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giovedì 7 luglio 2011

Finalmente una buona notizia: le banche riprendono il credito (ma non ai privati)


Cosenza (Italy), 7 Luglio 2011

A quanto pare, le banche stanno riprendendo a concedere credito alle imprese. Una buona notizia, non c'è dubbio, dopo mesi e mesi di incubi legati al "credit crunch", cioè la stretta del credito. E' il dato che emerge da una delle recenti rilevazioni di mercato (vedi CNBC 6/7 "Banks Are Finally Lending Again—Just Not to You"), in base alla quale emerge che si sa lentamente ritornando al livello di credito pre-crisi: di questo, circa il 50% è rappresentato dal mercato statunitense.
Il problema è che - al momento - non si sa bene a chi le banche stiano prestando denaro: di certo pare non sia "credito al consumo", ovvero credito dato a privati cittadini per acquistare beni di consumo (TV, Hi-Fi, vacanze, ecc.). Piuttosto pare trattarsi di nuovi investimenti aziendali, anche se rimane ulteriormente da vedere come e quanta parte di questo credito si trasformerà in ricavi di vendita e quote di mercato.
Global corporate loan volume hit $1.64 trillion worldwide in the first half of 2011, a 50 percent jump from a year ago and the highest since more than $2 trillion in the first half of 2007, according to Dealogic. The Americas accounted for more than half of the volume and JPMorgan [JPM 40.56 -0.47 (-1.15%) ] was the leading lender, said the research firm.
A quanto pare, infatti, gran parte del credito concesso serve a rifinanziare debiti precedentemente contratti, o a iniziare processi di fusioni aziendali (c.d. mergers), questi ultimi - in genere - molto frequenti quando la liquidità di mercato è scarsa.
The head of leveraged finance at a major commercial lender, who wished to remain anonymous, said that most of the loan activity in those Dealogic figures is related to companies refinancing debt, initiating buybacks or mergers.
Mi sorge il sospetto che la notizia in questione non sia poi così felice come i media internazionali l'hanno prospettata...

Matteo Olivieri
>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

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