Cosenza (Italy), 23 Ottobre 2010
Obbligare i paesi con forti surplus nella bilancia commerciale (cioè, con forti esportazioni. In primis Germania e Cina), a ridurre il loro vantaggio, attraverso l'imposizione di "target numerici" (leggi: "quote") sulle bilance dei pagamenti: questa è la prospettiva che emerge dalla lettera inviata dal Segretario del tesoro USA Geithner ai suoi colleghi Ministri delle Finanze del G20 riuniti a Seoul.
E' l'agenzia Reuters a darne notizia nel suo articolo di venerdi 22 Ottobre "G20 Shouldn't Use Currencies for Trade Gains: Geithner". Sembra una proposta incredibile, tanto è anacronistica, eppure è talmente vero che non posso che riportare i passaggi essenziali: "The United States struggled on Friday to win backing for its proposal of setting numerical targets for external imbalances as a way of pressing surplus countries such as China to let their exchange rates rise. In a letter to fellow finance ministers of the Group of 20 leading economies, U.S. Treasury Secretary Timothy Geithner said countries should implement policies to reduce their current account imbalances below a specified share of national output. Diplomats said the Treasury chief was proposing to limit surpluses and deficits on the current account — the broadest measure of trade in goods and services — to 4 percent of gross domestic product".
Avevo già avvertito in miei post precedenti di questo pericolo di innalzamento di controllo sui movimenti di capitali, derivazione logica del cosiddetto modello di analisi economica conosciuto come "impossible trinity", una generalizzazione del modello IS-LM che include la bilancia dei pagamenti. Tuttavia, mai avrei potuto immaginare che una evenienza simile potesse mai diventare oggetto di una proposta diplomatica.
Tra l'altro, l'introduzione di controlli sui movimenti di capitali rende di fatto non più indipendente la politica monetaria, per cui le Bance Centrali diventerebbero di fatto delle semplici agenzie dei vari Ministeri del Tesoro. Un bel passo indietro di decenni verso una nuova versione di "gold standard", dopo anni e anni di politica monetaria indipendente e tassi di cambio flessibili e determinati dai mercati.
Risulta ancor più profetico il mio articolo del 2005 "The Bug in the European Monetary Architecture: Can a Collapse Still Be Avoided?", in cui per la prima volta mettevo in guardia da questa possibilità...quello che solo 5 anni fa sembrava per molti una eventualità impossibile, a me appariva già un piccolo foro che avrebbe finito per affondare l'intera nave.
Si può costruire il famoso "Washington Consensus" sulla base di posizioni ideologiche ed anacronistiche, con il Dollaro ancora destinato a svolgere la funzione di moneta-ancora che determina i livelli di inflazione e crescita mondiale? Io auspico di no....
Fortunatamente la posizione USA non è stata accettata e la diplomazia internazionale si è invece espressa in direzione esattamente opposta, con minori manipolazioni dei cambi e più libero mercato (vedi Bloomberg 23/10/2010 "G-20 to Avoid Competitive Currency Devaluations (Update1)": "Group of 20 finance chiefs pledged to avoid weakening their currencies to boost exports and to let markets increasingly set foreign exchange values to defuse trade tensions before they hurt the world economy. The G-20 agreed to “move towards more market determined exchange rate systems that reflect underlying economic fundamentals and refrain from competitive devaluation of currencies,” its finance ministers and central bankers said after talks today in Gyeongju, South Korea. They called the global economic recovery “fragile and uneven.").
Nel frattempo la Germania accusa gli USA di manipolare indirettamente i cambi attraverso la continua immissione di liquidità in cambio di acquisto di titoli obbligazionari (vedi Reuters 23/10/2010: "Germany Accuses US of Indirectly Manipulating Dollar": "German Economy Minister Rainer Bruederle on Saturday took issue with what he called a U.S. policy of increasing liquidity, saying it indirectly manipulated exchange rates".
Che figura...per mesi la diplomazia economica internazionale ci voleva convincere che esistessero "speculatori" pronti come branchi di lupi famelici ad attentare contro le finanze degli Stati. Ora, finalmente, si scopre che il Re è nudo: sono le politiche degli Stati le cause e gli effetti di questa crisi economica!
Matteo Olivieri
Le informazioni qui contenute non (!) costituiscon osollecitazioni ad investire.
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