Cosenza (Italy), 30 Luglio 2010
Da qualsiasi fonte si traggano le informazioni, non si fa a meno di leggere che i tassi di interesse nelle economie avanzate saranno bassi ancora per lungo tempo. Nel mio ultimo post segnalavo un articolo FAZ secondo il quale un eventuale innalzamento dei tassi di interesse non avverrebbe prima della fine del prossimo anno.
A dire la verità, sarebbero numerosi gli elementi per concordare con questa diffusa opinione: bassa crescita economica, previsioni ancor meno rosee per il futuro, generale fragilità del sistema bancario, scarsa liquidità sui mercati, ecc.
Tuttaia, alcuni segnali discordanti meritano la nostra attenzione: i Governi hanno utilizzato grandi risorse di denaro (sia riserve accumulate che attraverso indebitamento) per cercare di salvare l'economia mondiale, le Banche Centrali hanno attuato pacchetti di stimolo ma alcune (vedi la Banca Centrale Svizzera) ha ora i conti in rosso. Soprattutto, alcune banche centrali "periferiche" hanno cominciato ad aumentare gradualmente i tassi di interesse (negli ultimi mesi per esempio Australia, India, Canada), e ciò sta avendo senz'altro ripercussioni sui mercati valutari.
Ma fra Banca Centrale Europea e Federal Reserve, chi farà la prima mossa?
Se guardiamo ai dati relativi ai tassi di interessi a 1-3-6 mesi e ai corrispettivi dati sui tassi di cambio a pronti e a termine in Europa e USA, notiamo che:
- L'Euro è quotato con un leggero deprezzamento (!) rispetto al Dollaro USA;
- La differenza tra tassi di interessi tra Europa e USA tende a rimanere positiva in Europa rispetto agli USA, anzi tende leggermente ad aumentare;
- I tassi di interesse sia in Europa che negli USA rimangono ancora sotto i livelli dei tassi di rifinanziamento principale, anche se il margine diminuisce.
- L'Europa continuerà ad importare capitali dagli Stati Uniti, il che sarà a sua volta causa di una tendenziale maggiore inflazione. Come conseguenza di ciò, i tassi di interesse nominali europei dovrebbero rimanere sostanzialmente bassi;
- In Europa, considerato l'attuale tasso di cambio Euro/Dollaro (ca. 1,30USD), questo processo di rifinanziamento dagli USA riguarda scadenze fino a ca. 4 mesi. Oltre tale scadenza, i mercati finanziari (essenzialmente le banche, assicurazioni e altri intermediari finanziari) non avrebbero alcun vantaggio!
- Il sistema bancario USA dovesse avere ammanchi inattesi di liquidità (p.e. fallimenti bancari, mancata restituzione del debito, nuovo aggravamento della situazione sul mercato immobiliare)
- L'economia USA ritardasse l'uscita dalla crisi (p.e. previsioni economiche errate, perdurante stagnazione economica);
Se così non fosse, assisteremmo di fatto ad un continuo deprezzamento del capitale (patrimonio netto), con presumibili ripetute necessità di ricapitalizzare i bilanci degli intermediari finanziari.
Fino a quando potrà durare tutto ciò?...Ovviamente, la più stringente regolamentazione di cui si discute in queste settimane (c.d. Basilea III) potrebbe aggravare ancor di più le cose, poichè gli intermediari finaziari sarebbero costretti sempre più a ricapitalizzare i bilanci oppure a restringere il credito.
Matteo Olivieri
>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire
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