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mercoledì 26 gennaio 2011

Quello che la curva dei rendimenti sta cercando di dirci...

Cosenza (Italy), 26 Gennaio 2011

La curva dei rendimenti è un grafico molto noto tra gli economisti, poichè segnala in maniera efficace i rendimenti sui Titoli di Stato di un paese, per differenti scadenze temporali (da 1 mese a 30 anni). L'attuale configurazione della curva dei rendimenti USA (vedi grafico qui sotto) è definita nel gergo "inclinata", poichè mostra un livello piatto per scadenze molto fino ad un anno, e un'impennatta per scadenze superiori.
Un indicatore generalmente utilizzato per valutare il grado di pendenza raggiunta dalla curva è rappresentato dal differenziale dei rendimenti tra titoli a 10 anni e quelli a 2 anni, che proprio in questi giorni è intorno al 2%, fonte Bloomberg).


Interessante poi notare, che dall'inizio del 2011, gli indici azionari del Dow Jones (vedi grafico 1 qui sotto) e dello S&P'500 (vedi grafico 2 qui sotto) segnano una progressiva e costante ripresa...



Cosa significa tutto ciò?
Gli investitori hano la possibilità di concedere prestito al Governo USA a rendimenti molto bassi su brevi scadenze, e investire a rendimenti più elevati sulle lunghe scadenze. Date queste circostanze, non meraviglia che gli investitori stiano ritornando in massa sui mercati azionari e/o obbligazionari, soprattutto considerando le correnti basse aspettative di inflazione.

Quanto ancora durerà questo scenario? Difficile dirlo. Molto dipenderà dal fatto se la FED deciderà di prorogare o meno il programma di QE2, il quale, secondo quanto deliberato, dorebbe concludersi nella seconda metà di quest'anno. Tuttavia già si specula molto sull'argomento: il seguente articolo, per esempio, di Bloomberg 25/1 "Fed Likely to Press On With Asset Purchases Even as Business Lending Rises", riporta come molti investitori si attendano un eventuale prolugamento del programma. Infatti, la ripresa economica sarebbe ancora molto fragile, e inoltre non converrebbe togliere proprio ora il piede dall'acceleratore.

In particolare: "The Federal Reserve will probably push forward with $600 billion in securities purchases even as the biggest jump in business loans in more than two years adds to signs the U.S. economy is gaining strength. Commercial and industrial loans increased at an annual rate of 7.6 percent last month, the largest gain since October 2008, according to Fed data. Total bank credit has risen in three of the past six months as business loans cushioned against declines in real estate and consumer credit".

Insomma, in presenza di una curva dei rendimenti inclinata, gli investitori starebbero mandando un segnale che si attendono una rapida ripresa futura dell'economia. La forma della curva indicherebbe una situazione di graduale uscita dalla recessione e di imminente ripresa dell'economia. Questo processo sarebbe accompagnato da una maggiore richiesta di capitale per finanziare le nuove opportunità offerte dai mercati.

Tuttavia, questo processo di ripresa dell'economia sarà caratterizzato anche da inflazione, per almeno tre motivi:
  1. Gli investitori stanno riempiendo i propri bilanci di titoli di debito a breve termine, sia perchè le attuali condizioni di mercato sono favorevoli, sia per essere più flessibili a variazioni future dei tassi di interesse.
  2. Una volta che la domanda di capitale si sarà equilibrata, i tassi di interesse cominceranno a salire;
  3. In questa situazione, i Titoli di Stato su più lunghe scadenze sono costosi rispetto a quelli a breve scadenza, e pertanto gli investitori probabilmente decideranno di venderli per posizionarsi sulla parte "corta" della curva dei rendimenti: così facendo, il prezzo dei titoli di lunga scadenza diminuirà e ne aumenterà il rendimento. In altre parole, si cercherà di portare indefinitivamente nel futuro la decisione di investire a più lunga scadenza, cioè spostando il rischio (tasso di interesse reale) connesso ai titoli.
Così, la curva dei rendimenti attualmente indicherebbe che gli investitori si attendono sia una crescita economica futura sia una crescita dell'inflazione futura, entrambe in maniera "veloce".

Nel frattempo, un recente sondaggio ha poi rivelato come gli investitori abbiano molta fiducia del Presidente FED Ben Bernanke, ma non delle decisioni di quantitative easing da lui finora adottate (vedi Bloomberg 26/1 "Bernanke Gets 66% Approval From Investors Disapproving of QE2": "Investors love Federal Reserve Chairman Ben S. Bernanke. It’s just his policies they don’t like so much. Sixty-six percent of investors have a favorable view of the 57-year-old former Princeton University economist, compared with 31 percent unfavorable, according to a quarterly global poll of 1,000 Bloomberg customers who are investors, traders or analysts conducted Jan. 21-24. Bernanke is more popular than his European counterpart, Jean-Claude Trichet, and scores higher than all other world political and economic leaders in the poll with the exception of German Chancellor Angela Merkel. Investors don’t have the same positive regard for the Federal Reserve’s actions, particularly the decision in November to inject $600 billion of stimulus into the financial system. A plurality of respondents, 35 percent, say that policy, know as quantitative easing, hasn’t had any significant effect on the economy; another 33 percent say the asset purchases risk a rise in inflation to dangerous levels. Just 27 percent say the plan to buy Treasuries is working as intended to help reduce unemployment and boost growth".

Matteo Olivieri
>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

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