi felici? Un'analisi critica delle statistiche nazionali" (Università della Calabria, 25 Maggio 2010).


Come si può vedere, esistono numerosi modi per ridurre il debito pubblico senza ricorrere alla tradizionale alternativa "più tasse o meno spesa pubblica":
  1. Abolizione dei privilegi statali: risorse pubbliche usate a prezzi fuori mercato determinano una diminuzione del PIL (per esempio, usare l'aereo di Stato come servizio taxi per parenti e amici);
  2. Insistere sulle "determinanti reali" della crescita: per esempio, non più educazione, ma migliore educazione; non salari più elevati, ma maggiore potere d'acquisto, ecc.
  3. Capire il ruolo degli investimenti nello sviluppo economico: non tutti gli investimenti rappresentano di per-se un aumento del PIL, per esempio opere che richiedono perenni costi di ripristino o funzionali, non fanno altro che assorbire di continuo risorse pubbliche; investimenti che sono poco funzionali necessitano di continue iniezioni di capitali; investimenti faraonici finiscono per distogliere risorse reali da attività potenzialmente creatrici di maggior benessere.
E' interessante notare come ancora una volta, non si agisce negli ambiti su cui si potrebbe agire, ma su altri che sono di competenza altrui. 

Breve biografia dell'On. Amato (Fonte Treccani): "(...) Membro del Parlamento per 18 anni (1983-1994 / 2001-2008), prima da socialista e poi nell’Ulivo, è stato Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri (1983-1987), Ministro del Tesoro (1987-1989 / 1999-2000), Ministro per le Riforme Costituzionali (1998-1999), Ministro dell’Interno (2006-2008), vice-presidente del Consiglio (1987-1988) e due volte Presidente del Consiglio (1992-1993 / 2000-2001)".

AGGIORNAMENTI

Lunedi 7 Febbraio 2011: Ho ricevuto in serata la seguente email, in cui mi si chiede un parere proprio su questo argomento. Pubblico sul mio blog LEAF il quesito e la mia risposta.

Domanda: "Buonasera, l'altro giorno ho letto questo articolo segnalato da Oscar Giannino, vorrei un parere (...)":  Chicago Blog, 4/2 "Abbattere il debito senza aumentare le tasse si può".

Risposta:  "Grazie per la fiducia. Non conoscevo l'articolo segnalato, ma proprio oggi ho scritto un articolo in proposito sul mio blog: http://matteoolivieri.blogspot.com/
La posizione presentata sul Chicago Blog (che è un blog ultraliberale) consiste nel ridurre l'indebitamento attraverso il congelamento della spesa pubblica: ovvero, fermare il livello di servizi pubblici ad una soglia predeterminata inferiore alle entrate fiiscali.

Vedi per esempio il seguente passaggio: "Ridurre il deficit di bilancio è facile, almeno finché i politici lasceranno incrementare la spesa generale di un importo minore rispetto al gettito fiscale atteso. E con l’inflazione media prevista per lo stesso periodo pari a circa il 2 per cento, ci troviamo nelle condizioni ideali per un rigore fiscale atteso ormai da tempo. Congelando il tetto massimo della spesa al livello attuale, entro il 2017 il bilancio potrebbe essere praticamente in pareggio. Lo stesso risultato sarebbe possibile entro il 2019 limitando l’aumento della spesa all’1 per cento annuo. E se ammettiamo una crescita della spesa pari al 2 per cento annuo (ossia, tenendo il passo con l’inflazione), il pareggio arriverà nel 2021.
(...) Il concetto chiave da capire è che non è necessario aumentare le tasse. I politici possono far quadrare il bilancio e ridurre il fardello del debito contenendo la crescita della spesa pubblica. Al contrario, l’esperienza europea dimostra che una pressione fiscale eccessiva non rappresenta la panacea per il bilancio fiscale. Aveva ragione Milton Friedman quando, molti anni fa, ammonì che “a lungo andare il governo spenderà tutto quello che il sistema delle imposte sarà in grado di raccogliere più tutto quello che riuscirà ad accaparrarsi”. È per questo che il contenimento delle uscite è l’unico strumento efficace per scongiurare la crisi fiscale e, indubbiamente, è l’unico metodo che consenta la crescita".

Così facendo, si cerca di ottenere una quota maggiore di risparmio nazionale, il che implica anche minori servizi pubblici.
Interessante notare che questa soluzione non differisce di molto nella sostanza dalla c.d. "imposta patrimoniale", proposta in questi giorni dal socialista Giuliano Amato. Infatti, ambedue puntano ad ottenere avanzi di bilancio, ma in modi differenti: l'imposta patrimoniale attraverso la maggiore tassazione (entrate); il congelamento della spesa pubblica attraverso minori spese (uscite).
La mia posizione differisce da quella presentata sul Chicago Blog. Rinvio a questo in caso di curiosità".

Matteo Olivieri
>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

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