Cosenza (Italy), 27 Luglio 2010
In un bell'articolo del Frankfurter Allgemeine Zeitung di oggi 27 Luglio, intitolato "Rentenmärkte, Nicht nur Schwellenländer erhöhen ihre Leitzinsen"), vengono affrontati tutta una serie di temi in linea con gli argomenti da me trattati finora su questo blog. Li riassumo per brevità:
- I tassi di interesse a livello mondiale divergono sempre più gli uni dagli altri;
- Mentre nelle economia avanzate (USA, Europa, Giappone) i tassi di interesse sono prossimi allo zero, e - a detta di molti analisti - non dovrebbero aumentare fino alla fine del prossimo anno, nei paesi in via di sviluppo e in quelli ricchi di materie prima, i tassi di interesse hanno cominciato a risalire già da tempo;
- Le motivazioni dell'aumento die tassi di interesse sono addebitabili alla maggiore crescita economica, e ai connessi maggiori rischi di inflazione;
- Le differenze nei tassi di interesse sono un invito ai c.d. "carry trades", ovvero ci si indebita nei paesi a bassi tassi di interesse (p.e. Giappone) e si investe nei paesi con alti tassi di interesse;
- I "carry trades" comportano un apprezzamento delle valute a maggior tasso di interesse;
- Se l'apprezzamento della valuta è tale da pregiudicare le esportazioni di questi paesi, le autorità decidono di introdurre controlli sui movimenti di capitale (cosa già fatta finora!).
I mezzi tipicamente usati sono l'aumento dei tassi di interesse interni e i controlli sui movimenti di capitali.
Cosa comporterà tutto ciò? Per avere una risposta, occorre dare uno sguardo allo schema che gli economisti chiamano "impossible trinity", riportato di seguito:
Il grafico dice che poste due condizioni, la terza è derivabile conseguentemente. Così per esempio (vedi nel grafico il triangolo in basso a destra), in caso di perfetta mobilità dei capitali ("capital mobility") e di politica monetaria indipendente ("autonomous monetary policy"), la logica consegueza sarebbe l'avere tassi di cambio flessibili ("flexible exchange rates").
In uno scenario che passa sempre più da perfetta mobilità dei capitali a controlli sui movimenti di capitale, e da politica monetaria indipendente a limitata autonomia delle banche centrali, la logica conclusione da attendersi è un progressivo passaggio da tassi di cambio flessibili a tassi di cambio fissi!
Delle due l'una: o questi divari si accentuano, e allora per salvare il sistema finanziario internazionale occorrerà passare da un tasso di cambio flessibile ad uno fisso (col Dollaro USA, come da me sostenuto ?!), oppure i paesi avanzati dovranno progressivamente aumentare i propri tassi di interesse, prima di quanto generalmente ritenuto....
In tutti e due i casi ci sarebbero degli "effetti collaterali":
- In caso di tasso di cambio fisso, si terrebbe sotto controllo l'inflazione, ma a spese di un sistema finanziario globale più rigido e basato su un bene-àncora (Dollaro, oro, ?!), la cui domanda crescerebbe enormemente;
- In caso di aumento dei tassi di interesse nelle economie avanzate, questo provocherebbe un aumento ancora maggiore nelle economie emergenti, per cui queste ultime si troverebbero a pagare in tassi di interesse una somma ben maggiore alle possibilità di crescita delle loro economie. In altre parole, le economie avanzate esporterebbero inflazione verso le economie emergenti, se le prime dovessero decidere di aumentare i tassi di interesse.
Quale che sia scenario più probabile, è chiaro che in questo momento ognuno vuole evitare inflazione e, soprattutto, inflazione importata da altri....tuttavia, qualcuno alla fine dovrà pur pagare i costi del debito. Come uscire dal guado? Si è finiti in questa situazione sostenendo per anni che l'ammontare di investimenti diretti esteri (c.d. FDI) e l'ammontare di riserve valutari determinassero la "forza" di un'economia...così facendo si è diviso il mondo in "creditori netti" e in "debitori netti" del resto del mondo, dimenticando che la forza di un'economia deriva dalla sua integrazione (cioè, dalla capacità di procedere tutti allo stesso passo!), non mettendo gli uni contro gli altri. E' chiaro che una soluzione a questa crisi finanziaria mondiale non può non (!) passare per una rivisitazione di questo paradigma!
Matteo Olivieri
>> Le informazioni qui contenute non (!) rappresentano sollecitazioni ad investire!
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