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domenica 11 settembre 2011

La retorica prussiana all'interno della BCE?

La decisione di Jürgen Stark, membro della Banca Centrale Europea con delega di Capo Economista, di rassegnare le dimissioni giorno 9 Settembre (leggi qui), ha conseguenze che vanno ben al di là di quanto comunemente si immagina.
In Germania è infatti già cominciata la retorica "dei muscoli", vale a dire l'insinuare che con il ritiro di Stark, la BCE ha perso di autorevolezza. E' vero, i tedeschi hanno sempre considerato la BCE figlia della "filosofia della stabilità", che ha fatto della lotta all'inflazione la caratteristica per decenni la Deutsche Bundesbank, la Banca Centrale tedesca, e sapere ora che la BCE decide a maggioranza di acquistare i titoli di Stato dei paesi europei con difficoltà di bilancio, fa storcere il naso a più di una persona anche (!) fuori dalla Germania.
Ma qui si va oltre: si usa questa circostanza per sostenere - ancora una volta - che l'Europa è divisa in due partiti: quelli della lotta all'inflazione (di cui fanno parte Germania, Austria, Olanda e Francia), e quelli della finanza allegra (di cui fanon parte tutti gli altri). Per questo motivo, una minore presenza della Germania nella BCE equivarrebbe ad una delegittimazione del suo operato!
Per averne conferma rimando all'articolo CNBC 9/9 "Key ECB Policymaker Leaves, Rattling Nervous Markets", in cui il Governatore della Banca Centrale austriaca ha subito precisato che saranno adesso loro i garanti della lotta all'inflazione.
Austrian ECB policymaker Ewald Nowotny said on Friday that his country shared Stark's commitment to combatting inflation and that the resignation would not change the ECB's mandate. 
Nowotny, Austria' National Bank Governor and an ECB Governing Council member, called Stark a champion of price stability, "a stance that the Austrian National Bank always represents as well in the Eurosystem." 
German politicians immediately leapt on news of Stark's resignation to press for a change of direction at the ECB. 
"His departure is a dramatic alarm signal which shows the ECB must correct its course," said Kurt Lauk, president of the economic council of Chancellor Angela Merkel's Christian Democrats.
La conclusione dei politici e della stampa tedesca è chiara: all'interno della BCE c'è un problema, e la Germania ne prende le distanze. Io non la penso affatto così, ed il mio ragionamento si articola su tre punti.
  • Pur essendo legittimo il dissenso sul programma di acquisto di titoli di Stato "deboli", la Germania dimostra di non aver compreso nè il senso dell'Europa (che non è dato dalla somma di tanti Stati ma il tentativo di creare qualcosa da gestire insieme) nè i fondamenti della democrazia, poichè quando c'è un dissenso si discute, non si chiude la porta. Su questo aspetto apprezzo molto l'articolo CNBC che si trova sulle mie stesse posizioni.
Their departures leave the ECB without some of its most experienced policymakers while the euro zone crisis shows no sign of abating. Stark's resignation shows the extent of the policy rift at the bank, and the heightened emotions of its policymakers.
"If you're a central banker and you're frustrated with the direction of the bank, you give speeches, you lay out a different view," said David Mackie, economist at J.P. Morgan. "We knew Stark was uncomfortable but he wasn't expressing it in a vocal way," he added. "If you think the central bank is going down the wrong path why not stay there and make your views public, why not try to influence the institution internally."
  • Se proprio si deve parlare di problema, questo è all'interno della politica tedesca: basti pensare che il Ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble si è affrettato a proporre il suo sottosegretario Joerg Asmussen a ruolo di Capo Economista della BCE. Come dire, il posto di Capo Economista spetta di diritto alla Germania...Inoltre, con il dovuto rispetto, Asmussen (vedi la sua biografia qui) è un politico di professione, ha un curriculum modesto rispetto al ruolo che andrebbe a ricoprire, e non proviene neppure dalla Deutsche Bundesbank, come normalmente ci si attenderebbe per incarichi così importanti. Questo è un affronto non solo per la BCE, ma anche per la stessa Deutsche Bundesbank, che viene di fatto superata da una decisione politica.
  • Gli italiani attualmente alla BCE sono molto più qualificati del candidato tedesco, come nel caso di Lorenzo Bini Smaghi (vedi il suo curriculum qui), ma per ragioni politiche sarà costretto a lasciare il proprio incarico entro l'anno (sarebbero tre gli italiani nel consiglio direttivo della BCE, una percentuale giudicata eccessiva dalla politica internazionale).
In conclusione, io penso che il problema sia ancora una volta tutto di natura politica, mentre l'economia come professione venga ancora una volta messa sotto i piedi in nome della "ragion di Stato".

Matteo Olivieri
>> Le informazioni qui contenute non (!) costituiscono sollecitazioni ad investire.

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