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giovedì 3 marzo 2011

Federalismo municipale: quello che i caimani non dicono...


Cosenza (Italy), 3 Marzo 2011

Già ho espresso il mio giudizio in tema di federalismo all'italiana (vedi "Federalismo all'italiana: "venti" piccoli indiani"), ma oggi ritorno sull'argomento dopo l'approvazione "lampo" ieri in Parlamento, a voto blindato del c.d. "federalismo municipale".


Il principale problema sollevato è che la riforma sia un modo palese per accontentare le richieste "territoriali" della Lega Nord, facendo in modo che il gettito fiscale rimanga quanto più possibile sul territorio che l'ha prodotto, invece che essere destinato a Roma, per poi essere successivamente ripartito tra le singole regioni d'Italia.

Molto si è discusso in merito: gli oppositori sostengono che c'è un'aperta discriminazione tra regioni del Nord che risulteranno avvantaggiate, e regioni del Sud che risulteranno impoverite e, se vorranno rimanere competitive, dovranno aumentare le tasse o ridurre i servizi pubblici; i sostenitori della legge sostengono invece che il carico fiscale complessivo rimarrà inalterato e, pertanto, la riforma consiste semplicemente nel trasferire ai Comuni risorse che finora venivano gestite a livello nazionale.

Fermo restando che se nulla di fatto cambiasse, non si capirebbe perchè c'è bisogno di una riforma costituzionale, attuata peraltro prima cercando di aggirare il parere della Commissione Parlamentare, del voto del Parlamento e del ruolo di garanzia del Capo dello Stato, poi (dopo le proteste popolari!) con un "voto blindato" alla Camera...

A mio avviso non è vero (!) che nulla cambia; in verità cambia, eccome! Ecco alcuni spunti di riflessione:
  1. Contribuzione all'IVA prodotta: la riforma prevede che una parte consistente dell'IVA (ingl.: VAT Tax) rimanga sul territorio che l'ha prodotta. La cosa che potrebbe sembrare innocua, si rivela particolarmente insidiosa per quei beni che vengono prodotti in un posto ma consumati in un altro posto. Così, se una famiglia del Sud manda il proprio figlio a studiare al Nord, i soldi che gli manda mensilmente per vivere, causeranno una "sorta di tassa secondaria occulta" perchè il reddito del Sud diventerà consumo al Nord e quindi, diverrà una maggiore quota IVA di cui beneficeranno i Comuni del Nord. Così facendo, il Nord beneficerà di fatto di reddito prodotto al Sud ma consumato al Nord. Finora il problema era mitigato proprio attraverso una gestione centrale della imposizione fiscale. Se si generalizza il discorso, includendo tutte le forme di "trasferimenti", si vede agevolmente come questo principio di ripartizione del gettito IVA non sia "neutrale" dal punto di vista economico.
  2. Addizionale IRPEF: i Comuni avranno la possibilità di "sbloccare" la quota di compartecipazione all'imposta sui redditi personali oltre la soglia attuale e fino al limite dello 0,4%. Qui la norma è facilmente aggirabile tramite il meccanismo del c.d. "anticipo su addizionale IRPEF" (già presente in alcune regioni, come la Calabria): in pratica, si potrà far pagare in anticipo l'addizionale IRPEF regionale per l'anno successivo. Ma come in un gioco ripetuto, anche l'anno prossimo potrò far pagare l'anticipo per l'anno ancora successivo, e via dicendo. In pratica, non è vero che il carico fiscale rimarrà stabile, ma raddoppierà per via di trucchi che riescono (già oggi) ad aggirare le norme!
  3. "Cedolare secca": è la possibilità di scegliere tra due regimi differenti di imposizione fiscale sui redditi derivanti da affitti (vedi IlSole24Ore 3/3 "Con la «tassa piatta» sugli affitti il premio cresce insieme al reddito": "Dal 1° gennaio, quindi, i canoni incassati dai proprietari privati per locazioni abitative saranno soggette a due aliquote fisse: il 21% per i canoni a mercato libero, che interessano circa l'80% delle case in affitto (escluse le case popolari), e il 19% per quelli a canone concordato, che si concentrano nelle città più grandi e nel loro hinterland. Nessuna novità, invece, per gli alloggi dati in affitto da imprese, che continueranno a pagare l'Ires come accade oggi. La cedolare, che è un'imposta nuova di zecca, sostituisce Irpef, registro e bollo: la scelta è affidata al proprietario: in base al calcolo della convenienza, potrà anche optare per restare nel regime attualmente in vigore. Il calcolo non è difficile, però entrano in scena alcune variabili e, soprattutto, chi sceglie la cedolare non potrà applicare gli adeguamenti annuali indicati dall'Istat per i canoni").
    La questione viene presentata come "neutrale" e soggetta a libera decisione dei proprietari delle case che potranno decidere sulla base di un calcolo di convenienza. In verità non è così, perchè:
    a) Imposta di bollo e di registro sono due imposte giudicate per lo più inutili ed anacronistiche: invece che eliminarle - come da sempre si propone - le si ingloba in una nuova imposta (appunto la "cedolare secca");
    b) Viene meno il c.d. "adeguamento Istat" (ipotizzato al 2%): in pratica finora si calcolava l'imposizione fiscale ipotizzando un incremento dell'inflazione annuale al 2%. Venendo meno questo criterio, i contratti vengono adeguati a sopra l'inflazione reale. Considerando che il livello medio di inflazione italiana nel 2010 è stata sotto il 2% (vedi IlSole24Ore 16/12 "Inflazione in Italia stabile all'1,7% a novembre", è facile intuire come la riforma in questione sia stata fatta ipotizzando un livello dell'inflazione di molto più alto di quello effettivo.
    c) Ai Comuni poveri non rimarrà che aumentare l'inflazione per avere entrate fiscali più alte (p.e. in termini di maggiore gettito IVA): altro che incoraggiare la buona amministrazione, qui si incentiva la rapina dei territori pur di fare cassa!
Quali le conseguenze nel lungo periodo?
  • Aumento dei divari tra Nord e Sud;
  • (Paradossale) Necessità di una mala-gestione per fare cassa;
  • Necessità di maggiori trasferimenti statali di tipo perequativo;
  • Anche il Nord finirà per impoverirsi (p.e. in termini di qualità della vita), perchè - quando si ridurrano i "trasferimenti" dal Sud - si avvertirà una sensibile riduzione della quota di compartecipazione al gettito IVA;
Non si tratta di fare catastrofismi. Chi sa di cosa si sta parlando, non può tacere ma deve mettere in guardia da ciò che ci aspetta. Come diceva Keynes, "nel lungo periodo saremo tutti morti..."

Matteo Olivieri
>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

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