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domenica 10 ottobre 2010

Scommesse sul Nobel per l'Economia 2010



Cosenza (Italy), 10 Ottobre 2010

Domani, lunedi 11 Ottobre è attesa la nomina del Premio Nobel per l’Economia 2010. Un premio che mai come quest’anno attira molta attenzione e curiosità, soprattutto a causa della corrente situazione dell’economia mondiale?
Verrà premiato qualcuno che è stato in grado di anticipare correttamente la crisi che incombeva (Nouriel Roubini, New York University), chi ne ha spiegato l’evoluzione (Robert Shiller, Yale) oppure chi da anni studia i problemi di macroeconomia e integrazione dei mercati?
Nel blog del Prof. Greg Mankiw, conosciutissimo economista della Harvard University, non ci sono dubbi: il favorito è Jagdish Bhagwati, della Columbia University, che con i suoi studi ha apportato nuova luce ai vantaggi di un libero mercato contro i protezionismi. Questa scelta sarebbe quanto mai attuale considerata l’incombenza di “guerre valutarie” e di chiusura dei mercati tramite controlli sui flussi di capitali.

Per una rassegna dei principali contributi del Prof. Jagdish Bhagwati alla teoria economica segnalo, rimango al seguente articolo del 2006: Key Scientific Contributions of Professor Bhagwati.
Da parte mia ho un nominativo alternativo da proporre: Kenneth Rogoff, di Harvard.
Il Prof. Rogoff, che ha asceso fin da giovanissimo tutto il cursus honorum dell’economia statunitense ed internazionale, è un esperto di temi di macroeconomia, banca centrale, tassi di cambio, parità del potere d’acquisto, squilibri globali, problema del debito e ripercussioni sulla finanza internazionale.
Particolarmente rilevanti le ricerche condotte dal Prof. Rogoff sulle principali contraddizioni della moderna macroeconomia.
Domani da Stoccolma avremo la risposta definitiva....
AGGIORNAMENTI: 12 Ottobre 2010
Ecco come il Premio Nobel 2009 Paul Krugman motiva il Premio di quest'anno attribuito agli economisti Diamond, Mortensen e Pissarides. Articolo tratto da IlSole24Ore "Un Nobel a tre piazze per ritrovare il lavoro":

"Il premio Nobel di quest'anno a Diamond, Mortensen e Pissarides è stato conferito per il loro lavoro sui modelli di ricerca della disoccupazione. Di che cosa si tratta? Perché è importante? Vi svelerò un segreto: questo è un ambito che non conosco così bene come dovrei, ma credo di saperne abbastanza da potervene dare qualche accenno.Matteo Olivieri
>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.
Allora, la ricerca dei tre economisti ha come presupposto il fatto che molti mercati - e più di altri il mercato del lavoro - non rientrano nel classico paradigma della domanda e dell'offerta, nel quale i prezzi salgono o cadono così rapidamente da garantire che chiunque voglia vendere trovi qualcuno intenzionato a comperare e viceversa. Al contrario, il mercato del lavoro - come anche quello dell'immobiliare - è un mercato nel quale venditori eterogenei si trovano davanti compratori eterogenei, e occorrono tempo e impegno prima di trovare l'abbinamento più conveniente. Ecco perché il tasso di disoccupazione non è a zero quando si raggiunge l'obiettivo della "piena occupazione". Ecco perché la disoccupazione strutturale è un problema.
Il Nobel di quest'anno è stato assegnato a studiosi che hanno approfondito e compreso le implicazioni di questa analisi, sia a fini empirici, sia a fini politici. Per quanto riguarda le preoccupazioni di questo periodo specifico, quasi certamente il lavoro più interessante è quello di Blanchard e Diamond sulla Curva di Beveridge, che illustra graficamente il rapporto che si crea tra posti di lavoro disponibili e disoccupazione.
Qual è la conclusione della loro ricerca? Da essa emerge che la disoccupazione strutturale è un problema concreto e che il volume della medesima evolve nel tempo. Si evince anche, tuttavia, che i cambiamenti a breve termine in materia di disoccupazione sono sempre più l'esito degli shock d'insieme alla domanda: di fatto, dei cicli economici keynesiani.
Il dibattito in corso di questi tempi verte proprio sul fatto di capire se siamo alle prese con un aumento nella disoccupazione ciclica o strutturale.
Quindi vale sicuramente la pena osservare che siamo in grado di operare questa distinzione: l'economia, in ogni caso, è soggetta a due tipi di shock, aventi effetti alquanto diversi. Le alterazioni nel livello di attività aggregata fanno sì che il tasso col quale si creano i posti di lavoro e il tasso col quale si cancellano vadano in direzioni opposte, mentre i cambiamenti nell'intensità del processo di riallocazione provocano un loro movimento in parallelo.
Che cosa vediamo? Secondo alcuni dati recenti, provenienti dalla Fed di Cleveland, sempre più di frequente abbiamo assistito a un calo simultaneo dei posti di lavoro disponibili e a un aumento della disoccupazione, il che ci fa comprendere che vi è stato uno shock della domanda aggregata. Si tratta di una tendenza che preoccupava molte persone, me incluso. Avremmo però dovuto leggere la ricerca di Blanchard e Diamond in modo più approfondito: i due, infatti, ci spiegano con grande accuratezza perché i cicli economici tendano a produrre spirali antiorarie nel rapporto tra posti di lavoro disponibili e disoccupazione. Pertanto ciò è proprio quanto avremmo dovuto aspettarci.
Si tratta di una ricerca veramente di grande interesse. A proposito: per quanti si occupano di modelli economici, il lavoro di Peter Diamond è assolutamente eccezionale nella sua eleganza. Nessuno sa analizzare le complessità con grazia equiparabile alla sua.
Oggi è un giorno di festa per la teoria economica".
(Traduzione di Anna Bissanti)

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